La settimana delle Borse: la luce in fondo al tunnel

La settimana dei mercati
La settimana dei mercati
A dare ottimismo ai mercati ci sono stati, in prima battuta, i dati che dimostrano che il carovita sembra cominciare ad allentare la sua presa. La crescita annuale dell’inflazione a ottobre nella zona euro è risultata in forte rallentamento rispetto allo stesso valore registrato a settembre, mentre negli Usa i dati sull’inflazione sono risultati inferiori alle attese di mercato. Complici questi dati il mercato si è fatto ancora più convinto che la stagione dei rialzi dei tassi d’interesse sia terminata e, anzi, comincia a interrogarsi su quando ci saranno i primi tagli dei tassi.
A questo vanno aggiunti alcuni dati rassicuranti sull’andamento economico: dai buoni dati sui livelli occupazionali nella zona euro, alla crescita superiore alle attese delle vendite al dettaglio e della produzione industriale in Cina. Insomma, restano dei motivi di inquietudine – le stime sulla crescita economica della zona euro sono state limate al ribasso e il tracollo dei prezzi degli immobili in Cina ricorda che le difficoltà del settore non sono state superate – ma il mercato in settimana è sembrato cominciare a credere che l’economia globale possa essere riuscita a resistere senza troppi danni al ciclo di “stretta monetaria” praticato dalle Banche centrali.
Noi siamo ottimisti soprattutto sugli Usa, che trovano ampio spazio nelle nostre strategie d’investimento (vedi qui).
Ecco l’andamento della settimana per le Borse consigliate (prima in valuta locale e poi in euro)
Australia: +1%; +1,4%
Canada: +2,9%; +1,6%
Cina: +0,6%; -1,4%
Corea: +2,5%; +2%
Giappone: +3,1%; +2,4%
Indonesia: +2,2%; +1,5%
Messico: +2,8%; +4,1%
Regno Unito: +2%; +1,9%
Stati Uniti: +2,2%; +0,2%
Svizzera: +1,7%; +1,6%
La speranza che il ciclo dei rialzi dei tassi d’interesse sia terminato, unita a quella di una tenuta dell’economia, ha favorito le utility, ovvero le società che portano luce, gas e acqua a famiglie e imprese – in media sono società con livelli elevati di indebitamento. In particolare, le azioni europee del settore hanno mediamente chiuso la settimana con un rialzo del 5,1%. Rialzo lievemente inferiore alla media (+3%) per le azioni Edp (4,28 euro; Isin PTEDP0AM0009) nonostante il gruppo abbia pubblicato per i primi nove mesi dell’anno una crescita degli utili di poco superiore all’80% e migliore delle nostre attese. Le energie rinnovabili e le reti elettriche restano le due grandi scommesse di EDP, che nel frattempo continua i disinvestimenti nelle centrali a carbone in Spagna. Alziamo le stime sugli utili per azione del 2023 (a 0,30 euro) e restiamo prudenti per il 2024 (utile per azione stabile a 0,30 euro), ma a questi prezzi il titolo vale ancora un acquisto.
Si salvano le azioni delle compagnie petrolifere, salite mediamente dell’1% in settimana nonostante il calo del prezzo greggio che ha perso in una quindicina di giorni quasi l’11% del suo valore (riferimento alla qualità brent). Limitati, al più, a mantenere gli investimenti che già hai sul settore petrolifero.
Il settore tecnologico tende a beneficiare della speranza di una politica monetaria morbida e il listino Nasdaq (che ha tanti titoli del settore) ha chiuso la settimana con un progresso del 2,4%. A frenare un po’ la corsa del settore c’è stato il -9,2% fatto registrare dalle azioni Cisco Systems (47,76 Usd; Isin US17275R1023) nonostante il gruppo abbia pubblicato per il 1° trimestre dell’anno fiscale 2023/24 (termina a fine luglio) dei risultati record e superiori alle aspettative, con un utile per azione in crescita del 29% (su base comparabile). A spaventare sono state le prospettive per i prossimi mesi: il gruppo osserva, infatti, un rallentamento della domanda per le sue attrezzature per reti informatiche e non prevede un ritorno alla crescita degli ordini prima della seconda metà del 2023/24. Per l’anno prevede un calo del fatturato del 5% (e non più una crescita dell’1%) e un utile per azione (su base comparabile) stabile (e non più in crescita del 4%). Anche noi abbiamo limato le stime, ma se hai le azioni puoi mantenerle.
Dopo la scivolata d’ottobre, continua il recupero delle azioni Melexis (81,8 euro; Isin BE0165385973), che in settimana hanno guadagnato il 10,8%. Il gruppo belga si occupa di realizzare sensori per auto (ma si sta ampliando anche in altri segmenti) e non può che risentire positivamente dell’ottimismo sulla tenuta della crescita economica: valgono ancora un acquisto.
Le azioni del settore bancario non hanno risentito delle prospettive di una fine della “stretta monetaria”: quelle Usa sono salite, mediamente, del 6,5%, quelle europee del 5,1%. Da segnalare il +13,7% di Monte Paschi (3,05 euro; Isin IT0005508921), grazie alla promozione arrivata dall’agenzia di rating Fitch che ha migliorato il giudizio di affidabilità sul gruppo – a mercati chiusi, è arrivato il giudizio non negativo sulle banche e su tutta l’Italia da parte di Moody’s. Come abbiamo già detto su queste pagine (vedi n° 1533) le cose per il gruppo senese stanno effettivamente migliorando, ma restano ancora delle incognite: per esempio, gli altri gruppi bancari italiani sembrano continuare a rifiutare la proposta di “maritarsi” con la banca toscana e questo potrebbe portare il Tesoro a dover vendere sul mercato le proprie quote con un grande “sconto” rispetto ai prezzi attuali di mercato (generando dunque tensioni al ribasso sui prezzi del titolo). Ti consigliamo di vendere le azioni Mps.
Più in generale, nel settore finanziario, da segnalare anche il +5,7% di Aegon (4,96 euro; Isin BMG0112X1056): dopo un primo semestre deludente, gli indicatori pubblicati dall’assicuratore olandese per il 3° trimestre sono rassicuranti. Secondo i vertici, l’attività resta ben orientata sia negli Usa, sia in Brasile. Il piano di acquisto di azioni proprie annunciato a luglio è stato completato al 45% a metà novembre e si punta a un dividendo annuo di 0,4 euro per azione nel 2025. Mantieni.
Nel settore finanziario, rialzo limitato all’1,4% per Zurich Insurance (437 franchi svizzeri; Isin CH0011075394): gli indicatori dei primi nove mesi sono positivi, ma in linea con le attese. Il gruppo ha acquisito tre broker per rafforzarsi negli Usa e punta a ricompensare gli azionisti anche tramite ulteriori acquisti di azioni proprie. Il titolo è correttamente valutato: se lo hai, mantienilo.
@Andrea Anche se compri azioni estere, della fiscalità si occuperà la tua banca (se scegli il regime amministrato). Sui dividendi di tali azioni la banca ti farà pagare una doppia tassazione: la prima sulla base dell’aliquota del Paese dove ha sede la società che paga il dividendo, la seconda, sulla parte restante, pari al 26% attualmente previsto dal Fisco italiano.
@Cristiana Anche se compri un’azione francese, tedesca… sulla Borsa di Milano pagherai la doppia tassazione sui dividendi. Inoltre, gli scambi sul nostro listino potrebbero essere più risicati rispetto a quelli sui rispettivi listini nazionali. Comprare azioni estere sul proprio listino domestico (per esempio, francesi a Parigi) è la scelta migliore.
@Milo Il rapporto tra prezzo di Borsa e utili di una società è uno degli indicatori con cui si può valutare la convenienza di un titolo. Per calcolare l’indice devi stimare gli utili futuri e poi confrontare l’indicatore sia con quelli di società simili, sia con lo storico dell’indicatore per l’azione in questione. Non può essere l’unico strumento di valutazione azionaria.
Variazioni su prezzi settimanali al 17 novembre 2023
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