Far soldi gestendo un ristorante

Analisi
Analisi
Il settore della ristorazione (pub e bar inclusi) ha affrontato molte sfide: dalle chiusure per la pandemia al rialzo dei costi delle materie prime. Ciò nonostante, pur con notevoli alti e bassi, è riuscito a resistere anche in Borsa: dall’inizio del 2020 un investimento sul settore ha reso, in media, in euro e dividendi inclusi, circa il 36%, valore non troppo distante dal +40% medio registrato dalle Borse mondiali. Sembra una corsa eccessiva, alla luce dei rischi e delle prospettive: nel complesso, il mercato valorizza circa 23 volte gli utili che dovrebbero fare i ristoratori nei prossimi 12 mesi, rispetto alle 16 volte con cui vengono valorizzati, mediamente, gli utili attesi delle azioni mondiali. E questo, nonostante i ristoratori abbiano una situazione debitoria in genere meno rosea di quella media delle altre società quotate e, di conseguenza, offrano dividendi meno generosi (in media l’1,8%annuo lordo rispetto a una media del 2,2%). Insomma, ci sembra che le prospettive generali della ristorazione in Borsa siano già ampiamente scontate e che il settore nel complesso continui a non valere un investimento.
Gli indicatori di convenienza di cui ti parliamo sono chiamati in finanza “multipli”: per esempio, il rapporto tra prezzo di Borsa e utili attesi va considerato come una sorta di prezzo al chilo – se non ci sono “bachi”, più è basso, più le azioni sono convenienti. I “multipli” sono uno dei pilastri (ma non il solo) della nostra tecnica di valutazione azionaria (vedi www.altroconsumo.it/investi/fiscale-e-legale/metodologia).
Bloomin’ brands
Circa un anno fa (vedi n° 1497) avevamo individuato l’opportunità di scommettere su Bloomin’ Brands (26,2 Usd; Isin US0942351083), catena americana famosa, soprattutto, per i ristoranti di carne Outback Steakhouse. In Borsa il risultato è stato accettabile: le azioni, in euro e dividendi inclusi, han guadagnato il 9,6% contro un progresso medio del 7% delle altre azioni del settore della ristorazione e del 12,3% delle Borse mondiali. Il gruppo ha registrato nei primi tre trimestri 2023 (ultimi dati disponibili) un aumento dei ricavi complessivi del 4,7%, dell’utile industriale di quasi il 9% e un utile per azione di 2,3 Usd contro gli 0,49 Usd dello stesso periodo del 2022 (che però era gravato da poste straordinarie). L’ingresso nel capitale (circa il 10% delle azioni) di un fondo d’investimento che in passato aveva fatto buoni affari proprio con le catene di ristorazione ha dato un po’ di pepe al titolo. Ci sono, però, anche degli aspetti che ci convincono meno: i dati del terzo trimestre non sono stati brillanti. La crescita dei ricavi è stata limitata a poco più del 2% e, in particolare, negli Usa (il mercato prevalente) c’è stata persino una contrazione dello 0,5%, tanto che il gruppo è stato costretto a rivedere un po’ al ribasso le previsioni per il 2023. La sensazione, guardando i tassi di crescita di altre catene concorrenti, è che i marchi di Bloomin’ Brands abbiano bisogno di un rilancio: con la spinta del nuovo azionista, ce la farà? È probabile che il gruppo non registri una crescita dei propri utili nei prossimi due anni (rispetto al 2023): per questo, anche se il titolo ha indicatori di convenienza migliori di quelli medi del settore, non ci sembra il caso di puntare su queste azioni ora. Se le hai, limitati a mantenerle.
La Bloomin’ Brands ha poco più di 1.400 ristoranti. Lo stile è prevalentemente “familiare”, ma non mancano anche insegne più ricercate. A fare la parte del leone nel bilancio sono gli Stati Uniti, ma interessante è lo sviluppo in Brasile, dove il marchio Outback Steakhouse ha visto una crescita dei ricavi di circa il 4% annuo nel corso del terzo trimestre 2023.
Il nuovo fondo azionista non ha presentato, ancora, un piano preciso e dettagliato per il rilancio del gruppo (le indicazioni sono per ora troppo generiche).
Marston’s
Andamento negativo, invece, per le azioni Marston’s (32,5 pence; Isin GB00B1JQDM80), gestore di pub nel Regno Unito: dalla nostra analisi di circa un anno fa (vedi n° 1497) hanno perso il 23,1% in euro e dividendi inclusi. Il dato è sorprendente se si pensa che il gruppo non solo ha chiuso l’anno fiscale 2022/23 (termina a settembre) con un progresso dei ricavi di circa il 10% (a perimetro aziendale comparabile) e un progresso dell’utile industriale legato alla gestione dei pub dell’8% (gestendo bene i prezzi elevati delle materie prime) ma che sembra anche continuare ad attirare l’interesse della clientela – nelle giornate festive natalizie ha di nuovo sfiorato una crescita del 10% delle vendite rispetto a quelle già eccellenti dell’anno precedente. Ma allora perché le azioni sono state penalizzate? Primo: il gruppo è molto indebitato e ha dovuto registrare una serie di poste straordinarie, proprio legate alle attività finanziarie, che hanno portato in rosso il risultato del 2022/23. Secondo: le difficoltà del settore immobiliare innescate dai tassi d’interesse elevati – il gruppo rischia di vedere il valore di mercato dei pub di proprietà eroso (e quindi di incassare di meno dalla vendita – ha in essere un piano di cessioni). La penalizzazione, però, ci sembra eccessiva: i tassi già da quest’anno dovrebbero iniziare a scendere, i consumi, nonostante le difficoltà dell’economia, sembrano continuare a reggere e la generazione di cassa, grazie ai minori costi delle materie prime, dovrebbe aiutare la riduzione del debito. Alla luce di alcuni buoni indicatori di convenienza, secondo noi si può scommettere sul fatto che i tre fattori appena menzionati si realizzino, aiutando così la ripresa del titolo. È una scommessa rischiosa: se sei un investitore prudente non comprarlo.
A pesare sull’andamento delle azioni Marston’s anche un nuovo avvicendamento alla guida del gruppo, solo dopo un paio d’anni circa dal precedente. I nuovi vertici, però, hanno esperienza nel settore e meritano fiducia.
Nell’analisi di circa un anno fa (vedi n° 1497) non avevamo suggerito di acquistare le azioni Marston’s: lo avevamo, però, fatto in precedenza in due occasioni, a novembre e dicembre 2022 (vedi n° 1486 e 1491). Il risultato, da allora, è in entrambi i casi di -11,4% dividendi inclusi e in euro.
Le azioni Marston’s si comprano sulla Borsa di Londra.
A cena in Borsa
Dalla nostra ultima analisi di circa un anno fa, le azioni del settore della ristorazione (grassetto; base 100) hanno archiviato mediamente un risultato positivo. Le azioni Bloomin’ Brands (linea sottile) hanno ottenuto all’incirca lo stesso risultato, ma con una volatilità decisamente maggiore (è un fattore di rischio). Le azioni Marston’s (linea intermedia) sono andate decisamente peggio rispetto al settore: si tratta di una penalizzazione che appare, al momento, eccessiva.
I dati riportati nel grafico sono in euro e a dividendi inclusi. Sono forniti, come tutti quelli utilizzati anche nel resto dell’analisi, da Refinitiv Datastream.
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