Musica in Borsa

Grafico
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La Universal Music (25,21 euro; Isin NL0015000IY2) è una delle più grandi case discografiche al mondo e le sue azioni viaggiano sui massimi degli ultimi due anni. I risultati mostrano quanto il mondo uscito dalla pandemia abbia voglia di musica, sia da ascoltare tramite le piattaforme di streaming, sia da vivere partecipando a un concerto: nel corso dei primi nove mesi del 2023 (ultimi dati disponibili) il gruppo ha registrato ricavi del 6,8% superiori rispetto allo stesso periodo del 2022 (quasi +10% a cambi costanti) e già superiori a quelli registrati nei 12 mesi del 2019 e del 2020. In particolare, nel terzo trimestre, da segnalare la crescita del 13% (a cambi costanti) dei ricavi da abbonamenti a servizi di streaming (quasi il 40% dei ricavi totali), ma anche la rinnovata passione per i vinili e i cd (+20% la crescita delle vendite di musica su supporti “fisici”) e per tutto il cosiddetto merchandising (magliette, gadget…) legato ai concerti degli artisti del gruppo (+27,5%).
Il costo medio del biglietto per gli ultimi concerti negli Usa di Taylor Swift si è attestato sui 250 dollari (recenti stime Bloomberg). Un valore rilevante, tanto che la stessa divisione di Philadelphia della Banca centrale Usa aveva rilevato come proprio i concerti di Taylor Swift nella metropoli avessero avuto un impatto significativo sull’economia e sul turismo.
Opportunità e rischi
Tre i fattori di successo del gruppo. Primo: Universal ha tra i propri artisti delle punte di diamante, come proprio Taylor Swift che dovrebbe continuare a garantire introiti ancora per parecchi mesi (vedi la tournée prevista in Europa in primavera). Secondo: il gruppo ha diversi artisti a livello mondiale, fatto che garantisce la soddisfazione di pubblici variegati. Terzo: ha già stretto un accordo con la piattaforma Deezer per valorizzare meglio il lavoro dei propri artisti – fatto che potrebbe attirare ancora più talenti tra le braccia del gruppo. Permangono, dunque, delle buone prospettive di crescita, ma ci sembrano già valorizzate dai prezzi attuali del titolo – diversi indicatori di convenienza risultano superiori rispetto a quelli medi delle azioni mondiali e delle altre azioni del settore dell’intrattenimento. Inoltre, non mancano i rischi: dalla perdita di profitti legati alle creazioni musicali con l’intelligenza artificiale, all’affacciarsi di nuovi attori sul mercato (vedi la nascita di TikTok Music, piattaforma di streaming dell’omonimo social network, che però ha anche organizzato sul finire del 2023 il suo primo vero concerto e sta cercando di “reclutare” nuovi artisti), fino alla tenuta delle spese dei consumatori per attività voluttuarie come quelle dei concerti. Per tutte queste ragioni, crediamo che possa essere il caso di portarsi a casa i guadagni fatti con l’investimento sulle azioni Universal Music: oscillano tra il 29% (per chi ha comprato a maggio del 2022, vedi n° 1463) e il 34% (per chi ha comprato a maggio 2023, vedi n° 1512) – i dati riportati tengono conto dei dividendi (modesti) pagati dalla società.
TikTok Music è stata lanciata ufficialmente nell’autunno scorso solo in alcuni Paesi – e in alcuni di questi non erano ancora fruibili gli artisti del gruppo Universal. La competizione nel settore è dura e rischia di pesare sui margini di guadagno della società.
Il risultato dell’investimento sulle azioni Universal è nettamente migliore di quello medio sulle azioni mondiali, che hanno fatto +10% dal maggio 2022 e +7,6% dal maggio 2023 – dati in euro e dividendi inclusi.
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