Prezzo dell’uranio senza freni

In questi primi giorni del 2024 il prezzo dell’uranio si è impennato di circa il 16% e ora viaggia sui massimi degli ultimi 16 anni.
In questi primi giorni del 2024 il prezzo dell’uranio si è impennato di circa il 16% e ora viaggia sui massimi degli ultimi 16 anni.
Stando alle ultime rilevazioni della società UxC, il prezzo dell’uranio ha superato i 100 dollari alla libbra (106 dollari per la precisione): era successo solo un’altra volta nella storia, nella primavera/estate del 2007, quando i prezzi di questa materia prima essenziale per la produzione di energia nucleare sfiorarono i 140 dollari alla libbra (record di sempre). Il progresso in così pochi giorni è impressionante (a fine 2023 si viaggiava sui 90 dollari alla libbra), soprattutto se si tiene conto che sullo stesso periodo sia le Borse mondiali, sia i prezzi delle altre materie prime hanno archiviato un risultato complessivamente incolore (tra alti e bassi registrano un progresso inferiore all’1% sulle chiusure del 2023). A che cosa è dovuto questo scatto?
Da un lato c’è stato da parte della Kazatomprom (43,75 Usd; Isin US63253R2013), il principale fornitore di uranio a livello mondiale, l’annuncio di difficoltà nelle attività estrattive che potrebbe prolungarsi anche nel 2025 – scarsità di materiali necessari nelle miniere. Dall’altro, c’è stato il rilancio degli investimenti sul nucleare da parte del Regno Unito – vuole quadruplicare la potenza nucleare da qui al 2050 – e della Francia – ha siglato un accordo con Newcleo (società fondata da italiani e in cui hanno investito diversi gruppi imprenditoriali italiani) per lo sviluppo delle centrali di ultimissima generazione. Insomma, il mercato ha iniziato a temere che si possa creare uno squilibrio importante tra domanda e offerta.
Se è vero che il nucleare, complice anche l’ultima riunione internazionale sul clima (vedi n° 1538), sembra sempre più al centro della transizione energetica del Pianeta, è anche vero che al momento la costruzione effettiva di centrali va a rilento – salvo in alcuni Paesi. Fin qui, in effetti, i progetti nucleari hanno spesso registrato un aumento dei costi rispetto al preventivato e hanno visto tempi molto più dilatati del previsto. Il rischio è che tali difficoltà, complice anche l’opposizione di comunità locali, possano riproporsi anche in futuro, rendendo i tempi dello sviluppo dell’energia nucleare più lunghi di quanto il mercato si attenda ora. Certo, eventuali stop alle esportazioni di uranio arricchito imposte alla Russia potrebbero sostenere ulteriormente la corsa della materia prima nel breve periodo, ma in generale crediamo che l’entusiasmo del mercato sia in questo momento eccessivo e che i rischi dell’investimento sull’uranio siano ormai troppo elevati. Vendi definitivamente tutte le quote dell’Etf Sprott uranium miners (11,022 euro; Isin IE0005YK6564) che ancora hai – dall’ultima analisi di metà dicembre (vedi n° 1538) hanno guadagnato un altro 13,7%.
Prezzi al 19/1/24
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