Supponiamo tu decida di acquistare oggi 100 azioni al prezzo di 10 euro ciascuna, investendo quindi 1.000 euro, sapendo che domani l’azione staccherà un dividendo di 1 euro per azione. Il rendimento è goloso, ben il 10%. Il giorno dopo l’azione stacca effettivamente 1 euro di dividendo e decidi di vendere subito le 100 azioni. Hai effettivamente guadagnato il 10%? Assolutamente no. Anzi, ci hai perso. Primo: il giorno dello stacco, il prezzo dell’azione cala immediatamente del valore lordo del dividendo. Questo significa che tu compri a 10, ma rivendi le azioni a 9 euro, incassando solo 900 euro. Secondo: il dividendo che incassi non è di 1 euro, ma va decurtato delle tasse. Se il dividendo è pagato da un’azione italiana, devi pagare il 26% di tasse, quindi incassi effettivamente solo 0,74 euro per azione (74 euro per le 100 azioni). Terzo: quando compri e vendi azioni devi pagare delle commissioni alla tua banca. Solitamente se fai l’operazione via internet paghi lo 0,2% del controvalore dell’operazione – ma per importi piccoli ci possono essere dei minimi commissionali più elevati. In questo caso, dunque, bene che ti vada devi pagare 2 euro di commissioni alla banca all’acquisto e 1,8 euro alla vendita (ricordiamo che vendi le 100 azioni a 9 euro ciascuna). Tiriamo le fila: spendi 1.002 per comprare le azioni, incassi 74 euro netti di dividendi, rivendi le azioni incassando 898,2 euro (100 azioni al prezzo di 9 euro ciascuna, meno 1,8 euro di commissioni); in tutto non solo non hai guadagnato niente, ma ci hai rimesso circa 30 euro.
La data fondamentale per capire se hai diritto al dividendo è quella cosiddetta “di stacco”: se hai le azioni alla data di stacco, prima dell’apertura dei mercati, hai diritto al dividendo. Non vale, dunque, comprare le azioni il giorno dello stacco, ma lo devi fare nei giorni precedenti. Puoi vendere l’azione anche il giorno dello stacco: il dividendo ti verrà comunque accreditato anche se il pagamento parte qualche giorno dopo – per le italiane di solito due, ma per le azioni estere può essere anche un mese dopo.
Ulteriori considerazioni a sfavore della strategia
La perdita rischia di aumentare ulteriormente se i dividendi sono pagati da un’azione estera: in primo luogo c’è la doppia tassazione, che fa sì che il netto possa essere solo la metà del lordo (che tu, invece, subisci col calo dell’azione), e poi ci sono le commissioni per le compravendite di azioni estere, che sono in genere più elevate di quelle applicate alle azioni italiane. Senza considerare, poi, che spesso le azioni estere staccano il dividendo più volte nel corso dell’anno, quindi devi ripetere l’operazione più volte, aumentando i relativi costi. Tieni, inoltre, presente che nel nostro esempio il prezzo di rivendita di 9 euro è stimato in ipotesi di stabilità dei mercati: se quel giorno i mercati, e il titolo in questione, salgono, magari la perdita si riduce, ma rischi anche che le cose vadano peggio – quindi, nell’esempio, non vendi a 9, ma a 8,8 euro – aumentando ulteriormente il rosso. Se questo ancora non ti basta, ricorda poi che per il Fisco italiano, ancora oggi, i dividendi sono considerati dei redditi da capitale, quindi non sono mai compensabili con minusvalenze pregresse – a differenza dei rialzi di prezzo delle azioni, i cui guadagni sono invece compensabili per pagare meno tasse. Di conseguenza i dividendi sono fiscalmente inefficienti. Ma quindi il dividendo non serve a niente? No, tutt’altro, è un elemento di valutazione di un titolo azionario, ma in un’ottica d’investimento più di lungo periodo – almeno qualche anno – e non l’unico da dover prendere in considerazione quando si sceglie un’azione. La strategia (che sconsigliamo) di comprare e rivendere un titolo a ridosso del dividendo si basa sulla convinzione che tanto il titolo possa velocemente risalire o non risentire dello stacco, ma, come dimostra anche l’esempio concreto nel box a pagina 21, non ha basi scientifiche ed è legata a meri elementi di fortuna.
Esempio concreto del perché la strategia non funziona
Enel (Isin IT0003128367; mantieni) ha chiuso venerdì 19 gennaio a 6,662 euro. Compri a questo prezzo 100 azioni, spendendo 666,2 euro e pagando 1,5 euro di commissioni (il minimo sul mercato per importi di questo tipo), totale 667,7 euro. Il 22 gennaio Enel stacca un dividendo di 0,215 euro lordi e decidi, a fine serata, di vendere le 100 azioni. Quanto incassi? Il prezzo di chiusura è stato di 6,383 euro, quindi l’introito dalla vendita è di 638,3 euro meno 1,5 euro di commissioni, totale 636,8 euro. La differenza tra vendita e acquisto è negativa per 30,9 euro, mentre i dividendi netti che incassi sono di 15,91 euro (0,215 euro lordi sono 0,1591 netti): la perdita effettiva è di circa 15 euro. Se le condizioni di compravendita della tua banca fossero peggiori, la perdita sarebbe ancora più elevata. E da allora il titolo ha continuato a scendere: il prezzo attuale è 6,18 euro. È stata una perdita di tempo che non ha portato a risultati.