Il motivo del crollo non sono i conti 2023, ma i dubbi del mercato sul piano di “alleggerimento” del debito dopo lo scorporo della rete. Una doccia fredda inaspettata, davanti alla quale occorre mantenere i nervi saldi.
Consiglio: mantieni
Mentre nel settore delle telecomunicazioni in Italia i riflettori erano puntati sull’evoluzione delle trattative tra Swisscom e Vodafone, l’attenzione si è di colpo spostata su Telecom Italia, che oggi ha presentato sia i conti del 2023, sia il primo piano strategico costruito sul nuovo scenario di una telecom post-scorporo della rete. Sul fronte dei conti 2023, nessun grande problema: la perdita (0,07 euro per azione) è sì superiore alle nostre attese (0,05 euro per azione), ma l’utile industriale è cresciuto più del previsto, confermando che la “svolta” dell’attività tipica sta dando dei frutti. Non è stato così, però, con il piano industriale 2024-2026: la previsione di crescita del 3% medio annuo per i ricavi e dell’8% medio annuo per l’utile industriale sono, tutto sommato, soddisfacenti, ma le indicazioni sull’indebitamento mostrano una decrescita, dopo lo “scorporo” di una sua parte, non in linea con le previsioni degli analisti, che si aspettavano un alleggerimento più sostanzioso. Da qui, la reazione del mercato. Il management ha provato a rassicurare il mercato, spiegando che occorre anche tener conto del fatto che per almeno metà del 2024 il gruppo rimane ancora nella sua “vecchia” struttura, che allo stato attuale “brucia” liquidità; i vertici hanno, inoltre, dichiarato di voler approfondire gli scambi di oggi. Per il momento, le spiegazioni non sono bastate a calmare le acque: per il momento il nostro consiglio non cambia, ma continueremo ovviamente a monitorare la situazione.