La settimana delle Borse: nervosismo crescente

settimana delle borse 1556
settimana delle borse 1556
In un certo senso l’impressione è che le Borse si siano prese un po’ di tempo per riflettere, reagendo solo ora alle notizie negative della settimana precedente: dalle crescenti incertezze sul taglio dei tassi negli Usa, al timore di escalation dopo l’attacco a Israele. E così, il bilancio settimanale è decisamente in rosso nonostante qualche notizia positiva (come il Pil cinese, anche se non manca qualche nube all’orizzonte: te ne abbiamo parlato sul nostro sito). I timori di escalation si sono concretizzati (per fortuna solo in minima parte) con l’attacco di Israele a fine settimana, che ha mantenuto le Borse in un clima contrastato fino all’ultima giornata di negoziazione. Per il momento non modifichiamo le nostre strategie, ma continua a seguirci. Non dimenticare, poi, che alla strategia di portafoglio più affine al tuo profilo, puoi affiancare (rispettando la regola dell’80-10-10 che già conosci) altri strumenti che ti aiutino a gestire le incertezze (solo per citarne alcuni, dall’oro ai prodotti a capitale protetto).
Ecco l’andamento della settimana per le Borse consigliate (prima in valuta locale e poi in euro).
Australia: -2,8%; -3,9%
Canada: -0,3%; -0,5%
Cina: invariata; -0,3%
Corea: -3,4%; -4,2%
Giappone: -6,2%; -7,6%
Indonesia: -1%; -3,8%
Messico: -1,2%; -4,6%
Regno Unito: -1,3%; -1,6%
Stati Uniti: -3,1; -3,4%
Svizzera: -0,7%; -0,9%
Continua il periodo no per Apple (165 Usd, Isin US0378331005) che questa settimana archivia un altro -6,5%. Dopo gli intoppi legati a questioni antitrust e al ritardo sull’intelligenza artificiale, stavolta ad appesantire il titolo sono le notizie secondo cui le vendite dell’Iphone nel primo trimestre 2024 sarebbero diminuite del 10% (peggio del previsto, e per di più in un contesto generale di crescita del settore degli smartphone). Tra le principali cause della flessione c’è il calo delle vendite in Cina, dove da un lato i concorrenti “locali” stanno migliorando le prestazioni, dall’altro le Autorità mettono sempre più paletti all’uso dei dispositivi d’oltreoceano. Limitati a mantenere. Cina e intelligenza artificiale sono al centro anche delle notizie che hanno riguardano Microsoft (399,12 Usd, Isin US5949181045), che investirà 1,5 miliardi di dollari in G42, principale società operante nel settore dell’intelligenza artificiale negli Emirati Arabi Uniti. Scopo dell’accordo è smarcare sempre più G42 dal legame con la Cina. Complice il clima generale delle Borse e del settore, anche per Microsoft la settimana è, nonostante le notizie, in netto rosso (-5,4%): puoi approfittare dello scivolone per acquistare.
Nel complesso, il settore dei semiconduttori affonda del 10,8% questa settimana, mentre il settore dei software cala del 4,1%. Tutto questo si ripercuote anche sul risultato del Nasdaq: -5,5%, nettamente peggio del -3,1% dell’indice S&P 500.
Nonostante le tensioni geopolitiche, il petrolio (qualità brent) segna un -4,7% settimanale attestandosi poco sopra gli 87 dollari al barile. Gli operatori del settore sembrano essersi per lo più concentrati su alcuni segnali di rallentamento della domanda, che potrebbe influire sui prezzi e controbilanciare le tensioni al rialzo derivanti da un eventuale inasprimento delle sanzioni contro l’Iran (anche perché secondo gli esperti l’Opec possiede una significativa capacità produttiva “di riserva”).
Il calo del petrolio si ripercuote pesantemente sull’andamento di Saipem (2,24 euro, Isin IT0005495657), -7,2% settimanale. Consiglio confermato: vendi.
Petrolio, stretta degli Usa sul Venezuela
Anche il giro di vite degli Usa per le sanzioni contro il Venezuela può potenzialmente alimentare un rincaro del petrolio. È stato, tuttavia, interpretato come un elemento che influirà solo in modo limitato, anche perché gli Usa non hanno adottato una politica eccessivamente “rigorista”. È vero che hanno interrotto la fase in cui, di fatto, il Paese poteva esportare senza limiti, ma le licenze speciali assegnate ad alcune società estere che operano nel Paese non sono decadute. Non perdono, quindi, nessun diritto né Chevron (160 Usd; Isin US1667641005; +0,7% questa settimana), che è oggi il maggior produttore in Venezuela, né l’italiana Eni (15,26 euro; Isin IT0003132476; -3% questa settimana). Mantieni entrambi i titoli.
Tesla (147,05 Usd, Isin US88160R1014) si schianta contro il muro di un --14% settimanale dopo che, alla luce di dati di vendite deludenti, il gruppo si trova a fare i conti con uno scenario di licenziamento del 10% del personale per ridurre i costi. A questo si affianca anche la prospettiva, emersa in questi giorni, di un taglio dei prezzi di vendita per cercare di incentivare il volume delle vendite e far fronte a tutte le incertezze che il gruppo sta affrontando da inizio anno. Nel momento in cui andiamo in stampa non sono ancora noti i conti trimestrali del gruppo, che sembra tra l’altro aver accantonato il progetto di produrre un’auto economica; la pubblicazione dei conti avverrà a stretto giro. Ti terremo aggiornato, ma per il momento il consiglio non cambia: anche dopo il calo, il titolo rimane caro e da vendere.
A proposito di conti trimestrali, per il settore finanziario Usa siamo già entrati nel vivo della pubblicazione. Nel complesso, le banche hanno archiviato conti solidi con buoni profitti trimestrali, ma le incognite all’orizzonte, tra guerre, inflazione e tassi, sono numerose e offuscano le prospettive per il resto dell’anno. Tra le società che hanno pubblicato i conti c’è Bank of America (36,97 Usd; Isin US0605051046), che nel 1° trimestre ha realizzato utili per azione di 0,83 Usd (ante costi straordinari). Nell’attività banca al dettaglio i ricavi da interesse sono, però, di-minuiti rispetto all’anno scorso; un calo dovuto all’aumento dei costi dei depositi e alla minore domanda di prestiti da parte dei suoi clienti. Sono, invece, aumentati i ricavi nelle attività banca d’investimento e gestioni patrimoniali, ma ciò non basta a renderci più ottimisti. I mercati hanno apprezzato le notizie su Bank of America, tanto che il titolo riesce ad archiviare un +3,3% settimanale nonostante le incertezze del contesto generale. Mantieni.
@Claudio Purtroppo, dopo la recente offerta pubblica, il titolo Cropenergies non è più quotato, ed è quindi estremamente difficile liberarsene. Le uniche strade che puoi tentare sono di verificare la disponibilità della tua banca ad acquistare le azioni (le possibilità sono poche) o sperare in un’ulteriore offerta pubblica (improbabile).
@Rossana Anche se una società registra un utile, non è “obbligata” a distribuire un dividendo. Potrebbe, per esempio, stabilire di non distribuire dividendi per reinvestire gli utili nell’attività della società. Fanno eccezione le azioni di risparmio, che hanno l’obbligo di pagare dividendi in caso di utili; sono, tuttavia, titoli ormai in via di estinzione.
@Walter La doppia tassazione su Deutsche Post (38,34 euro, Isin DE0005552004), come tutte le azioni estere, riguarda solo il dividendo. La plusvalenza, cioè la differenza tra prezzo di vendita e di acquisto, è tassata al 26%. Il fisco non inficia, secondo noi, la convenienza dell’acquisto, ma dato che parli di importo limitato valuta le spese bancarie.
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