La settimana delle Borse: una rondine non fa primavera

settimana delle Borse 1560
settimana delle Borse 1560
Settimana nel complesso positiva per le Borse, galvanizzate, tra le altre cose, dal dato mensile sull’inflazione negli Usa, risultato più basso delle attese. Le speranze del mercato sul fatto che questo cambi lo scenario di fondo, e quindi le mosse della Banca centrale, sono destinate a rimanere deluse – non è il singolo dato a fare la differenza – ma è comunque bastato, in un clima già impostato all’ottimismo dalla settimana precedente, a far registrare ulteriori rialzi ai listini. Nel frattempo, in particolare in Europa, sta continuando la pubblicazione dei dati trimestrali – qui l’orientamento è più incerto, ci sono state belle sorprese ma anche delusioni – e per finire non sono mancate anche operazioni straordinarie – vedi qui di seguito – però non sempre ben accolte dai mercati. Come per le manovre delle Banche centrali, anche per i nostri portafogli le novità della settimana non modificano le nostre strategie di investimento. Ti ricordiamo, tuttavia, che la scorsa settimana avevamo apportato delle modifiche a tutte e tre le strategie.
Il copione è un po’ lo stesso già visto con Monte Paschi un mese fa: con lo scopo di “far cassa” e raccogliere 20 miliardi di euro dalle privatizzazioni da qui al 2026, il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) ha ceduto il 2,8% circa del capitale di Eni (14,78 euro, Isin IT0003132476) – te ne abbiamo già parlato “in tempo reale” negli scorsi giorni. L’operazione non cambia gli equilibri del gruppo: la quota del MEF scende sotto il 2%, ma il controllo pubblico della società resta garantito dal 28,5% in mano a Cassa Depositi e Prestiti. Inoltre, come da prassi in questi casi, l’operazione comporterà l’impegno da parte del MEF a non vendere ulteriori quote per almeno 90 giorni. L’elemento interessante di questa operazione è però il fatto che lo “sconto” rispetto al prezzo di mercato è stato minimo: insomma per il Tesoro si può considerare come un successo, un ulteriore tassello a conferma del fatto che questa non sarà l’ultima operazione di privatizzazione: già si parla di un collocamento di Poste Italiane (12,4 euro, Isin IT0003796171) e in effetti l’iter formale è già partito, anche se non sarà breve. Mantieni sia le azioni Eni, sia le azioni Poste Italiane.
Come per Eni, negli scorsi giorni ti abbiam parlato di Gamestop (Isin US36467W1099), protagonista di una cavalcata quasi trionfale: in soli due giorni di contrattazione è quasi triplicata (da 17,46 a 48,75 dollari). Ma cosa ha scatenato questa “follia”? Non certo l’andamento della società, che non presenta conti brillanti né un business tornato improvvisamente di moda. Anzi, i bilanci parlano di risultati in calo e tagli ai costi e ai posti di lavoro. Piuttosto, è il ripetersi di quello che è già accaduto nel 2021, con la corsa del titolo alimentata dal tamtam sui social network. Oggi come allora, i grandi investitori avevano aperto molte scommesse al ribasso sul titolo e la comunità dei social si è mossa in direzione opposta, con una massa di acquisti che ha fatto balzare il titolo per percentuali folli. Sul sito ti avevamo consigliato di non scommettere su questa battaglia contro “i big del mercato”, perché il rischio di perdite è altissimo. E infatti, il titolo in due giorni ha già ripiegato a 27,67 dollari. Ti ribadiamo di non speculare.
Se il Tesoro italiano alleggerisce le partecipazioni, lo Stato belga è invece entrato nel capitale di Umicore (20,02 euro, Isin BE0974320526) acquisendo il 5% del capitale e diventandone il 5° azionista: una mossa non gradita dai mercati, che hanno penalizzato il titolo. Lo scopo potrebbe essere quello di influenzare l'ubicazione del suo futuro impianto di riciclaggio delle batterie. Intanto, due giorni dopo l'ingresso dello Stato nel suo capitale, Umicore ha licenziato l’amministratore delegato che, artefice dello sviluppo del gruppo nei materiali per le batterie dei veicoli elettrici, aveva in programma un massiccio piano di investimenti. Ora con tutta probabilità gli investimenti saranno ridotti, in seguito al rallentamento della domanda di materiali per batterie e al successo delle economiche batterie cinesi LFP, che potrebbe mettere a rischio la strategia del gruppo, focalizzata sulla tecnologia NMC. In questo mutato scenario, cambia il nostro consiglio sull’azione Umicore: vendi.
Il colosso australiano BHP ha rialzato a 27,6 GBP per azione l’offerta su Anglo American (2.629 pence, Isin GB00B1XZS82027), che però l’ha rifiutata, ritenendo che il prezzo offerto la sottovaluti mentre le condizioni richieste (vendita anticipata di attività in Sud Africa) complicherebbero l'operazione. In cambio, per non scontentare gli azionisti, il management ha messo sul tavolo un piano di ristrutturazione atteso da mesi. Il gruppo inizierà a semplificare il portafoglio di attività, concentrandosi su ciò che ha più potenziale, come il rame e il minerale di ferro. L’attività fertilizzanti, in difficoltà da anni e senza sinergie, rimarrà però all'interno del gruppo (noi avremmo preferito la sua vendita). Le altre attività, come il carbone, il nichel, il platino e i diamanti saranno, invece, cedute o quotate in Borsa. Anche se queste operazioni dovessero essere realizzate a bassi prezzi, il “nuovo” gruppo presenterà un profilo più interessante e concorrenti come Rio Tinto o BHP potrebbero mostrare interesse. Acquista.
Brutta settimana per D’Amico (6,76 euro, Isin LU2592315662) dopo che D'Amico International SA, azionista con il 65,6% del capitale, ha annunciato la cessione del 5% della società: una notizia che non è piaciuta al mercato, con un calo a doppia cifra in Borsa. Nel frattempo, il gruppo ha pubblicato i conti trimestrali, che vedono ricavi in calo del 2% sul 1° trimestre 2023. L’utile segna però un +4% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, grazie alla gestione finanziaria: gli oneri finanziari sono calati, mentre hanno registrato un aumento i proventi. Le sanzioni europee alla Russia han fatto crollare le esportazioni di quest’ultima verso l’Europa, ma hanno fatto aumentare le esportazioni verso la Cina, l’India, la Turchia e il Medio Oriente. Inoltre, la domanda globale di petrolio resta sostenuta. Stimiamo un utile per azione di 1,15 euro nel 2024 e di 0,8 euro nel 2025, ma anche a questi prezzi il titolo è caro: vendi.
@Alberto Non ti consigliamo di comporre un portafoglio di azioni composto solo da titoli italiani: oltre al fatto che al momento nelle nostre strategie di portafoglio non consigliamo le Borse europee (Italia inclusa), devi anche considerare che un portafoglio di questo tipo non ti garantirebbe un’adeguata diversificazione per i tuoi investimenti.
@Danilo Puoi trovare le azioni svizzere di cui consigliamo l’acquisto o qui sulla rivista, alle pagine 7-10, o ancora più facilmente sul sito: ti basta usare il selettore presente nella sezione “azioni”, impostando come filtro “acquista” per il consiglio e “Zurigo” per la Borsa. Al momento, ci troverai quattro diversi titoli consigliati, tra cui scegliere.
@Pietro La comunicazione su Amplifon (34,39 euro, Isin IT0004056880) che hai ricevuto dalla banca riguarda il diritto di recesso che la società deve concedere dopo le modifiche allo statuto. Una pura formalità, visto il prezzo. Vendi in Borsa: https://www.altroconsumo.it/investi/investire/azioni/ultime-notizie/2024/05/diritto-di-recesso-amplifon.
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