Si naviga a vista

Settimana Borse
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Cosa ha mosso i mercati
Mentre non si attenuano le tensioni geopolitiche, i mercati devono fare i conti anche con la pubblicazione di nuovi dati economici che hanno mutato, almeno in parte, l’orientamento delle Banche centrali. In particolare, negli Usa i dati sui prezzi e sul mercato del lavoro portano ora a ritenere probabile un taglio dei tassi “soft”, dello 0,25%: la stessa sforbiciata che viene data per scontata per la Bce, che si riunirà a giorni. In questo contesto da “navigazione a vista”, la Borsa Usa ha chiuso la settimana in rialzo (+1,1%) così come l’indice che riassume i principali 50 titoli dell’eurozona (+1%). Arretra, invece, la Cina (-5,8%) dopo i recenti balzi.
L’oro nero rimane alla finestra
Le tensioni internazionali, in particolare quelle in Medio Oriente, hanno fatto aumentare leggermente il prezzo del petrolio, con il brent che è passato da 78,22 a 79,19 usd (+1,2%). Tuttavia, l’indice delle società del settore chiude la settimana a-0,3%. Il motivo è che le scorte restano relativamente elevate e la domanda si dimostra poco dinamica. Non è un caso, quindi, che nel 3° trimestre il gigante energetico Shell (31,27 euro, Isin GB00BP6MXD84, +0,4%) accusi una flessione dei margini nella raffinazione. Il calo è imputabile al rallentamento economico mondiale e alla costruzione negli ultimi anni di nuove raffinerie da parte del gruppo. Il management segnala anche un calo degli utili nel commercio di energia. Unica notizia positiva, Shell ha leggermente aumentato le sue previsioni sulla produzione di petrolio e gas per il 3° trimestre. Mantieni.
Bene la tecnologia, ma con un’importante eccezione
Il settore dei semiconduttori torna a brillare con un +5% in dollari, in controtendenza Alphabet (163,24 Usd; Isin US02079K3059), che arretra del 2,3%. Le Autorità americane stanno studiando la possibilità di uno smantellamento di Google, il motore di ricerca del gruppo, per porre fine al suo monopolio. Questa eventualità non rappresenta una vera sorpresa per i mercati. Il Dipartimento di giustizia americano aveva già presentato una serie di raccomandazioni per ripristinare la concorrenza nel settore dei motori di ricerca, comprese soluzioni meno drastiche rispetto a una scissione di Google. La decisione finale è prevista per il prossimo anno, macerto Alphabet potrebbe sempre ricorrere in appello contro decisioni che richiedano una ristrutturazione radicale del suo motore di ricerca; una causa legale che potrebbe, quindi, trascinarsi per anni. Con tutta probabilità, l'attenzione degli investitori si sposterà presto sulla prossima pubblicazione dei risultati trimestrali di Alphabet. Mantieni.
GSK e bayer, tribunali protagonisti
Il gruppo farmaceutico britannico GSK (1480 pence, Isin GB00BN7SWP63) ha raggiunto negli Usa un accordo da 2,2 miliardi di dollari per risolvere circa 80.000 cause legali (il 93% del totale) riguardanti lo Zantac, un farmaco contro l’acidità gastrica ritirato dal mercato nel 2019 in quanto accusato di essere cancerogeno. Per pagare questi risarcimenti, il gruppo metterà a bilancio un onere di 1,8 miliardi di sterline nei conti del 3° trimestre. Anche per Bayer (26,27 euro; Isin DE000BAY0017) la settimana è stata caratterizzata da novità provenienti dai tribunali. E non si è trattato di buone notizie: la Corte suprema dello Stato di Washington ha, infatti, deciso di accettare un ricorso contro una vittoria legale della società tedesca sui prodotti chimici PCB (policlorobifenili) della Monsanto. Come hanno reagito i mercati a questi scenari? L’accordo di GSK non basta a chiudere del tutto il dossier Zantac, ma rassicura sui costi legali della vicenda che dovrebbero essere inferiori al previsto, e il bilancio settimanale dell’azione è positivo (+1,4%). Mantieni GSK. Tutt’altra storia per Bayer: quest’ultimo caso offusca le prospettive del gruppo e il titolo ha subito un pesante tonfo (-11,9%). Il titolo resta, secondo noi, da vendere.
CIR acquista azioni proprie fino a 80 milioni di euro
Venerdì sera Cir (0,57 euro, IT0000070786, +1,4%) ha annunciato un’Offerta pubblica di acquisto volontaria parziale sulle sue azioni per il 12,524% del capitale, a 0,61 euro per azione fino a un massimo di 80 milioni di euro. Il prezzo di Cir nella mattina di lunedì 14 è salito per allinearsi a quello dell’offerta. Il nostro consiglio sul titolo è vendere, per cui, se hai ancora azioni Cir in portafoglio approfitta ora più che mai per disfartene.
L’offerta pubblica con cui il Tesoro collocherà il 14% del capitale di Poste Italiane (12,82 euro, IT0003796171) si dovrebbe svolgere dal 21 al 25 ottobre. Nel momento in cui andiamo in stampa non sono ancora note le condizioni: non appena possibile ti aggiorneremo sul nostro sito. Per ora, mantieni le azioni Poste Italiane che già hai, e che in settimana hanno guadagnato il +2,4%.
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