La settimana delle Borse: tra dazi, tecnologia e cessioni

settimana delle borse 1584
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Negli Usa, sia l’indice S&P500 sia il Nasdaq chiudono l’ultima settimana di novembre con un +1,1%. Le ultime notizie sull’andamento dei prezzi (in crescita ma in linea con le attese) hanno fatto aumentare le probabilità di un taglio dei tassi da parte della Banca centrale nel mese di dicembre. Non sono mancate, tuttavia, le eccezioni: il settore tecnologico chiude la settimana in rosso (-2,1% il comparto dei semiconduttori) dopo che HP (-7,1%) e Dell (-11,5%) hanno pubblicato previsioni decisamente deludenti per le vendite di PC integrati con l’intelligenza artificiale. Ne fa le spese Nvidia (138,25 Usd, Isin US67066G1040) che arretra del 2,6%: mantieni.
Nel Vecchio continente, il risultato delle Borse è più debole (+0,3% l’indice dei 50 titoli principali). Anche per la Bce si prospettano nuovi tagli ai tassi entro fine anno, ma a frenare i mercati sono stati due elementi non da poco. Il primo è il possibile inasprirsi della guerra dei dazi. Il secondo è il -0,3% della Borsa francese, appesantita dalle difficoltà del Paese sia a livello di bilancio sia a livello politico, anche se (almeno per ora) non c’è stato un cambiamento del giudizio delle società di rating. All’interno del listino parigino, le banche perdono un po’ più della media: per esempio BNP Paribas (56,64 euro, Isin FR0000131104) cede lo 0,5% e Société Générale (25,10 euro, Isin FR0000130809) arretra del 3,3%. La situazione del Paese non è però tale da allarmare: puoi mantenere le azioni di entrambe le banche.
Tornando alla questione dazi, tra i comparti che ne stanno facendo maggiormente le spese c’è il settore auto, che non a caso chiude la settimana con un -1%. Come se non bastasse, nella giornata di lunedì 2 dicembre il settore è ulteriormente zavorrato dal calo di Stellantis (Isin NL00150001Q9). Il titolo aveva chiuso l’ultima settimana di novembre con un +0,2% a 12,54 euro, ma nel momento in cui andiamo in stampa (metà giornata di lunedì 2 dicembre) l’azione sta perdendo il 9,7%, a 11,33 euro, dopo la notizia delle dimissioni dell’amministratore delegato del gruppo, in contrasto con il Consiglio di amministrazione. Come impatterà tutto questo sulla strategia del gruppo? È ancora presto per avere delle certezze, ma monitoriamo la situazione: per ora, limitati a mantenere.
La minaccia della nuova amministrazione Usa di aumentare i dazi sui prodotti provenienti da Cina, Messico e Canada non impatta solo sul settore auto. Ne è la prova, per esempio, il -3,1% settimanale del titolo AB InBev (50,94 euro, Isin BE0974293251). Il principale produttore di birra al mondo realizza, infatti, circa il 20% del fatturato in Messico, ed è quindi esposto all'andamento dell’economia di questo Paese. Va notato, tuttavia, che negli Stati Uniti i famosi marchi messicani di birra Modelo e Corona, sebbene prodotti in Messico, sono di proprietà di Constellation Brands. Se quindi negli Usa venissero applicati i dazi minacciati da Trump, probabilmente i loro prezzi lieviterebbero e i rincari avvantaggerebbero i marchi locali di AB InBev, in particolare Bud Light, in difficoltà negli ultimi trimestri. Nonostante il calo di questa settimana, l’azione AB InBev resta, secondo noi, correttamente valutata. Mantieni.
La spagnola Repsol (11,83 euro, Isin ES0173516115) ha venduto per ben 530 milioni di dollari delle attività nei settori petrolio e gas in Colombia, che corrispondono a una produzione giornaliera di circa 16.000 barili. Queste vendite quadrano con la sua strategia di vendere attivi per finanziare gli investimenti nelle energie rinnovabili, ma il mercato non si è mostrato particolarmente entusiasta (-0,3% questa settimana). Mantieni.
Ben più positiva (+6,8% settimanale) la reazione del mercato alle cessioni effettuate dal colosso minerario Anglo American (2520,5 pence, Isin GB00B1XZS820). Il gruppo venderà le sue miniere di carbone metallurgico in Australia a Peabody Energy a un prezzo che potrebbe raggiungere i 3,78 miliardi di dollari. L'operazione si inserisce in un più ampio piano di ristrutturazione, volto a semplificare l'operatività e incentrato sui segmenti più redditizi come quello del rame (rete elettrica, energia pulita, ecc.). Altri disinvestimenti sono in programma per il 2025. Nonostante il rialzo, il titolo rimane conveniente e merita ancora un acquisto.
@Fabrizio Puoi trovare una spiegazione degli indicatori che ci hai citato sul nostro sito, nella sezione dedicata al glossario. Per l’indice di Treynor, per esempio, vai qui: https://www.altroconsumo.it/investi/lexicon/i/indice-di-treynor e per l’indice di Sharpe vai qui: https://www.altroconsumo.it/investi/lexicon/i/indice-di-sharpe.
@Rosario Il dividendo non è l’unico motivo per cui consigliamo Volkswagen (83,4 euro, Isin DE0007664005). Come per tutte le altre azioni, la metodologia tiene conto di molti fattori: https://www.altroconsumo.it/investi/fiscale-e-legale/metodologia/ultime-notizie/2021/05/come-valutiamo-le-azioni.
@Sandro Nel settore tecnologico, al momento consigliamo Accenture (362,37 Usd, Isin IE00B4BNMY34), ASML (658,4 euro, Isin NL0010273215), Melexis (56,7 euro, Isin BE0165385973) e Microsoft (423,46 Usd, Isin US5949181045). Ma non puntare solo su questi titoli, diversifica anche su altri settori.
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