Auto europee alla prova dei dazi Usa: cosa fare?

Azioni Settore auto
Azioni Settore auto
Volkswagen (103,3 euro al 26/03/2025; Isin DE0007664005)
Volkswagen è particolarmente vulnerabile a causa della sua dipendenza dalle esportazioni verso gli Usa dal Messico e dal Canada (secondo alcune stime, circa il 40% dei volumi venduti negli Stati Uniti è prodotto in questi 2 Paesi), oltre che dalle sue esportazioni dall'Europa verso gli Usa. Per il 2025 il gruppo conta su una crescita delle vendite fino al 5% e un margine industriale (rapporto tra utili industriali e fatturato) compreso tra il 5,5 e il 6,5%, ma queste previsioni non tengono conto dell’impatto di una guerra commerciale con gli Stati Uniti.
Mercedes-Benz (58,03 euro al 26/03/2025; Isin DE0007100000)
Mercedes trae vantaggio dal fatto di produrre anche negli Stati Uniti (stabilimento di Tuscaloosa, in Alabama). Alcuni dei suoi veicoli di fascia più alta (Classe S, alcuni SUV) vengono, però, importati negli Usa dall'Europa o da altri Paesi. Di conseguenza i dazi del 25%, facendone aumentare i prezzi di vendita, li renderebbero meno competitivi rispetto ai modelli dei concorrenti asiatici o americani prodotti direttamente negli Usa. Anche se quindi riteniamo che Mercedes sarebbe meno penalizzata dai dazi statunitensi rispetto a Volkswagen o Stellantis, i suoi margini rischierebbero, in ogni caso, di diminuire.
BMW (79,28 euro al 26/03/2025; Isin DE0005190003)
BMW si trova in una posizione relativamente favorevole, grazie al suo stabilimento di Spartanburg, nella Carolina del Sud, dove produce la maggior parte dei SUV venduti negli Stati Uniti ed esportati anche in altri Paesi. Tuttavia, i modelli esportati negli Usa dall'Europa (Serie 3, 4 o X3 prodotte in Germania) subirebbero, ovviamente, un aumento del prezzo di vendita. Non per nulla il gruppo stima l'impatto della guerra commerciale in circa 1 miliardo di euro nel 2025. E, sempre tenendo conto dei dazi annunciati da Trump, prevede un margine industriale (rapporto tra utili industriali e fatturato) per la sua attività auto compreso tra il 5 e il 7%.
Stellantis (11,39 euro al 26/03/2025; Isin NL00150001Q9)
Stellantis è, insieme a Volkswagen, il produttore europeo più esposto ai dazi statunitensi. Circa il 40% dei veicoli che vende negli Stati Uniti (in particolare con i marchi Jeep, Ram e Chrysler) proviene, infatti, dalle sue fabbriche in Messico e Canada. Di conseguenza i nuovi dazi potrebbero ridurre del 15% il suo utile industriale. Non per nulla i vertici hanno già risposto annunciando maggiori investimenti negli Usa per eludere i dazi, ma ciò richiederà tempo oltre a capitali ingenti.
No, questo annuncio non è una vera sorpresa. Trump ha fatto dei dazi un pilastro della sua campagna elettorale e della sua politica economica sin dalla sua elezione nel novembre 2024. Già il 26 novembre 2024 aveva, in effetti, minacciato di imporre dazi del 25% sul Messico e il Canada, seguiti da quelli del 10% sulla Cina, e fatto allusioni a possibili dazi anche all'Europa. Tuttavia, anche se i mercati si aspettavano un'escalation, la portata dei dazi (25% su tutte le importazioni di auto dal 2 aprile) e la fermezza di Trump hanno colto di sorpresa certi investitori, provocando talvolta reazioni brutali sul mercato azionario.
I dazi statunitensi stanno, indubbiamente, indebolendo i produttori europei: i più colpiti sono Stellantis e Volkswagen, seguiti da Mercedes e BMW, più tutelate dal fatto di avere fabbriche anche negli Usa. L'annuncio di Trump, pur essendo in linea con le sue promesse, ha sorpreso, però, per il suo radicalismo e ha provocando crolli in Borsa. Il rischio di una guerra commerciale e di rappresaglie europee invita, quindi, alla prudenza. Tenendo conto dell'incertezza a breve termine, cambiamo, perciò, il nostro consiglio sulle azioni Volkswagen: mantienile ma non acquistarne più. Per le altre 3 case automobilistiche europee i nostri consigli non cambiano: mantieni BMW e Mercedes-Benz e vendi Stellantis.
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