Italgas, al via l'aumento di capitale

Italgas, aumento di capitale
Italgas, aumento di capitale
Come già sai, Italgas ha perfezionato, negli scorsi mesi, l’acquisizione di 2i Rete Gas (te ne abbiamo parlato a inizio aprile). Con questa operazione Italgas diventa, sì, un leader europeo del settore, ma per portarla a termine deve varare un aumento di capitale, cioè raccogliere circa 1 miliardo di euro da azionisti (vecchi e nuovi) per finanziare questa acquisizione.
Se possiedi azioni Italgas (Isin IT0005211237), cosa succede nella pratica? Da domani mattina e fino al 19 giugno hai la possibilità di sottoscrivere nuove azioni (una ogni 4 già possedute), pagandole 5,026 euro per azione invece dei 7,23 euro con cui le azioni hanno chiuso le contrattazioni venerdì 30 maggio, cioè l’ultimo giorno di Borsa aperta prima della partenza dell’operazione.
L’altra opzione che hai sul tavolo è mantenere solo le azioni che già hai e vendere in Borsa i diritti di opzione; attenzione, però, che se scegli questa seconda strada hai tempo solo fino al 13 giugno, dopo i tuoi diritti di opzione non saranno più quotati e non varranno più nulla.
Che fare? Il nostro consiglio è di aderire all’aumento di capitale, per due motivi.
Primo: l’operazione di acquisizione di 2i Rete Gas, dal punto di vista industriale, ci sembra convincente.
Secondo: il prezzo stabilito per le nuove azioni non è troppo “diluitivo”. Certo questo vuol dire che non stai comprando le azioni a un prezzo super-conveniente, ma vuol dire anche che l’altra alternativa, cioè vendere i diritti di opzione, non ti porterebbe in cassa granché. Per spiegartelo, facciamo un passo indietro.
Il prezzo di venerdì 30 maggio di cui ti abbiamo già parlato (7,23 euro) comprende, di fatto, due elementi: il valore delle “vecchie” azioni, e il valore del diritto di opzione. Da domani, questi due elementi si “separeranno” e li troverai distinti nel tuo conto titoli: da una parte le azioni, e dall’altra i diritti. Considerato il prezzo delle nuove azioni che puoi comprare (5,023 euro) e considerato il rapporto di acquisto (una ogni quattro), stimiamo che solo una quota limitata del tuo investimento si trasferisca nei diritti di opzione (meno di mezzo euro per diritto, secondo le nostre stime), mentre il resto del valore del tuo investimento rimarrà nelle azioni vecchie. Se decidi quindi di vendere i diritti, quindi, potresti portarti a casa poco o nulla, tanto più considerando due elementi: primo, sono molto volatili e tendono rapidamente a perdere valore all’avvicinarsi della scadenza del 13 giugno; secondo, devi contare anche le commissioni applicate dalla tua banca. Può darsi che nel corso dei primi giorni il prezzo dei diritti registri anche delle “fiammate” – è già successo in passato con altre azioni – ma spesso vendere in quel momento è quasi impossibile.
Solo in due casi ti consigliamo di non aderire all’aumento di capitale, e di vendere il prima possibile i diritti di opzione:
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