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Nel panorama delle carte di credito, non tutte si rivolgono allo stesso tipo di clientela né reagiscono allo stesso modo ai cambiamenti del contesto economico. Il caso di Visa, uno dei principali operatori globali del settore, è emblematico.
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La carta di credito Visa (366,66 usd; US92826C8394), a differenza di quella American Express (301,56 usd), non è emessa direttamente dall’azienda, ma dalla banca del titolare, è l’istituto di credito che si assume il rischio finanziario associato al cliente. Si tratta di uno strumento pensato per un mercato di massa, rivolto a una clientela mediamente meno abbiente di quella tipica delle carte Amex. Di conseguenza, gli importi spesi tendono a essere più contenuti. Proprio per questa ragione, i risultati di Visa sono generalmente più esposti alle oscillazioni del ciclo economico: i suoi clienti, infatti, sono più propensi a ridurre i consumi nei momenti di difficoltà, a differenza della clientela più benestante, che spesso riesce a mantenere inalterati i propri livelli di spesa anche in fasi meno favorevoli. Visa sta rafforzando la sua posizione proponendo nuovi servizi legati ai pagamenti, come quelli in tempo reale o il pagamento contactless ("tap to pay"), che sta riscuotendo un successo crescente. La crescita internazionale è una leva importante per la società, che sta anche firmando nuove partnership, ad esempio in America del Sud, per incentivare nuovi consumatori a utilizzare le carte di credito anziché il contante. Facendo leva su una rete molto ampia e in crescita di banche emittenti, Visa possiede solidi punti di forza che han fatto sì che il suo utile aumentasse del 14% annuo negli ultimi 5 anni, potendo così continuare a sostenere la sua redditività. Il 2024/25 (l’anno fiscale termina il 30/9) dovrebbe chiudere con un utile per azione di 11,3 usd, il 2025/26 con 12,76 usd (9,77 usd l’utile 2023/24). Tuttavia, con un rapporto P/E di circa 32,3, il titolo risulta essere più caro rispetto a quello American Express, e secondo noi in questo momento non è da acquistare.