La settimana delle Borse: mercati ancora positivi
Settimana delle Borse 1626
Settimana delle Borse 1626
Due le grandi direttrici che hanno determinato l’andamento dei mercati. Da un lato, le prospettive di un accordo tra Stati Uniti e Cina che sembrerebbe, pur con molte incognite, poter essere vicino. Il condizionale è d’obbligo, almeno allo stato attuale dei negoziati, e resta da capire come un eventuale accordo di massima verrà poi calato nella pratica dei negoziati commerciali. I mercati, comunque, si sono mostrati ottimisti. Dall’altro lato, c’è il proseguimento della stagione della pubblicazione dei dati trimestrali, con i risultati anche di diversi colossi (qui sotto, per esempio, ti diamo conto delle notizie arrivate da Eni) che talvolta si sono dimostrati superiori al previsto. Il risultato di tutto questo è un bilancio positivo per le Borse, con l’indice S&P500 che chiude a +1,9% e l’indice Nasdaq che chiude a +2,3%, mentre nell’eurozona l’indice che riassume i 50 titoli principali registra un +1,2%.
Momento positivo per Eni (15,84 euro, Isin IT0003132476) che chiude la settimana con un progresso del 6,7%. Certo in parte ha contribuito il rincaro del 7,6% del brent, sulla scia della prospettiva di nuove sanzioni alla Russia, che ha portato le società del settore a registrare, in media, un +2,9% settimanale. Per Eni in particolare, tuttavia, l’elemento determinante per questo rialzo superiore alla media del settore è stato la pubblicazione dei dati trimestrali. Nel terzo trimestre dell’anno, il gruppo è tornato alla crescita, con un utile netto in aumento del 5% a 0,76 euro per azione (era in calo dell’8% circa nei primi sei mesi dell’anno). Considerando il solo terzo trimestre, la produzione di idrocarburi è in aumento del 6% (sui nove mesi resta in marginale calo), il che ha permesso al management del gruppo di aumentare il piano di riacquisti di azioni proprie. Sono notizie migliori di quanto il mercato si aspettasse, da qui il rialzo del titolo; le nostre stime, tuttavia, erano già più ottimiste della media, confermiamo perciò le attese di un utile di 1,2 euro per azione per l’intero 2025. Mantieni.
Nonostante la buona intonazione delle Borse, il comparto farmaceutico resta fermo al palo sui livelli della settimana precedente. Sottotono, in particolare, Roche (271,20 CHf, Isin CH0012032048) con un calo del 4,4% settimanale dopo che i conti trimestrali con vendite in calo dell’1% nel terzo trimestre. C’è, però, da dire che è soprattutto il franco forte ad aver pesato sul fatturato: senza effetti di cambio, le vendite sono cresciute del 6%. Proprio grazie al dinamismo delle sue vendite, Roche è ben posizionata per attenuare l'impatto dei dazi americani sui suoi risultati. Altra buona notizia, il management stima che i biosimilari (i generici dei farmaci biologici) avranno un impatto negativo sugli utili del 2025 inferiore a quanto temuto (800 milioni di franchi svizzeri contro gli 1,2 miliardi precedentemente previsti). Nel complesso, quindi, le prospettive di Roche restano positive e l’azione è, secondo noi, sottovalutata. Acquista.
Come aveva già anticipato, Tesla (433,72 Usd, Isin US88160R1014) ha registrato delle vendite record nel 3° trimestre, ma ha subìto un brusco calo della redditività: una dicotomia che non è piaciuta al mercato, portando il titolo a un calo dell’1,3% settimanale. Il fatturato è in netta crescita nei settori automobilistico (+8%), accumulo di energia (+44%) e servizi (+25%). Tuttavia, il margine industriale (rapporto tra utili industriali e fatturato) è sceso al 5,8% dal 10,8% dello stesso periodo del 2024, a causa di costi più elevati (+50% annuo), di sconti aggressivi e di minori ricavi dai crediti di carbonio (crediti generati da progetti sostenibili che possono essere rivenduti ad aziende o enti per compensare le loro emissioni di CO2). La fine degli incentivi per i veicoli elettrici negli Usa peserà ulteriormente sui margini nel 4° trimestre. Abbassiamo, quindi, le nostre stime sul gruppo. L’azione è sopravvalutata e molto rischiosa. Vendi.
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