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News

Paura sulle Borse: crack della banca americana SVB

14 giorni fa - lunedì 13 marzo 2023
Le Borse sembrano nel panico per la paura di crisi bancarie negli Usa come non si vedevano dal 2008. Vediamo che cosa è successo e quali sono le conseguenze dirette e indirette per i risparmiatori italiani.
crack

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Che cosa ha spaventato i mercati

Già nella prima parte della settimana scorsa le Borse avevano tremato. In primo luogo, si è ridimensionato l’entusiasmo sulla crescita economica cinese. Le autorità, infatti, hanno posto obiettivi che sono risultati sotto le attese – e i dati sull’inflazione cinese sembrano giustificare la cautela. In seconda battuta, sia la Banca centrale europea sia quella Usa sono parse determinate nella lotta all’inflazione, che invece in Occidente resta alta, tramite il rialzo dei tassi d’interesse. In particolare, la Banca centrale Usa potrebbe portare i tassi su livelli superiori alle attese (così sarà? Trovi approfondimenti in questo articolo).

Tutto è, però, precipitato sul finire della settimana, complice la chiusura di due banche americane (te ne parliamo diffusamente qui sotto).
Insomma, dopo mesi in cui i dati societari e macroeconomici hanno mostrato una generale inaspettata resilienza al contesto di elevata inflazione ed elevati tassi d’interesse, comincia a serpeggiare qualche timore sul futuro (vedi anche il rallentamento inaspettato delle vendite al dettaglio in Germania).
In questo contesto è necessario calibrare al meglio le strategie d’investimento: cliccando qui puoi consultare le nostre.

Ecco l’andamento della settimana per le Borse consigliate (prima in valuta locale e poi in euro): Australia: -1,9%; -4,4%; Canada: -3,9%; -5,8%; Cina: -6,3%; -7,1%; Corea: -1,5%; -4%; Giappone: +0,8%; +1,4%; Indonesia: -0,3%; -2,1%; Messico: -2,6%; -5,4%; Regno Unito: -2,5%; -2,3%; Svezia: -2,7%; -4,5%; Stati Uniti: -4,6%; -5,4%; Svizzera: -3,8%; -2,5%

 

Chiudono Silvergate Bank e SVB (Silicon Valley Bank): come è successo

Come dicevamo, buona parte del clima negativo della settimana si spiega con il ribasso delle azioni delle banche americane, che in media hanno perso l’11,6%.

Dapprima c’è stata la decisione presa da Silvergate Capital (2,52 Usd, Isin US82837P4081; -56% in settimana; non acquistare e non avere in mano le azioni) di chiudere la sua banca Silvergate Bank, specializzata nel settore delle criptovalute.

Poi, però, c’è stato il caso ancor più clamoroso della banca SVB (106,04 Usd, Isin US78486Q1013; -63% in settimana, contrattazioni delle azioni sospese per commissariamento), operante con piccole imprese del settore tecnologico in California, che è andata in crisi di liquidità ed è stata commissariata dalle autorità Usa.

Entrambi i casi sono simili: le banche si erano specializzate in settori che tra la fine del 2020 e l’inizio del 2021 hanno fatto faville. I loro clienti erano pieni di soldi e li depositavano presso queste banche che, per larga parte, li investivano in titoli di Stato Usa a lunga scadenza. Il mondo, però, cambia e sia le criptovalute, sia il settore tecnologico negli scorsi mesi passano momenti difficili. Quegli stessi clienti che erano pieni di soldi cominciano ad avere bisogno della liquidità in banca e cominciano a ritirarla. Per restituirla le due banche sono costrette a vendere i loro titoli di Stato che, però, nel frattempo hanno visto i loro prezzi scendere. Questo genera perdite di bilancio che spaventano: ancora più clienti chiedono indietro i soldi, generando un circolo vizioso che porta alla chiusura di entrambe le banche.

Quando i tassi d’interesse salgono, i prezzi delle obbligazioni e dei titoli di Stato già sul mercato scendono – è l’unico modo per renderli interessanti rispetto alle nuove emissioni.

 

Impatti sui risparmiatori italiani: diretti…

Quella di Silvergate Bank è una liquidazione volontaria e i correntisti dovrebbero essere tutti rimborsati.

Per SVB le autorità sono invece al lavoro per cercare quanto meno di garantire i depositi – sono garantiti fino a 250.000 dollari dal fondo di garanza bancario Usa, ma i clienti (per lo più società) hanno giacenze nettamente superiori – e cedere la parte buona della banca ad altri soggetti: l’obiettivo è evitare la corsa agli sportelli di altre banche e il panico sui mercati – anche se nelle primissime batture della settimana in corso non sembra aver funzionato (Borse europee a picco).

Non erano banche operanti in Italia, quindi i risparmiatori italiani non dovrebbero essere coinvolti direttamente dalle loro chiusure.

Le azioni tecnologiche soffrono più di altre il rialzo dei tassi d’interesse perché sono società che lavorano su progetti che in molti casi potrebbero dare frutti – in termini di utili e dividendi – solo tra molti anni. In finanza un euro oggi vale di più di un euro domani e questo è tanto più vero quanto più salgono i tassi d’interesse – perché devo investire su qualcosa che mi darà frutti tra tanti anni se posso portare subito a casa un rendimento accettabile?

 

… e indiretti

Ci saranno “contagi” a banche europee? Difficile dirlo, ma le banche europee sono in genere più “diversificate” come clientela e sono diventate generalmente più solide negli ultimi anni.

Insomma, da un punto di vista della solidità la situazione non pare preoccupante: non correre a ritirare i soldi in banca. Ricordiamo che in Italia i soldi sul conto sono garantiti dal Fondo interbancario di tutela dei depositi fino a 100.000 euro per depositante. Vuoi conoscere la solidità della tua banca? Clicca qui. 

Restiamo, però, scettici dal punto di vista della redditività di un investimento in azioni bancarie. I casi ricordano, infatti, come uno scenario di tassi d’interesse elevato possa comunque riservare anche dei risvolti negativi per le banche.

In prima battuta perché tutte le banche, chi più, chi meno, hanno sempre una parte di liquidità investita in obbligazioni e titoli di Stato: come visto, se si è costretti a vendere questi titoli (che hanno perso terreno per via del rialzo dei tassi d’interesse) si registra una perdita che pesa sul bilancio. Inoltre, i tassi elevati rischiano di ridurre il volume dei prestiti e dei mutui erogati (i clienti li “pagano” più, ma la banca rischia di “venderne” anche meno). Non solo: l’aumento del costo delle rate rischia di incidere sulla capacità di rimborso, con conseguenti perdite per le banche. Infine, in caso di elevate tensioni internazionali le Banche centrali potrebbero imporre limiti sulla distribuzione dei dividendi.

Non consigliamo di acquistare azioni del settore bancario in generale e, in particolare, suggeriamo di non avere azioni di banche italiane in mano.


Le azioni delle banche europee (-3,5% in media) hanno risentito del calo delle colleghe Usa e del calo del 10% delle azioni del Credit Suisse (2,50 franchi svizzeri; Isin CH0012138530), “abbandonato” da uno degli storici azionisti e gravato dai rilievi dell’autorità di controllo dei mercati americana su alcune poste di bilancio. Nonostante il calo notevole in Borsa, le azioni Credit Suisse non sono azioni da avere in mano.

 

Prezzi, variazioni e valutazioni alla chiusura del 10/3/23

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