Un piano per il futuro degli Usa

Dollaro Usa
Dollaro Usa
Dopo il "CARES Act" del 2020 (per un importo di 2.200 miliardi di dollari) e l'American Rescue Plan del 2021, che ha immesso in un'economia americana in forte espansione altri 1.900 miliardi di dollari è arrivato l'Inflation Reduction Act per un importo complessivo di circa 433 miliardi di dollari finalizzato ad affrontare i problemi dell'aumento dei prezzi.
Nonostante il suo nome, l'Inflation Reduction Act non frenerà, però, l'inflazione Usa, almeno per il momento. Secondo il Congressional Budget Office degli Stati Uniti, l'impatto sull'inflazione nel 2022 e nel 2023 sarà trascurabile. Le sue priorità sono altrove e si basano su tre assi principali: in primo luogo, intende rendere gli Stati Uniti più competitivi e indipendenti sul fronte energetico, a partire dalle energie rinnovabili, ma non esclusivamente. In secondo luogo intende ridurre i costi della sanità (limitando il prezzo di alcuni farmaci, coprendo il costo dei vaccini, ecc.). In terzo luogo intende promuovere una maggiore equità fiscale.
La competitività energetica è la priorità assoluta
Circa 369 miliardi di dollari saranno destinati alla transizione energetica e agli aiuti a famiglie e imprese (servizi pubblici, industria, agricoltura) affinché possano adottare soluzioni a minor consumo energetico. Allo stesso tempo, anche gli Stati Uniti hanno capito che l'energia è essenziale, qualunque ne sia la fonte. Pertanto, gli aiuti non si limitano alle energie verdi, ma riguardano anche gli idrocarburi e l'energia nucleare. Inoltre gli Stati Uniti stanno mostrando una visione più ampia anche in tema di idrogeno, una fonte di energia su cui fa molto affidamento pure l'Europa che, però, limita i suoi aiuti allo sviluppo dell'idrogeno verde, prodotto da fonti di energia rinnovabili. Gli Stati Uniti supportano sì in via preferenziale l'idrogeno verde, ma in generale supportano tutto l'idrogeno indipendentemente da come viene prodotto. Abbiamo, quindi, un approccio molto più pragmatico alla questione energetica, che dovrebbe consentire alla più grande economia mondiale - già vicina all'autosufficienza energetica - di diventare leader nel settore delle rinnovabili. Il vantaggio che ne verrà fuori sarà duplice: da un lato, si limiterà l'esposizione dell'economia agli umori del Cremlino o dei paesi del Medio Oriente. Da un altro lato la certezza di un approvvigionamento energetico affidabile ed economico limiterà - nel tempo - le pressioni inflazionistiche. Sostenute dagli aiuti di Stato, sempre più aziende investiranno per localizzare le proprie unità produttive negli Stati Uniti (piuttosto che in Europa, ad esempio).
La conseguenza è che gli Usa diventeranno un formidabile attore internazionale su questo fronte con la conseguenza che l'Europa farà molta fatica ad avere un peso importante, intrappolata com’è tra questo dinamismo americano e la morsa cinese sul fronte di tecnologie come veicoli elettrici, batterie, pannelli solari e turbine eoliche.
I dubbi delle imprese
Naturalmente, una tale politica ha un costo e la Casa Bianca ha stabilito un piano di finanziamento attraverso un aumento delle entrate fiscali per un importo di circa 739 miliardi di dollari entro il 2031. Da quando Joe Biden è salito al potere, gli imprenditori hanno temuto che annullerà il taglio dell'imposta sulle società, approvato da Donald Trump nel 2017. Non lo ha fatto. D'altra parte, le misure annunciate sono accompagnate dall'introduzione di un'aliquota fiscale del 15% per le società i cui profitti superano 1 miliardo di dollari, nonché di una tassa dell'1% sulle operazioni di riacquisto di azioni da parte delle società quotate. Provvedimenti che riguarderanno in definitiva solo un numero ristretto di imprese (circa 150 in termini di aliquota del 15%). L'impatto sarà in definitiva piuttosto limitato per gli azionisti. D'altronde, queste misure dovrebbero consentire di aumentare il gettito fiscale di oltre 300 miliardi di dollari entro il 2031. Ciò rafforza la posizione fiscale del Paese (e quindi l'interesse del detentore di titoli di Stato americano) senza però pesare troppo sul Mercati azionari Usa .e, attraverso l'introduzione di un'aliquota minima per le grandi imprese. L'ufficio del bilancio del Congresso spiega in una frase la principale differenza tra il piano approvato a metà agosto e i piani precedenti: consentirà di ridurre i disavanzi di bilancio e contribuirà a ripulire i conti dello Stato.
Gli effetti a lungo termine sono positivi
L’Inflation Reduction Act potrebbe non ridurre l'inflazione immediatamente, ma avrà comunque un impatto significativo sull'economia americana, soprattutto a lungo termine. Avendo individuato strategicamente i settori in cui la sua economia è in ritardo, Washington ha messo in atto un piano per il futuro. Una visione a lungo termine che le consentirà di diventare leader nella transizione energetica e di competere con la Cina su questo fronte. A pochi mesi dalle elezioni per il Congresso, c'era da temere che questo piano servisse soprattutto come pretesto per dare più denaro alle famiglie, al fine di garantire una vittoria ai Democratici a novembre. Non è così. Sia in termini di crescita che di inflazione, la maggior parte di queste misure sarà visibile solo a medio termine. D'altra parte, gettano sicuramente le basi per un'America ancora più competitiva. E lì, è chiaro che il suo impatto dovrebbe essere molto positivo per un'economia le cui armi saranno ancora più affilate. Continuiamo quindi ad investire negli Stati Uniti, sia nei mercati azionari, presenti in tutti i nostri portafogli, sia nei mercati obbligazionari.
Per le azioni puoi acquistare Etf come Invesco S&P 500 Etf (792,35 euro al 24/8; Isin IE00B3YCGJ38), iShares core S&P 500 (41,51 euro al 24/8; Isin IE0031442068), Lyxor Etf S&P 500 (42,56 euro al 24/8; Isin LU0496786574), oppure Vanguard S&P 500 Etf (79 euro al 24/8; Isin IE00B3XXRP09). Per le obbligazioni ti rimandiamo alla relativa sezione del nostro sito; in alternativa puoi scegliere iShares $ treasury 1-3y acc B (110,44 dollari Usa al 24/8; Isin IE00B3VWN179).
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