In questi giorni non si è fatto altro che parlare del colosso cinese Evergrande e dei suoi problemi a ripagare i debiti. La situazione, al momento in cui ti scriviamo, pare comunque non destinata a precipitare in modo irrimediabile: la società si è detta in grado di far fronte ai pagamenti più immediati ai creditori cinesi per cui ha stanziato 35,9 milioni di dollari (più incerto è se riuscirà a pagare i debiti esteri in scadenza), mentre la Banca centrale cinese ha deciso di far sì che le tensioni su Evergrande non si trasformino in un problema per tutto il sistema Cina e ha deciso di iniettare nell'economia cinese circa un centinaio di miliardi di yuan per dare il segnale preciso del proprio sostegno se non proprio a Evergrande (vedi oltre), almeno ai mercati.
Il colpo di freno al debito societario in Cina è positivo
È importante ricordare che il debito della Cina è molto diverso da quello che conosciamo in Europa. Sia il debito pubblico che quello delle famiglie sono abbastanza limitati, mentre a essere alto è quello delle aziende. L'impatto sulla economia cinese è, quindi, diverso.
Al 133% del PIL nel 2019 secondo il Fmi, è comparabile a quello di PaesiBassi (154%), Francia (150%), Belgio (146%) o dei paesi nordici (143% per la Svezia, 140% per la Norvegia). Resta, invece molto più alto che in Usa (75% del Pil), Giappone (103%), Germania (60%), Regno Unito (71%), Italia (68%), Spagna (93%) o Portogallo (97%).
Pertanto, quando Pechino dice che desidera ridurre il debito per risanare il suo sistema finanziario e renderlo più solido, è proprio dal debito delle società che deve partire, e che questo crei problemi è un fatto difficile da evitare.
Pechino corre ai ripari
In un momento in cui le relazioni con gli Usa sono tese, le autorità di Pechino sono consapevoli del pericolo che eventuali sanzioni finanziarie potrebbero rappresentare . Per questo vogliono rafforzare il loro sistema finanziario, rendendolo in grado di far meglio fronte a possibili shock. Per farlo occorre ridurre il debito.
Non è un fatto scontato: negli ultimi anni le autorità cinesi hanno risposto a ogni problema economico rilanciando il credito a tutti i costi. Quindi siamo in presenza di un cambio di rotta, già segnalato dalla volontà cinese di ridurre l'uso del credito annunciando di accontentarsi di una crescita limitata al 6% nel 2021.
A questo è seguita la limitazione alla concessione del credito con criteri ben precisi. Il debito non deve superare il 70% delle attività (Evergrande è all'83%). Deve esserci un flusso di liquidità in entrata almeno pari al debito a breve termine (Evergrande è al 36%). Il debito netto non deve superare il patrimonio netto (qui siamo a 118%).
Evergrande non è Lehman
Nel momento in cui questo colosso del settore immobiliare dice che probabilmente non sarà in grado di far fronte a tutti i suoi obblighi finanziari (sono milioni di dollari di interessi), la priorità per gli investitori è capire quale sarà l'impatto di un default di Evergrande. Ricordiamo che il suo debito ammonta a circa 300 miliardi di dollari. Diversi fattori ci portano, però, a credere che Pechino abbia la situazione sotto controllo.
In primo luogo, c'è il fattore che fa la differenza con Lehman Brothers: in primo luogo, il debito di Evergrande è circa la metà di quello dell'ex gruppo finanziario americano. In secondo luogo, le sue attività non sono mutui subprime di dubbio valore e interessi limitati, ma attività immobiliari cinesi. Il gigante immobiliare si è indebitato per finanziare la sua espansione, acquistando terreni e costruendo edifici. In un mercato in cui i prezzi immobiliari continuano a crescere del 5-6% all'anno, questi beni mantengono un certo valore.
Se questa dinamica persiste, qualsiasi perdita assunta da un possibile acquirente del portafoglio di Evergrande dovrebbe rivelarsi transitoria. Inoltre, il gruppo è presente in una serie di settori come sanità, assicurazioni, pannelli solari o l'auto (elettrica, ovviamente) che sono promettenti e in cui è facile trovare acquirenti se bisogna cedere attività. Poi, se dovesse accadere il peggio e si dovessero esserci perdite di diverse decine di miliardi, le grandi banche cinesi sono comunque molto ben capitalizzate (a differenza di quanto sta accadendo in Occidente).
Non dimentichiamo che la Cina vuole preservare la pace sociale a tutti i costi, pur evitando una bolla immobiliare. La sua priorità sarà, quindi, di non lasciare senza tetto l’oltre un milione di famiglie che ha pagato un acconto ed è in attesa della consegna del suo appartamento nei prossimi mesi o anni.
L'altra priorità è fermare qualsiasi contagio o panico sui mercati. Un conto è fare di Evergrande un esempio per tutti, un altro è rischiare una grave crisi finanziaria per questo. Scelta tanto più facile in quanto lo Stato cinese ha ampi mezzi finanziari per intervenire direttamente.
Continuiamo, quindi, ad acquistare azioni cinesi come parte dei nostri portafogli Equilibrato e dinamico. I conti pubblici della Cina rimangono sani e il debito pubblico limitato, il nostro portafoglio difensivo continua a vedere la presenza di un 5% di titoli di Stato cinesi.