L'OPEC+, che riunisce i paesi esportatori di petrolio e altri 10 produttori tra cui la Russia, ha deciso di ridurre la sua produzione di 2 milioni di barili al giorno a partire da novembre. Si tratta dell'aggiustamento più forte dal drastico taglio di 10 milioni di barili deciso nella primavera del 2020, quando la prima ondata di Covid aveva portato l'economia globale a un punto morto e ha causato un crollo della domanda di petrolio.
Dopo la riduzione puramente simbolica di 100.000 barili annunciata all'inizio di settembre, i produttori di petrolio hanno deciso di ridurre in maniera significativa la produzione per mettere un freno al calo dei prezzi che ha interessato negli ultimi mesi il petrolio. Con il rallentamento economico globale, la domanda di petrolio sta infatti rallentando ed è necessario un aggiustamento della produzione per bilanciare domanda e offerta. Gli investitori si aspettavano una riduzione compresa tra 1 e 2 milioni e optando per valore massimo della forchetta i membri dell'OPEC+ hanno voluto inviare un chiaro messaggio al mercato: faranno di tutto per mantenere alto il prezzo del petrolio.
Questa non è certo una buona notizia per i Paesi che devono acquistare petrolio, dove l'inflazione è salita a livelli record proprio a causa dell'impennata dei prezzi dell'energia.