La brusca transizione da una politica "zero covid" a un'apertura quasi totale della società cinese non è stata agevole. Il vertiginoso aumento dei contagi (oltre 250 milioni di persone contagiate in poche settimane) ha pesato sull'attività manifatturiera a dicembre 2022. Ad esempio, il PMI, che misura l'attività manifatturiera, si attesta a 47 e il PMI dei servizi a 41,6 (una cifra inferiore a 50 significa una contrazione dell'attività). Si tratta di livelli raggiunti solo all'inizio della pandemia nel 2020. A questo si aggiunge la crisi che sta attraversando il settore immobiliare. L'anno scorso, ad esempio, le vendite di abitazioni sono crollate del 40% a Hong Kong, l'anno peggiore dal 2008.
Tuttavia, non è tutto negativo. Il morale degli imprenditori cinesi è in aumento per l'anno in corso, molti credono che la situazione dovrebbe migliorare già a marzo (dopo le celebrazioni del Capodanno cinese). Condividiamo anche l'idea che una volta superato il picco dell'epidemia, l'economia cinese dovrebbe riprendersi anche se non siamo pronti a rivedere tassi di crescita del 6% o 7%.
La forza dello yuan, i margini di bilancio dello stato cinese che è in grado di rilanciare l'economia se necessario, i risparmi forzati di diverse centinaia di milioni di cinesi desiderosi di consumare e viaggiare sono anche fattori che ci spingono a investire in asset cinesi, sia in obbligazioni come parte di un portafoglio difensivo che in azioni indipendentemente dal profilo previsto.