Se in Italia il quarto trimestre ha mostrato un Pil con una leggera contrazione congiunturale, nella zona euro il +0,1% basta per evitare che l'ultima parte del 2022 sia in contrazione e basta anche a battere le attese di mercato (-0,1%). Sul fronte annuale, invece, la crescita si aferma +1,9%, mostrando un dato, in questo caso, sotto le attese (+2,2%). Sia per quanto riguarda la crescita annuale, sia quella trimestrale, si segnala comunque un rallentamento.
Diversi fattori hanno permesso un tale risultato. In primo luogo, il fatto che, nel loro insieme, gli Stati non hanno esitato a versare centinaia di miliardi di euro sull'economia, solo per aiutare le famiglie e le imprese. Poi c'è il fatto che grazie ad un autunno mite e alla ridotta domanda cinese (a causa di una politica zero-covid), l'approvvigionamento energetico per questo inverno è stato fatto senza troppi problemi e a prezzi inferiori a quanto avremmo potutotemere.Infine, le famiglie avevano accumulato molti risparmi durante la pandemia e non hanno esitato ad attingervi per compensare la perdita di potere d'acquisto dovuta all'elevata inflazione. Nel loro insieme, questi fattori hanno consentito alla domanda di continuare a crescere, così come molte economie dell'area dell'euro.
Tuttavia, il futuro rimane molto incerto:
- L'aumento dei tassi continuerà nel 2023, rendendo il credito sempre più costoso e pesando sul morale e sulla capacità di famiglie e imprese di investire e spendere.
- Con il ritorno della domanda cinese e la necessità di ricostituire le scorte energetiche senza ricorrere all'approvvigionamento russo, è probabile che i prezzi dell'energia e l'incertezza dell'offerta ritornino verso la fine dell'anno.
- L'inflazione diminuirà, ma rimarrà elevata, ben al di sopra degli obiettivi della Bce
- E soprattutto, dopo un inizio di decennio segnato da ondate di spesa pubblica seguite alla pandemia prima e alla guerra in Ucraina poi, gli Stati non avranno necessariamente i mezzi per intervenire finanziariamente per aiutare l'economia.
Pertanto, riteniamo che la maggior parte dei problemi dell'eurozona non sia stata risolta. Le prospettive per i prossimi mesi sono sicuramente migliori di quelle che avevamo previsto qualche mese fa, ma crediamo che le nostre economie stiano solamente riprendendo fiato in vista di quello che promette di essere un periodo molto delicato. Confermiamo dunque i nostri consigli: sì ai bond, ma niente azioni di eurolandia.