Mentre il primo trimestre dell'anno si è chiuso con una debole crescita, pari allo 0,1% rispetto al trimestre precedente e allo 0,2%rispetto ad un anno fa, la Banca centrale inglese, la Bank of England (BoE), ha rivisto al rialzo i suoi tassi d’interesse.
Si tratta del 12° aumento dei tassi di riferimento da dicembre 2021 e ora il costo del denaro è al 4,5%. Ma l’ultima riunione ha fatto registrare anche un cambiamento a livello di comunicazione da parte delle autorità londinesi.
Fino alla precedente riunione, infatti, la BoE segnalava che sarebbe giunto il momento di porre fine al ciclo di aumenti nel costo del denaro, poiché l'economia sarebbe dovuta entrare in una recessione superficiale, ma lunga, e l'inflazione sarebbe dovuta scendere rapidamente a partire dalla fine dell'anno. Ora invece si prospetta un lungo periodo di crescita debole con un mercato del lavoro ancora teso e un'inflazione più persistente, che rimarrà elevata nel 2023 come nel 2024, tornando all’obiettivo del 2% solo nel 2025.
Su questo fronte, il Regno Unito è attualmente è il più attardato tra i Paesi del G7. A marzo, l'inflazione era ancora del 10,1%. Per combatterla, la Banca d'Inghilterra dovrà alzare ancora i tassi, con i mercati che si aspettano un picco di circa il 5%. Questo dovrebbe continuare a sostenere la sterlina britannica, una delle poche valute che si è (leggermente) apprezzata rispetto all'euro quest'anno, ma l'inflazione persistente e l'aumento del costo del credito in un Paese in cui i consumatori sono fortemente indebitati peseranno sulla crescita.
Le prospettive per l'economia britannica rimangono quindi difficili e dunque anche puntare sui bond in sterline al momento non è una soluzione che consigliamo. Manteniamo però l'esposizione alla Borsa di Londra, un mercato economico, in gran parte costituito da società multinazionali con un profilo difensivo, i cui orizzonti vanno ben oltre le isole britanniche. Per quanto riguarda i bond, non sono invece da acquistare.