Inizia il ritiro…

Obbligazioni
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La scorsa settimana, inutile quasi dirlo, tutti i riflettori erano puntati sulla Fed, la Banca centrale Usa. Il mercato si aspettava indicazioni sulle sorti del piano di acquisti di titoli e, anche se non c’è stato alcun annuncio ufficiale, è arrivata una chiara indicazione. La Fed ha, infatti, dichiarato che, se la ripresa economica resterà sulla strada giusta, un processo graduale di tapering – cioè una progressiva diminuzione degli acquisti di titoli – è la scelta corretta. Dunque, la Fed ha aperto la strada alla riduzione degli stimoli monetari – che potranno essere annunciati già nella prossima riunione di novembre - e non si è fermata solo a questo. Senza eventi negativi sull’economia, il ritmo del tapering è già stato individuato: a metà del prossimo anno gli acquisti di titoli si azzereranno. Ma questa non è stata l’unica novità. Se nelle riunioni precedenti si vedeva il primo rialzo nei tassi nel 2023, ora si fa strada l’ipotesi che il primo ritocco al costo del denaro possa arrivare nel 2022 – uno solo in tutto l’anno. Anche il ritmo con cui saranno alzati è cambiato rispetto alle precedenti riunioni. Prima le attese erano per due rialzi nel 2023 (e nessuno nel 2022), ora invece oltre a quello del 2022, nel 2023 i rialzi potrebbero addirittura essere 3. In tutto quattro “ritocchi” in due anni, ben due in più rispetto alle stime precedenti.
NOTIZIE DALLE ALTRE BANCHE CENTRALI DEL MONDO
La Bank of England, la Banca centrale inglese, ha deciso di mantenere i tassi di interesse allo 0,10%, confermando anche il piano di acquisti di titoli.
Tassi invariati, e sempre in territorio negativo, per la Banca centrale svizzera, che come da attese ha lasciato i tassi fermi a -0,75%.
Quali sono le previsioni sui tassi?
Le colonne rappresentano il valore dei tassi ufficiali previsti dai membri della Fed per il 2021, 2022 e 2023.
La reazione dei mercati a stelle e strisce è stata quella di un rialzo dei tassi per i bond (+0,05% per quelli ad alto rendimento e per quelli societari e +0,09% per i titoli di Stato) e un apprezzamento del dollaro (+0,5%; 1,171 per fare un euro). Per quanto riguarda i prodotti, le loro caratteristiche (la durata dei bond su cui puntano) sono appropriate per le prospettive di riduzione degli stimoli monetari e rialzo dei tassi (sul punto vedi anche pagina 23). Dunque, vengono tutti confermati. Il risultato finale del rialzo del dollaro e di quello dei tassi è stato di un sostanziale pareggio per iShares $ Treasury Bond 3-7yr e iShares $ high yield corporate bond e di un +0,5% per AXA WF US dynamic high yield bonds A.
In Norvegia si alza
Se la Fed ha aperto la porta alle prossime mosse, c’è chi come la Banca centrale norvegese è già passata dalle parole ai fatti, alzando come da attese (vedi Altroconsumo Finanza n° 1429) il costo del denaro da zero allo 0,25%. Secondo l’Istituto di Oslo l’economia norvegese sta tornando alla normalità dopo la pandemia e le attuali condizioni dell’economia – il Pil è previsto a +3%, la disoccupazione al 3,1% in calo dal 4,9% dell’anno scorso – giustificano un rialzo dei tassi d’interesse. La corona ha, così, reagito con un +0,3% (ce ne vogliono 10,089 per fare un euro), era già salita anche la settimana precedente scontando in anticipo la mossa della Banca centrale, e questo ha portato Nordea 1 norwegian bond BP a chiudere con un +0,3%.
Svezia e giappone non ci pensano nemmeno
Chi invece non ritiene ancora necessario ritirare gli stimoli monetari sono la Svezia e il Giappone. La Riksbank, la Banca centrale svedese, ha confermato i tassi a zero e si attende che rimangano ancora a questo livello fino al terzo trimestre del 2024. A una prospettiva di 3 anni con ancora tassi a zero la Riksbank ha poi fatto sapere che affiancherà anche acquisti di titoli nel corso del quarto trimestre 2021, in linea con le precedenti decisioni. Questa presa di posizione arriva anche se l’economia svedese si è ripresa rapidamente e tanto da rivedere al rialzo le stime per il Pil del 2021 a +4,7% da +4,2% e quelle dell’inflazione da +1,6% a+2%. L’inflazione, però, tornerà a scendere dopo il 2022 e quindi la politica monetaria deve rimanere espansiva affinché il carovita sia durevolmente vicino all’obiettivo del 2%. La corona svedese ha reagito a queste indicazioni con un +0,2% (ce ne vogliono 10,138 per un euro) e anche Nordea 1 swedish short term bond ha messo su lo 0,2%.
Anche la Bank of Japan, la Banca centrale del Giappone, continua con la sua politica monetaria ultra-espansiva. Nella riunione della scorsa settimana ha, infatti, mantenuto i tassi ufficiali a -0,1% e confermato l’obiettivo di mantenere i rendimenti dei titoli a 10 anni intorno allo 0%. Ha, inoltre, confermato il piano di acquisti di Etf in Borsa e di obbligazioni per sostenere l’economia, dato che quest’ultima continua a crescere, pur rimanendo in uno stato grave a causa dell’impatto della pandemia. La reazione a queste decisioni, ampiamente attese dal mercato, è stata positiva per lo yen (+0,1%; ce ne vogliono 129,49 per fare un euro), così come per l’Etf Ubs Japan treasury 1-3y (+0,1%).
La Cina alle prese con l’immobiliare
La situazione del colosso immobiliare Evergrande – trovi un approfondimento sul nostro sito www.altroconsumo.it/finanza/investire/mercati-e-valute/ultime-notizie/2021/09/evergrande-non-e-lehman-brothers - non ha avuto grosse ripercussioni sullo yuan cinese, che ha chiuso la settimana con un +0,3% (7,58 per fare un euro) e di conseguenza anche l’Etf iShares China CNY Bond ucits ha guadagnato (+0,4%).
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