Investire in dollari: gestione del rischio e strumenti utili
Gestire il rischio di cambio del dollaro
Gestire il rischio di cambio del dollaro
Quando si sceglie di investire in una valuta diversa dall’euro, come ad esempio il dollaro statunitense, ci si espone inevitabilmente al cosiddetto rischio di cambio. Questo rischio, tuttavia, può essere gestito in diversi modi. Una delle strategie più efficaci è rappresentata dalla copertura naturale, ovvero dalla diversificazione geografica e valutaria del portafoglio. Investire in strumenti finanziari denominati in diverse valute, con scadenze e pagamenti di cedole distribuite nel tempo; dunque, implementare non solo una diversificazione geografica, ma anche temporale, permette di attenuare l’impatto delle oscillazioni valutarie.
La gestione del rischio cambio non significa eliminarlo del tutto, ma ridurlo attraverso una combinazione equilibrata di fattori: diversificazione valutaria, strategie obbligazionarie su varie scadenze (come la strategia ladder), orizzonte temporale d’investimento adeguato e diversificazione a livello di prodotto. Così facendo, anche su valute storicamente volatili, si può ottenere un posizionamento stabile e potenzialmente redditizio nel lungo periodo.
PRODOTTO PER PRODOTTO
Un’obbligazione ha una scadenza definita: alla data di rimborso, il capitale viene restituito al valore nominale. Tuttavia, se il rimborso avviene in un momento in cui la valuta si è deprezzata, si possono generare minusvalenze. Con gli ETF questo problema non esiste, perché non vi è una scadenza: l’investitore può scegliere il momento più opportuno per vendere, approfittando delle variazioni favorevole del mercato e dei tassi di interesse.
Abbiamo citato i tassi d’interesse non a caso, perché il rischio tassi è sempre presente negli investimenti obbligazionari. Spesso si pensa che con le obbligazioni questo rischio non c’è, perché basta tenerle fino a scadenza (puoi approfondire qui). In realtà non è proprio così che stanno le cose: mantenendo un bond fino a scadenza si gestisce il rischio tassi attraverso un periodo di detenzione coerente con la duration del titolo. Infatti, c’è una regola: il rischio tassi si elimina con un periodo di detenzione del bond pari o superiore alla sua duration. Ora, con la sola esclusione di bond zero coupon, in cui duration e scadenza coincidono, nelle obbligazioni con cedola la duration è inferiore alla durata residua. Dunque, se si mantiene il titolo fino a scadenza non si sta facendo altro che applicare la regola per cui si riesce ad annullare il rischio tassi. Nel frattempo, però, il valore di mercato del proprio bond, e quindi anche il valore del proprio patrimonio, continua a variare, anche in perdita, per cui il rischio tassi permane. Quando però si tratta di obbligazioni in valuta estera, il fattore cambio complica la sua situazione: si mantiene fino a scadenza per annullare il rischio tassi, ma aspettare la scadenza potrebbe comportare un rischio cambio, cioè trovarsi in un momento di debolezza del dollaro. si somma a quello dei tassi. Lo stesso vale per un Etf. Il rischio tassi e il rischio cambio si sovrappongono, creando incroci, non per forza favorevole per l’investitore – come visto per i bond.
Un’altra differenza tra bond ed ETF riguarda il cosiddetto rischio di reinvestimento. Con un’obbligazione, alla scadenza, oltre alla possibilità di un deprezzamento del dollaro, bisogna decidere come reinvestire il capitale rimborsato. Se nel frattempo i tassi sono scesi, si reinveste con rendimenti inferiori e questo influenza negativamente il rendimento totale della quota in dollari. Con un ETF, invece, questo rischio di reinvestimento non c’è, perché non vi è scadenza. Il rischio non si vede, più che altro, perché ovviamente l’Etf deve continuare a sostituire i bond in cui investe per mantenere la duration del portafoglio fissa, per cui anche lui reinvestirà in bond con rendimenti inferiori, ma è anche vero che in situazioni di cali dei tassi, i nuovi bond in pancia avranno rendimenti inferiori, ma nel frattempo gli altri bond avranno visto crescere il loro prezzo, perché i tassi sono scesi, con riflessi postivi sul prezzo dell’Etf.
Una strategia utile per mitigare il rischio di cambio e di reinvestimento con le singole obbligazioni consiste nel diversificare temporalmente i flussi di cassa. Ciò significa acquistare obbligazioni con scadenze diverse e cedole pagate in momenti differenti, così da non concentrare il rischio in un unico periodo. È un approccio più impegnativo dal punto di vista operativo, ma offre una gestione più bilanciata del rischio.
Un altro strumento interessante per gestire l’esposizione valutaria è il conto remunerato in dollari. Esso consente di ottenere interessi sulla liquidità in valuta estera, mantenendo la possibilità di scegliere il momento più conveniente per la conversione in euro. Inoltre, un conto di questo tipo ha duration pari a zero, poiché non è influenzato dall’andamento dei tassi di mercato: rappresenta quindi una forma di liquidità che elimina il rischio legato alla duration e i suoi impatti sul capitale. Rimane però un rischio tassi nel senso che i tassi con cui viene remunerato un conto possono variare :se per esempio la Fed tagliati i tassi, quelli offerti dal conto in dollari, esattamente come succede sui conti depositi in euro, vengono ridotti (e viceversa).
LA COMBINAZIONE VINCENTE: DIVERSIFICARE STRUMENTI E ORIZZONTI
Come visto, ogni strumento ha i suoi punti di forza e di debolezza. Per questo motivo, la soluzione ottimale consiste nel combinare ETF, obbligazioni e conti remunerati in dollari, integrandoli in un portafoglio ben diversificato non solo per area geografica, ma anche per scadenze temporale e tipologia di strumenti. In questo modo, l’investitore può sfruttare i vantaggi specifici di ciascuno, riducendo al tempo stesso gli svantaggi. Si tratta di un approccio completo alla gestione del rischio cambio e dei tassi, ideale per chi desidera investire in modo consapevole e bilanciato sui mercati valutari internazionali. Qui trovi un’indicazione pratica su come implementare tutto questo nei tuoi portafogli.
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