Inflazione? La Bce la ridimensiona

Obbligazioni
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L’inflazione continua a essere l’indiscussa protagonista sui mercati e nelle tematiche trattate dalle Banche centrali e dai loro governatori. La scorsa settimana il dato sul carovita della zona euro relativo al mese di settembre ha fatto segnare un +3,4%, più alto di quanto atteso dal mercato (+3,3%), ma anche in accelerazione rispetto al mese precedente (+3%). Il governatore della Banca centrale europea ha, però, gettato acqua sul fuoco sul tema inflazione, dichiarando che una volta che saranno passati gli effetti dalla pandemia – come mancanza di materie prime e materiali –l’inflazione tornerà a calare. Ma non è tutto. Tenendo conto del calo dell’inflazione durante i periodi della pandemia nel 2020, il rialzo di questi mesi non fa altro che compensare quei mesi in cui il carovita era troppo basso. In sintesi, questa fiammata ha portato l’indice generale dei prezzi allo stesso livello in cui sarebbe stato in assenza della pandemia e del conseguente calo dei prezzi – vedi grafico. In pratica: siccome i prezzi sono su un livello che ci sarebbe comunque stato anche in tempi “normali”, cioè senza pandemia, la situazione è meno pericolosa di quanto possa far credere un singolo dato mensile anche molto alto.
Il dato preliminare sull’inflazione italiana di settembre parla di un carovita al +2,6%, superiore al +2,4% atteso e in accelerazione rispetto al +2% di agosto.
INFLAZIONE: COM’E' ANDATA e COME SAREBBE ANDATA
La linea in grassetto rappresenta l’indice dei prezzi al consumo della zona euro, quella sottile rappresenta invece l’andamento dei prezzi senza il calo durante la pandemia e l’impennata di questi mesi.
Le parole della Banca centrale europea hanno, insomma, ridimensionato la paura e la gravità dell’inflazione, almeno per ora, e anche le prospettive sui tassi sono in linea con questa visione. Sempre il governatore della Bce ha, infatti, detto che non vede motivi per alzare i tassi nel 2023: si prospettano perciò anche lunghi periodi con un costo del denaro basso. In questo contesto confermiamo la nostra posizione sui bond in euro, sia in termini di quanto devono pesare all’interno dei nostri portafogli, sia in termini di prodotti. Per la parte da dedicare ai bond societari puoi continuare a puntare su Schroder ISF EURO Corp Bd A Acc (-0,3% la scorsa settimana) oppure iShares € Corp. Bond BBB-BB (-0,1%). Per quanto riguarda i bond ad alto rendimento il prodotto migliore è Amundi high yield liquid (-0,5%).
USA: I DATI CONVINCONO
Anche sull’altra sponda dell’Atlantico il governatore della Banca centrale Usa ha smorzato le problematiche inflattive. Benché il rialzo dei prezzi sia stato maggiore e più duraturo del previsto, l’inflazione tornerà a diminuire e, così facendo, dovrebbe tornare verso l’obiettivo del 2% a più lungo termine. Sul fronte economico i dati che arrivano dagli Stati Uniti sono confortanti, con un Pil del secondo trimestre a +6,7% (sopra le attese) e un’attività manifatturiera che cresce più del previsto – vedi a lato e il grafico qui sotto. Se queste dinamiche si confermeranno anche nei prossimi mesi, allora entro fine anno la Fed, la Banca centrale Usa, inizierà a ridurre gli acquisti di titoli.
Nel frattempo, sui mercati continua la tendenza a un rialzo nei tassi d’interesse (sulle scadenze lunghe, mentre su quelle più corte i tassi sono rimasti pressoché fermi) così come il rafforzamento del dollaro (+1% la scorsa settimana; ora ce ne vogliono 1,16 per un euro). Si tratta di uno scenario che prevediamo, e di cui ti abbiamo parlato, da diverso tempo e anche i nostri consigli sull’obbligazionario Usa sono da tempo sintonizzati su queste attese.
Ti confermiamo dunque la tipologia di bond in dollari su cui puntare (titoli di Stato o societari a seconda del portafoglio che replichi), il loro peso e i prodotti con cui puntarci. Per quanto riguarda l’andamento settimanale dei tuoi investimenti in dollari, l’apprezzamento della valuta a stelle e strisce ha fatto guadagnare l’1,1% a iShares $ Treasury Bond 3-7yr, lo 0,7% a iShares $ high yield corporate bond e lo 0,8% ad AXA WF US dynamic high yield bonds A.
Per la corona svedese (-0,2%; 10,15 per un euro) continua a scegliere Nordea 1 swedish short term bond (-0,1%), mentre per quella norvegese (+0,7%; 10,02 per un euro) il prodotto da comprare è Nordea 1 norwegian bond BP (+0,2%).
Per lo yen giapponese (+0,4%; 128,97 per un euro) continua a puntare su Ubs Japan treasury 1-3y (+0,7%) e per lo yuan cinese (+1,4%; 7,47 per un euro) punta su iShares China CNY Bond ucits (+1,7%).
ISM MANIFATTURIERO: IN COSTANTE RECUPERO
L’indice Ism continua a stazionare abbondantemente sopra i 50 punti, sintomo di un settore manifatturiero a stelle e strisce in forte espansione. Il dato di settembre ha fatto segnare 61,1 punti, sopra le attese di 59,6. L’indice ISM manifatturiero (il nome viene da “Institute of Supply Management”, l’istituto che lo calcola) registra lo stato di salute dell'attività manifatturiera. Se l’indice presenta un valore inferiore al 50, significa che l’attività manifatturiera si è contratta, mentre se il valore è superiore a 50 significa che l’attività è in espansione.
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