Tutti parlano di inflazione

Tutti parlano di inflazione
Tutti parlano di inflazione
Il Fondo monetario internazionale ha dato un anticipo del suo report sullo stato di salute dell’economia mondiale pubblicando la parte riguardante l’inflazione, uno degli argomenti che più tengono banco di questi tempi. A livello mondiale il carovita salirà fino a fine anno, per poi tornare a scendere nella seconda metà del 2022. Le aspettative di lungo termine sull’inflazione, poi, sono comunque ben ancorate al 2%, per cui al momento, si continua a sposare la linea che la fiammata inflazionistica attuale sia temporanea. C’è però una serie di rischi che permangono e che potrebbero far accelerare ulteriormente il carovita e renderlo più duraturo. Tra i fattori di rischio il Fondo cita l’aumento del prezzo delle case, la carenza di materiali per la produzione, le pressioni sul costo del cibo, la corsa dei beni energetici e il deprezzamento delle valute nei mercati emergenti. Per quanto riguarda i tuoi investimenti, come ti diciamo anche a pagina 1, questa attuale configurazione del carovita ci porta a privilegiare i mercati maturi anziché quelli emergenti e quindi ti confermiamo le nostre strategie di portafoglio.
L’inflazione nelle varie parti del mondo
La linea in grassetto rappresenta l’andamento dell’inflazione dei Paesi sviluppati, quella intermedia l’inflazione nei Paesi emergenti, mentre quella sottile è il carovita nei Paesi in via di sviluppo.
Per la parte da dedicare ai bond societari puoi continuare a puntare su Schroder ISF EURO Corp Bd A Acc (-0,4% la scorsa settimana) oppure iShares € Corp. Bond BBB-BB (-0,4%). Per quanto riguarda i bond ad alto rendimento il prodotto migliore è Amundi high yield liquid (-0,7%).
Il dollaro e i titoli di Stato Usa
Negli ultimi tempi l’andamento del dollaro (linea sottile, scala destra) ha seguito al rialzo l’andamento dei rendimenti dei titoli di Stato decennali (linea in grassetto, scala sinistra).
In tema di Banche centrali che iniziano a ridurre gli stimoli monetari s’inseriscono le decisioni della scorsa settimana della Banca centrale polacca, che, a sorpresa, ha alzato i tassi dallo 0,1% allo 0,5%. Anche la Banca centrale della Nuova Zelanda ha alzato il costo del denaro, questa volta in linea con le attese di mercato, dallo 0,25% allo 0,5%. Lo zloty polacco e il dollaro neozelandese non sono valute al momento interessanti.
Strettamente legate all’inflazione sono anche le mosse delle Banche centrali in tema di politica monetaria. Questa settimana ci saranno dati sul carovita di diversi Paesi le cui valute sono presenti nei nostri portafogli e tra questi ci sono gli Stati Uniti. Oltre ai dati sul carovita, però, a tenere banco saranno i verbali dell’ultima riunione della Fed, la Banca centrale Usa, riguardo ai quali i mercati saranno molti attenti a cogliere tutte le possibili indicazioni su quando la Fed inizierà a ridurre gli stimoli monetari.
La Banca centrale Usa inizierà a ridurre gli acquisti di titoli alla fine di quest’anno o agli inizi del 2022. Resta dunque da capire se l’annuncio ufficiale arriverà nella riunione di novembre oppure in quella di dicembre. I mercati, però, tendono ad anticipare sempre la notizia ufficiale e già si stanno preparando a questo evento, visto che solo nell’ultimo mese il dollaro ha guadagnato più del 2% nei confronti dell’euro, mentre il rendimento di un titolo di Stato Usa è salito all’1,61% dall’1,35%. Guardando invece alla settimana appena trascorsa, la tendenza dell’ultimo mese è stata confermata: il dollaro ha guadagnato (+0,3%; ce ne vogliono 1,156 per un euro), mentre i tassi sono saliti di uno 0,13% per i titoli di Stato e di uno 0,05% per i bond ad alto rendimento. Tutto questo ha fatto perdere lo 0,3% a iShares $ Treasury Bond 3-7yr, mentre iShares $ high yield corporate bond ha perso lo 0,2% e AXA WF US dynamic high yield bonds A è rimasto al palo.
Negli Usa la scorsa settimana si è saputo che il numero di posti di lavoro creati a settembre è stato inferiore alle attese, 194.00 contro i 500.000 previsti, ma il tasso di disoccupazione è sceso al 4,8% dal 5,2%, meglio delle attese fissate al 5,1%.
Euro debole sulle altre valute
Per quanto riguarda le altre valute da noi consigliate, la scorsa settimana le ha viste guadagnare tutte nei confronti dell’euro, con la sola eccezione dello yen giapponese. Ancora una volta a spiccare è l’andamento della corona norvegese, la migliore con il suo +1,4% (ora ce ne vogliono 9,88 per fare un euro) e di conseguenza anche il prodotto consigliato per puntarci, Nordea 1 norwegian bond BP, ha messo a segno il maggior rialzo settimanale (+1,4%).Conferma la sua dinamica positiva anche lo yuan cinese, con un +0,3% settimanale (7,46 per un euro), ma l’Etf iShares China CNY Bond ucits ha chiuso in perdita (-0,1%) a causa del rialzo dei tassi in Cina. Settimana positiva anche il fondo Nordea 1 swedish short term bond, che ha chiuso con un +0,3%, grazie a quanto fatto dalla corona svedese la scorsa settimana (+0,4%; 10,11 per un euro).
Ha chiuso invece in perdita lo yen (-0,3%; 129,32 per un euro), ma anche in questo caso il rialzo dei tassi ha appesantito il risultato dell’Etf Ubs Japan treasury 1-3y (cha ha chiuso in perdita dello 0,8%).
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