Cara inflazione

Inflazione
Inflazione
Tra i temi caldi di queste settimane c’è sicuramente l’inflazione e per quanto riguarda il carovita il dato più atteso era quello degli Stati Uniti. A ottobre l’inflazione a stelle e strisce ha continuato a salire, arrivando a far segnare una crescita del 6,2% rispetto a un anno fa, segnando così un’ulteriore accelerazione (a settembre era +5,4%). L’aumento dei costi di produzione, dovuti alla scarsità di materiali, permane e questo si riflette inevitabilmente sull’inflazione, ma la questione più spinosa è che i problemi di approvvigionamento richiederanno tempo per essere completamente risolti e dunque l’impennata dei costi di produzione non scomparirà da un giorno all’altro. Questo significa che anche l’inflazione, per quanto ritenuta transitoria, rischia di rimanere alta per diverso tempo.
È una situazione molto delicata per la Fed, la Banca centrale Usa, che deve trovare un equilibrio tra la necessità di non frenare la ripresa – il mercato del lavoro necessita ancora tempo per recuperare – e di controllare l’inflazione – l’aumento dei prezzi rischia di erodere il potere d’acquisto delle famiglie e dunque di pesare sui consumi, colonna portante dell’economia Usa.
Inflazione e attese di inflazione
Il continuo rialzo dell’inflazione Usa (linea in grassetto; scala sinistra) ha portato a far alzare anche le attese di mercato per l’inflazione nel lungo periodo (linea sottile; scala destra).
In un contesto come questo, l’impatto sui mercati obbligazionari è stato quello di far aumentare i tassi d’interesse (+0,1% per un decennale), mentre sul mercato valutario il dollaro si è apprezzato sull’euro (+0,6%; 1,144 per un euro). L’effetto finale di questi due andamenti sui prodotti consigliati è stato un +0,3% per iShares $ Treasury Bond 3-7yr, +0,5% per AXA WF US Dynamic HY bonds A e +0,7% iShares $ High Yield Corp Bond.
INFLAZIONE DA TENERE D’OCCHIO UN PO' PER TUTTI
Alle prese con un carovita più alto dell’obiettivo del 2% c’è anche la Norvegia, che a ottobre ha visto l’inflazione crescere del 3,5% rispetto all’anno precedente. Il dato è sotto le attese (+3,9%) e sotto quello fatto registrare a settembre (+4,1%), ma la Banca centrale norvegese ha comunque già provveduto ad alzare i tassi a settembre e lo farà anche a dicembre – per poi proseguire nel 2022. La corona norvegese ha tirato il fiato la scorsa settimana (-0,6%, ne servono 9,95 per fare un euro) dopo i rialzi degli ultimi mesi, ma rimane all’acquisto in tutti e tre i nostri portafogli con il fondo Nordea 1 norwegian bond Bp (-1,1%).
Chi sembra, ma solo a prima vista, non doversi preoccupare del carovita è la Cina, dove l’inflazione di ottobre si è attestata all’1,5%. Fermarsi, però, solo a questo dato sarebbe fuorviante. Prima di tutto perché l’inflazione era solo allo 0,7% a settembre, dunque è raddoppiata in un solo mese. Escludendo poi i prodotti alimentari, il carovita è già al 2,4%. I prezzi alla produzione sono, inoltre, aumentati del 13,5% annuo, il dato più alto registrato dal 1995. Questa impennata dei costi sta cominciando a riflettersi nel prezzo di vendita dei beni di consumo e quindi è probabile che arriverà anche sui dati dell’inflazione dei prossimi mesi. Lo yuan ha comunque guadagnato terreno (+1%; ne servono 7,30 per fare un euro) e il prodotto per acquistare bond in questa valuta è iShares China CNY Bond ucits (+1,1%).
EUROZONA: STIME MIGLIORATE
In Europa è stato invece il momento di fare il punto sullo stato di salute dell’economia. Secondo il bollettino mensile della Bce, il Pil dell’area euro ha segnato una ripresa nel secondo trimestre del 2021 e ci si aspetta un suo ulteriore rafforzamento nel terzo. Quanto al carovita, i rialzi continueranno e il periodo con un’inflazione più elevata durerà più a lungo di quanto inizialmente atteso, ma le prospettive sono già per un calo nel 2022. Se questa è la visione della Bce, i dati comunicati dalla Commissione europea sono sulla stessa lunghezza d’onda. Per quanto riguarda la crescita, le stime sul Pil 2021 parlano di un +5%, leggermente più alto rispetto al dato precedente (+4,8%), mentre per il 2022 le stime sono state limate al ribasso (da +4,5% a +4,3%).
Per quanto riguarda il carovita, le stime sono state anch’esse riviste al rialzo, ma in maniera più consistente: da +1,9% a +2,4% per il 2021 e da +1,4% a +2,2% per il 2022. In generale, dunque, il carovita raggiungerà il massimo in questo 2021 per poi tornare a scendere già dal 2022 e poi proseguire: nel 2023 l’inflazione è attesa all’1,4%. Per i bond societari in euro puoi scegliere uno tra Schroder ISF EURO Corp Bd A Acc (-0,2%) e iShares € Corp. Bond BBB-BB (-0,2%). Per i bond ad alto rendimento compra Amundi high yield liquid (-0,5%).
BTP FUTURA: ritocco delle cedole dal 5° all’8° anno
Il collocamento del BTp Futura si è concluso con una raccolta di circa 3,27 miliardi di euro, un dato inferiore rispetto alla precedente emissione dello scorso aprile (quando furono raccolti 5,48 miliardi). Il Tesoro ha, però, rivisto l’ammontare delle cedole pagate tra il 5° e l’8° anno dall’1,25% all’1,35% (confermato lo 0,75% per quelle dal 1° al 4° anno e all’1,7% quelle dal 9° al 12°). Con questo ritocco alle cedole, se lo hai sottoscritto in emissione, nel migliore dei casi il rendimento sarà dell’1,5% netto annuo, contro l’1,47% con la cedola originaria all’1,25%. Non è dunque un ritocco che modifica la convenienza del BTp Futura. E adesso che arriverà sul mercato? In base ai prezzi di quotazione ti avviseremo se ci saranno occasioni d’acquisto.
Per quanto riguarda l’Italia la Commissione europea ha alzato le stime del Pil dal 5% al 6,2% per il 2021 e dal 4,2% al 4,3% per il 2022. Si tratta di dati superiori (per il 2021) e in linea (nel 2022) con la media europea – vedi tabella.
STIME COMMISSIONE EUROPEA: EUROZONA VS ITALIA | ||||||
Eurozona | Italia | |||||
2021 | 2022 | 2023 | 2021 | 2022 | 2023 | |
Pil | 5% | 4,3% | 2,4% | 6,2% | 4,3% | 2,3% |
Inflazione | 2,4% | 2,2% | 1,4% | 1,8% | 2,1% | 1,4% |
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