Ci vorrà un po’…

Obbligazioni
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Nella zona euro l’inflazione di ottobre è stata confermata al 4,1% annuo, come ci si attendeva e in linea con i dati preliminari. La vera novità arriva dal tempo che ci vorrà per vedere il carovita tornare al 2% obiettivo della Banca centrale europea. Ed è proprio la Bce a confermare che, pur ribadendo che l’inflazione calerà il prossimo anno, bisognerà aspettare più tempo di quanto inizialmente previsto per vederla convergere al 2% - secondo le stime questo avverrà nel 2023. Ciò nonostante, le attese di inflazione sui mercati vedono ancora un carovita ancorato al 2% nel lungo periodo. Per quanto riguarda l’economia, invece, anche il dato sul Pil del terzo trimestre non ha destato sorprese, con la conferma del +2,2% rispetto al trimestre precedente. L’aumento dei contagi in tutta Europa, però, preoccupa per l’impatto che potrà avere sull’economia nel quarto trimestre. Tenendo conto delle incertezze sull’economia e delle aspettative di inflazione, attualmente ancorate al 2%, il governatore della Bce ha voluto smentire le aspettative di mercato per un aumento dei tassi nel 2022, affermando che una stretta monetaria oggi potrebbe pregiudicare la ripresa economica in atto, già cagionevole di suo.
Per le attese di mercato sull’inflazione sul lungo termine la misura che si usa - è il riferimento anche per la Bce – è quella del 5-Year, 5-Year Forward Inflation Expectation Rate. Questo tasso d’interesse misura il tasso di inflazione atteso (in media) nel quinquennio che inizia a cinque anni da oggi.
Attese di inflazione ancora al 2%
Le attese di inflazione dei mercati parlano ancora di un carovita, nel lungo periodo, ancorato all’obiettivo del 2% perseguito dalla Bce.
Lo spread sale, ma è più colpa del bund
Il rialzo dello spread (linea in grassetto) dell’ultimo mese è dovuto al maggior calo dei rendimenti del Bund (linea sottile) rispetto a quelli dei BTp (linea intermedia).
Questa presa di posizione della Bce si è riflessa soprattutto nell’andamento del cambio tra l’euro e il dollaro. La valuta a stelle e strisce si è, infatti, apprezzata sulla divisa europea (+1,6%; ce ne vogliono 1,127 per fare un euro). Per quanto riguarda i tassi d’interesse della zona euro, invece, le parole della Bce hanno causato un, seppure minimo, calo – in media il rendimento di un decennale della zona euro è sceso dello 0,02% la scorsa settimana. I prodotti da noi consigliati (Schroder ISF EURO Corp Bd A Acc, iShares € Corp. Bond BBB-BB e Amundi high yield liquid) hanno chiuso tutti pressoché invariati la scorsa settimana.
Per quanto riguarda invece gli investimenti in dollari, l’apprezzamento della valuta americana ha sostenuto le quotazioni dei prodotti che ti consigliamo: +1,4% per iShares $ Treasury Bond 3-7yr, +1,3% per AXA WF US Dynamic HY bonds A e +0,8% per iShares $ High Yield Corp Bond.
Anche il Giappone è stato interessato da dati sia sul Pil, sia sul carovita ed in entrambi i casi le notizie hanno deluso le attese. Nel terzo trimestre l’economia giapponese si è contratto dello 0,8% rispetto al trimestre precedente, facendo così nettamente peggio delle attese (-0,2%). L’inflazione ha fatto segnare uno 0,1% annuo, in linea con le attese, in ottobre. Tutto questo si è riflesso sulle quotazioni dello yen che ha ceduto l’1,8% la scorsa settimana (ce ne vogliono 128,22 per fare un euro) e questo si è riflesso in maniera positiva anche sull’andamento dell’Etf Ubs Japan treasury 1-3y (+1,2%)
Se in Giappone l’inflazione non è un problema, o meglio, lo è perché troppo bassa, anche la Svezia fronteggia un carovita più alto del 2%. A ottobre è arrivato al 2,8% annuo – in salita dal 2,5% di settembre – aumentando così anche più delle attese (+2,7%). La corona svedese ha reagito cedendo lo 0,9% (ne servono 10,096 per un euro) e il fondo Nordea 1 swedish short term bond ha invece chiuso con un -0,8%.
In Cina a ottobre le vendite al dettaglio e la produzione industriale hanno fatto meglio delle attese, mentre gli investimenti hanno deluso. Lo yuan ha reagito con un +1,4% (ce ne vogliono 7,20 per fare un euro) e l’Etf iShares China CNY Bond ucits ha messo su l’1,1%.
Uno sguardo ai BTp
Per quanto riguarda i nostri BTp, lo spread è aumentato nell’ultimo mese da 104,8 a 119,8 punti (equivalente a un +0,15%), ma in realtà il rendimento del nostro BTp decennale, nello stesso periodo, è sceso dello 0,09%. Perché allora lo spread è aumentato? Perché nel frattempo il rendimento del Bund a dieci anni è sceso dello 0,24% e questo ha portato a fare aumentare il differenziale tra tassi italiani e tedeschi.
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