Arrivano le Banche centrali

Obbligazioni
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Le settimane centrali di dicembre si presentano con un calendario molto fitto in tema di Banche centrali. Tra la settimana appena trascorsa e questa in cui ci stai leggendo, gli Istituti monetari di tutto il mondo sono impegnati nelle loro consuete riunioni per decidere cosa fare con le proprie politiche monetarie. Proprio questa settimana quattro Banche centrali dei Paesi di cui ti consigliamo le valute hanno in programma di riunirsi. Ecco come le rispettive economie arrivano a questo appuntamento e cosa bisogna aspettarsi.
In Australia la Banca centrale ha deciso di lasciare i tassi fermi al minimo storico (0,1%). L’inflazione non preoccupa, perché senza contare la componente energetica è al 2,1%, quindi pressoché allineata all’obiettivo prefissato. La Banca centrale non alzerà i tassi fino a quando l’inflazione di fondo – cioè senza tener conto di energia e cibo – non sarà stabilmente tra il 2% e il 3%. Quanto agli acquisti di titoli, continueranno almeno fino a febbraio 2022, poi si valuterà. Le obbligazioni in dollari australiani non sono interessanti.
Anche la Banca centrale canadese ha lasciato i tassi invariati allo 0,25%, come da attese, così come ha lasciato inalterato il piano di reinvestimento di titoli. Il dollaro canadese, e così i bond in questa valuta, non sono interessanti.
Per la settima volta consecutiva la Banca centrale brasiliana ha alzato i tassi. Il motivo è il carovita, che ha superato il 10%, ma non solo. Se vuoi approfondimenti: www.altroconsumo.it/finanza/investire/mercati-e-valute/ultime-notizie/2021/12/stretta-monetaria-brasile. Ricordati che i bond in real brasiliani sono da vendere.
La Banca Centrale indiana non ha modificato i tassi di interesse nella sua ultima riunione, lasciandoli così al minimo storico del 4%. Per il futuro, le autorità monetarie indiane manterranno una politica monetaria accomodante per tutto il tempo necessario. La loro priorità è infatti sostenere la ripresa economica, vista anche un’inflazione tutto sommato contenuta. I bond in rupie indiane non sono interessanti. Per approfondire: https://www.altroconsumo.it/finanza/investire/mercati-e-valute/ultime-notizie/2021/12/tassi-fermi-in-india.
BCE: NUOVE STIME E NUOVE DECISIONI?
Nella zona euro, il Pil del terzo trimestre è cresciuto del 2,2% rispetto al trimestre precedente, come da attese, mentre il +3,9% rispetto ai 12 mesi precedenti ha battuto le attese (a +3,7%). L’inflazione, invece, a novembre è stata secondo le stime preliminari pari al 4,9% annuo. Alla riunione di questo giovedì 16 l’economia dell’eurozona si presenta dunque in salute e con un carovita che è nettamente superiore all’obiettivo del 2% annuo – anche se si prevede un calo già dal prossimo gennaio. Inoltre, la riunione di dicembre porta con sé la revisione delle stime su Pil e carovita per i prossimi anni. Con i nuovi dati la Bce potrà discutere il destino del piano di acquisti di titoli lanciato per far fronte alla pandemia: se per quanto riguarda i tassi d’interesse la Bce continua a dire che non li toccherà per tutto il 2022, ben diverso è il discorso per gli acquisti di titoli.
Il mercato è dunque molto interessato a sapere cosa annuncerà l’Istituto di Francoforte per il prossimo marzo, data di scadenza del piano. Le attese sono tutte per una Bce che annuncerà la fine degli acquisti e quindi ciò che interessa e sarà determinante per l’andamento dei mercati saranno le modalità con cui avverrà questa fine degli acquisti di titoli.
La settimana sui mercati obbligazionari europei è trascorsa però in tranquillità e tra i prodotti che ti consigliamo solo Schroder ISF EURO Corp Bd A Acc (-0,1%) ha perso (iShares € Corp. Bond BBB-BB e Amundi high yield liquid hanno messo su, rispettivamente, lo 0,1% e lo 0,3%).
Per i nostri titoli di Stato, invece, il timore della fine degli acquisti di titoli non ha inciso sullo spread, cioè quanto rende in più un BTp decennale rispetto al Bund tedesco di pari durata, che è passato da 130,2 a 129,4 punti: praticamente è rimasto fermo.
2021 positivo per il dollaro
Da inizio anno il dollaro Usa ha guadagnato l’8,9% nei confronti dell’euro.
USA: NOTIZIE DAL TAPERING
Negli Stati Uniti la Fed ha fatto sapere che l’inflazione elevata è sì temporanea, ma non sparirà a breve, e nel frattempo a novembre ha raggiunto il 6,8%, in line con le attese ed ancora in accelerazione rispetto al 6,2% del mese precedente.
Nella riunione di questa settimana la Fed non toccherà i tassi, ma la discussione verterà sulla possibilità di accelerare la riduzione degli acquisti di titoli (il tapering). Con questi dati, infatti, la Fed non è più certa di potere aspettare la metà del 2022 per concludere gli acquisti di titoli. Se sarà velocizzato il tapering, il dato importante che il mercato valuterà attentamente sarà il mese in cui gli acquisti termineranno, perché da quello si potrà conoscere anche la data del primo rialzo dei tassi d’interesse. La settimana è stata, così, positiva per il dollaro (+0,2%; ce ne vogliono 1,127 per fare un euro). Tra i prodotti consigliati iShares $ Treasury Bond 3-7yr ha perso lo 0,3%, mentre AXA WF US Dynamic HY bonds A e iShares $ High Yield Corp Bond hanno messo su, rispettivamente, lo 0,7% e lo 0,6%.
NORVEGIA: ARRIVA UN’ALTRA STRETTA
In Norvegia la Norges Bank, la Banca centrale del Paese scandinavo, aveva già annunciato la volontà di alzare i tassi d’interesse nella riunione di questo dicembre, dallo 0,25% al 0,5%, e i mercati si attendono che la promessa venga mantenuta. Questo anche alla luce del dato sull’inflazione norvegese di novembre, al 5,1% annuo – più alta del 4,8% atteso e del 3,5% del mese precedente. Il rialzo dei tassi di questo mese è poi solo una tappa in un percorso di aumenti del costo del denaro più ampio: la Norges Bank ha già annunciato altri tre rialzi nel 2022. La settimana di attesa è stata positiva per la corona norvegese (+1,5%; ne servono 10,13 per fare un euro) e per il prodotto consigliato: Nordea 1 norwegian bond BP (+1,3%).
GIAPPONE SEMPRE GENEROSO
Il Giappone arriva alla riunione della Bank of Japan con una revisione al ribasso del proprio Pil. Nel terzo trimestre, infatti, l’economia nipponica si è contratta dello 0,9% - le attese erano per un -0,8% - rispetto al trimestre precedente: le nuove restrizioni legate alla pandemia hanno pesato su consumi e fiducia delle imprese. In una situazione del genere la Banca centrale non metterà mano a tassi e acquisti di titoli. Lo yen ha perso lo 0,2% (ce ne vogliono 128,2 per un euro) e Ubs Japan Treasury 1-3y lo 0,4%.
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