Obbligazioni bancarie: è il momento?

Bond bancari: che fare?
Bond bancari: che fare?
Le obbligazioni bancarie sono sempre state presenti nei portafogli degli investitori, un po’ perché spesso proposte dalle stesse banche ai propri clienti, un po’ perché garantivano rendimenti migliori di altri bond, come per esempio i titoli di Stato. Ciò nonostante sono anni, oramai, che non ti consigliamo questo genere di prodotti e anche oggi continuiamo su questa strada. Come mai? I motivi sono diversi. In generale, parlando di bond bancari italiani, ma vale per tutti quelli in euro, i rendimenti sono troppo bassi. Quando diciamo che sono troppo bassi questo vale, prima di tutto, in termini assoluti, e in secondo luogo, ma in realtà è l’aspetto più importante, relativamente al loro rischio. Come puoi vedere nel grafico qui sotto, i bond bancari, al netto di tasse, commissioni di acquisto e bolli di legge, hanno rendimenti sottozero fino a 3 anni e anche su scadenze di 4 e 5 anni siamo poco sopra lo zero. In generale, quindi, non vale la pena investire in qualcosa che non ti rende nulla. Non è colpa dei bond bancari in sé, ma del basso livello dei tassi della zona euro. A questo rendimento assoluto basso, che già di suo basterebbe a sconsigliare tali prodotti, si aggiunge poi la rischiosità. Sia chiaro: dire che i bond bancari sono rischiosi non equivale a dire che falliranno sicuramente. Le obbligazioni bancarie sono, però, diventate più rischiose con la normativa sul bail-in, in quanto, in caso di problemi per una banca, a pagare saranno prima gli azionisti, poi chi ha in mano bond subordinati, successivamente chi ha obbligazioni senior, e infine si arriverà a intaccare i conti (correnti e deposito) per le cifre sopra i 100.000 euro. Queste regole hanno innalzato il livello di rischio di un bond bancario, perché se salta la banca non viene più salvata dallo Stato, pur tenendo conto di quel che hai letto qui. È, quindi, un fattore di rischio che deve riflettersi nei rendimenti. Inoltre, un bond bancario, in quanto tale, oggi è più rischioso di un altro prodotto bancario, il conto deposito.
Le obbligazioni subordinate sono una categoria di bond emessi da banche e aziende il cui rimborso, nel caso di problemi finanziari per l'emittente, avviene successivamente a quello dei creditori ordinari – per esempio, chi ha in mano i bond non subordinati. Sono, di fatto, le obbligazioni più rischiose in assoluto.
I bond senior, detti anche ordinari, sono la tipologia, tra le obbligazioni, più “sicure”: nel caso in cui l’impresa (o la banca, in caso di bond bancari) dovesse fallire e quindi essere sottoposta a liquidazione, i titolari di obbligazioni senior sarebbero i primi ad essere risarciti rispetto ai titolari di obbligazioni subordinate e di azioni.
Se stai sotto i 100.000 euro, anche se la banca ha problemi i tuoi risparmi non vengono toccati – anche le esperienze passate confermano, nella pratica, tutto ciò. Se dunque guardiamo ai rendimenti dei bond bancari, unitamente alla loro rischiosità, si può subito capire come mai ti sconsigliamo questi prodotti a favore dei conti deposito. Questi ultimi ti rendono di più per ogni scadenza – vedi grafico “Bond bancari, bond zona euro e conti deposito” – e sono anche più tutelati in caso di fallimento della banca.
BOND BANCARI, BOND ZONA EURO E CONTI DEPOSITO
Come vedi, per ogni data scadenza, i conti deposito sono la scelta più remunerativa tra tutte le tipologie di investimenti obbligazionari in euro.
Questo però se il conto deposito e il bond sono di una stessa banca. E se le banche sono diverse? Come fare a confrontare la diversa rischiosità? Nella tabella “Stelle e rendimenti a confronto” trovi riportata la rischiosità delle banche che ti offrono i conti deposito consigliati – espressa in stelle – e quella delle banche che ti offrono il bond con il rendimento più alto per ogni data scadenza. Come vedi, i conti deposito ti offrono di più e le banche che li offrono hanno un numero di stelle uguali, se non più alte di quelle dei bond. Quindi hai un rendimento più alto e un rischio inferiore, perché le banche che offrono conti deposito sono più sicure come emittenti e in più i conti sono prodotti più tutelati. Una situazione ottimale. Questo è il motivo per cui oggi non ti diciamo di investire in bond bancari in euro: hai prodotti alternativi che offrono di più con un rischio inferiore.
STELLE E RENDIMENTI A CONFRONTO |
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3 mesi |
6 mesi |
1 anno |
2 anni |
3 anni |
4 anni |
5 anni |
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Rendimento conto deposito |
0,10% |
0,32% |
0,54% |
0,65% |
0,84% |
0,98% |
1,10% |
Rendimento bond bancario |
-1,79% |
-1,51% |
-1,40% |
-0,95% |
-0,20% |
-0,06% |
0,04% |
Stelle banca conto deposito |
3 |
3 |
5 |
5 |
5 |
5 |
5 |
Stelle banca bond bancario |
4 |
3 |
4 |
4 |
4 |
4 |
4 |
Rendimenti netti: tengono conto di tasse, bollo e per i bond commissioni di acquisto dello 0,5% (prezzi al 23/12). Il rendimento |
E I BOND BANCARI NON IN EURO?
Quanto appena visto vale per le obbligazioni bancarie in euro – quindi anche di banche non italiane. E per quelle in una valuta diversa dall’euro? La questione riguarda essenzialmente i bond bancari in dollari Usa, visto che per le altre valute da noi consigliate non ci sono obbligazioni bancarie quotate su Borsa italiana. Anche in questo caso, però, le obbligazioni bancarie non sono consigliate, anzi il loro consiglio è quello di vendere – è allineato a quello dei bond societari, in quanto, di fatto, sono un loro sotto-insieme. Anche in questo caso il motivo risiede nel rendimento offerto da questi prodotti, perché anche in per i bond in dollari ci sono alternative migliori. Nel caso specifico, sono i titoli di Stato Usa oppure i bond ad alto rendimento. Un bond bancario con scadenze inferiori ai 5 anni (sono quelle che consigliamo per l’obbligazionario Usa) ha, infatti, un rendimento lordo medio dell’1,6% annuo, mentre quelli ad alto rendimento sono al 5% lordo. I titoli di stato Usa, invece, pagano lo 0,9%. Tradotto: quanto offre in più un bond bancario Usa rispetto al titolo di Stato non giustifica il maggior rischio di avere in mano queste obbligazioni. I bond ad alto rendimento sono certamente più rischiosi di uno bancario, ma hanno un extra-rendimento tale che ti ripaga del rischio che decidi di sopportare.
Inoltre, questa è la fotografia dello stato attuale. Quando si investe si deve sempre guardare a cosa accadrà, o meglio alle attese di quello che sarà. E in fatto di tassi d’interesse, le prospettive sono di rialzo – oggi negli Usa stanno già aumentando. In quest’ottica, i bond bancari hanno una caratteristica di cui tenere conto: i loro prezzi tendono a reagire di più di quelli dei bond ad alto rendimento se si allarga il differenziale di rendimento con i titoli di Stato. Infatti, se i tassi aumentano, i prezzi dei bond scendono. E questa è una relazione che vale sempre. Quello che può essere differente è, invece, di quanto scende il prezzo di un bond. Ci sono vari indicatori che danno un’idea di quanto sarà questa variazione – vedi qui sotto – e tra questi c’è anche la cosiddetta duration spread.
Cos’è? Ti dice di quanto varia il prezzo di un bond se si allarga dell’1% la differenza tra il rendimento offerto da un’obbligazione e da un titolo di Stato. Per i bond ad alto rendimento questa duration spread è di 2, mentre quella dei bond bancari è di 2,9. Dunque, se il differenziale di rendimento aumenta dell’1%, il prezzo dei bond ad alto rendimento scende del 2%, quello dei bond bancari del 2,9%. I bond bancari tendono, di conseguenza, ad essere più rischiosi in un contesto di rialzo dei tassi.
QUANTO SI MUOVE IL PREZZO?
Tra i diversi indicatori di quanto può variare il prezzo di un bond al variare dei tassi, c’è la duration, in italiano “durata finanziaria di un titolo”, è la misura del rischio di variazione del prezzo di un’obbligazione al variare dei tassi di interesse. Come ti diciamo spesso, i prezzi dei bond si muovono in senso opposto rispetto ai tassi d’interesse: se questi ultimi aumentano, i prezzi dei bond scendono, e viceversa. La duration ti fornisce un’indicazione di quanto scenderebbe il prezzo di un bond se i tassi aumentassero, e, viceversa, di quanto salirebbe il prezzo in caso di un calo dei tassi. Vuoi sapere come si calcola? Qui trovi la risposta.
La duration spread funziona invece così. Oggi il rendimento del titolo di Stato Usa è pari allo 0,9%, quello dei bond bancari Usa è il 1,6%. Lo spread, il differenziale tra questi due rendimenti, è lo 0,7%. Ora immaginiamo che tra un anno il tasso sui titoli di Stato Usa sia sempre allo 0,9% e quello sui bond bancari sia salito al 2,6%. Lo spread è del 1,7%, si è quindi “allargato” rispetto allo 0,7% di partenza. La duration spread ti dice esattamente quanto perderà il prezzo del bond a causa di quell’allargamento dell’1% dello spread.
La duration spread dei bond bancari è di 2,9 e quella dei bond ad alto rendimento è 2. Può essere vista anche in questo modo: per fare perdere l’1% al prezzo del bond bancari, basta che lo spread si allarghi dello 0,34%. Per fare perdere a un bond ad alto rendimento l’1%, lo spread deve invece allargarsi dello 0,5%.
Inoltre, va anche tenuto conto che oggi il differenziale di rendimento tra bond bancari e titoli di Stato, così come quello tra questi ultimi e bond ad alto rendimento, viaggia su minimi storici: è dunque molto probabile che in futuro si amplierà, con conseguenti effetti sui prezzi delle obbligazioni.
LO “SPREAD” DEI BOND USA
Il differenziale di rendimento tra i titoli ad alto rendimento e i titoli di stato (linea in grassetto) e tra questi ultimi e i bond bancari in dollari Usa (linea sottile) è a minimi storici. È dunque probabile un suo allargamento.
E non è tutto. È vero che il rialzo dei tassi impatta negativamente sui prezzi, ma è anche vero che se questo aumento è dovuto ad un miglioramento della situazione economica, anche la situazione dei bond ad alto rendimento migliora e dunque l’impatto negativo sui prezzi è minore. C’è, poi, un’altra caratteristica che li fa preferire ai normali bond bancari. Il rendimento di un bond è dato dall’andamento del prezzo e dalle cedole staccate: quelli ad alto rendimento hanno cedole più generose e grazie a ciò non solo recuperano in fretta i cali dei prezzi dovuti al rialzo dei tassi, ma riescono anche a garantire rendimenti più elevati con il tempo (vedi grafico Bond ad alto rendimento più reattivi).
BOND AD ALTO RENDIMENTO PIÙ REATTIVI
Grazie a cedole e rendimenti più generosi i bond ad alto rendimento (grassetto) riescono a rendere meglio e recuperare in fretta i periodi di rialzo dei tassi rispetto ai bond bancari (linea sottile).
NESSUNA SPERANZA PER CHI INVESTE?
Bisogna dunque proprio rinunciare ai bond bancari? Come detto, il problema sta tutto nel rendimento, ma trovandone di elevati non ci sono motivi per non fare spazio in portafoglio a questi prodotti. Una possibilità, ma solo per speculatori, c’è e si tratta del fondo Lazard capital fi sri rd (143,37 euro; Isin FR0010952796). Punta sui titoli subordinati, quindi i più rischiosi in assoluto di banche (pesano il 92%) e finanziari (8%). I bond che ha in pancia hanno una duration corta, 2 anni, quindi compatibile con la nostra strategia obbligazionaria, ma soprattutto hanno un rendimento medio annuo del 5,2%. Come visto in precedenza, si tratta di rendimenti molto alti che non riusciresti a trovare sul mercato e replicare da solo. Come mai? Il fondo investe anche su titoli con minimi elevati – 100.000 euro – quindi non accessibili a tutti, quotati su mercati su cui potresti non poter operare o su bond complessi o particolarmente rischiosi come le obbligazioni perpetue. Tutti titoli che non compreresti mai da solo e a cui invece, con il fondo, hai accesso; e anche se lo volessi o potessi fare, punteresti solo su uno o pochi bond (saresti dunque esposto alle sorti dell’emittente e della singola obbligazione).
Con il fondo, invece, compri un portafoglio (investe su circa 80 bond) e quindi il rischio si stempera, perché si riduce l’esposizione ad ogni singolo emittente. Ma com’è andata questa gestione negli anni? Da quando è stato lanciato, a fine novembre del 2010, praticamente 11 anni fa, il rendimento medio annuo lordo è stato del 6,4%, quindi decisamente elevato. Si tratta sempre e comunque di un prodotto per speculatori visto che parliamo di titoli subordinati, i più rischiosi di tutti. Inoltre, come vedi dal grafico qui sotto, il fondo ha saputo far meglio anche dei titoli subordinati (non solo finanziari e bancari) in euro, ma ha anche conosciuto anni difficili: nel 2011 ha perso il 17,9%, nel 2018 ha lasciato sul campo il 6,9%. Fino ad oggi, comunque, pur considerando questa rischiosità, ha garantito un rendimento che giustifica una speculazione. In quest’ottica, se cerchi un investimento che possa generare un po’ di rendimenti in più accettando un rischio più elevato, puoi acquistarlo.
LAZARD CONTRO IL MERCATO
Lazard capital fi sri rd (grassetto) da quando è stato lanciato ha fatto meglio dei bond subordinati corporate (linea intermedia) e finanziari (linea sottile) in euro. I rendimenti tengono conto dei dividendi e sono in base 100.
LE BANCHE E LA SOSTENIBLITÀ
L’importanza della sostenibilità e della rilevanza dei rischi climatici non poteva che arrivare anche al settore bancario. Le autorità europee hanno, infatti, concluso la loro revisione su temi come requisiti patrimoniali e meccanismi di sorveglianza del settore bancario e i criteri ESG – ambientali, sociali e di governance – sono entrati a fare parte dei requisiti di cui si deve tener conto. In sintesi, le banche dovranno considerare l’esposizione ai rischi ESG delle proprie attività, negli stress test si terrà conto di questi rischi e le banche dovranno essere trasparenti, comunicando come li gestiscono. La Banca centrale europea ha valutato come le banche tengono conto dei rischi climatici ed ambientali. Il risultato è stato deludente: trovi qui il report. Inoltre, Dal 2022 l’Eba, l’autorità bancaria europea, chiede alle banche la pubblicazione di un nuovo indice: il green asset ratio. Cos’è? È il rapporto tra i prestiti green erogati sul totale dei crediti. È un’indicazione che viene richiesta per mostrare quanto le banche siano attive nella lotta al cambiamento climatico e al perseguimento degli obiettivi di emissioni zero.
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