Tra carovita e rallentamenti

Grafico
Grafico
La scorsa settimana sono stati diversi i dati su inflazione e Pil provenienti dai Paesi le cui valute e obbligazioni ti consigliamo nei nostri portafogli. In generale, seppur con alcune debite eccezioni, la tendenza che si può riscontrare è di un'inflazione che non ha ancora iniziato a rallentare. I dati hanno, infatti, mostrato ancora un carovita di ottobre superiore a quello di settembre. Per quanto riguarda, invece, il Pil, i dati del terzo trimestre delle varie economie mostrano come il rallentamento dell'attività sia iniziato, e in qualche caso sia cominciata anche una contrazione.
Abbiamo parlato di eccezioni per quanto riguarda la dinamica inflattiva e questo riguarda un Paese in particolare, tra l’altro anche di una certa rilevanza: gli Stati Uniti. Negli Usa, infatti, i segnali di una minor pressione sui prezzi si stanno moltiplicando. Dopo la pubblicazione dell'inflazione al 7,7% a ottobre – contro un picco del 9,1% a giugno – è stata la volta dei prezzi alla produzione a rallentare. Questi ultimi sono, infatti, aumentati dell’8% annuo, contro l’8,4% di settembre. Queste cifre, seppur altamente volatili, indicano una tendenza significativa verso prezzi più bassi, dato che i prezzi alla produzione si riflettono poi sui prezzi al consumo.
I prezzi alla produzione Usa su base mensile sono cresciuti solo dello 0,2% - addirittura i prezzi dei servizi sono scesi dello 0,1%.
Prezzi alla produzione in netto calo negli Usa
Pur rimanendo su livelli elevati, il picco dei prezzi alla produzione è lontano negli Usa.
Il Pil norvegese continentale, quello che non tiene conto della produzione e distribuzione di petrolio e gas, nel terzo trimestre ha fatto segnare una crescita dello 0,8%, in rallentamento dall’1,2% del secondo trimestre, ma sopra le attese dello 0,4%. La corona norvegese rimane in portafoglio con Nordea 1 norwegian bond BP (-0,9%).
Tutto ciò si traduce in attese del mercato per un rialzo dei tassi pari allo 0,5% nella prossima riunione (oggi si stima che questa eventualità abbia una probabilità di circa l’85%). Dato che i tassi a breve termine sono ancora più alti di quelli a lungo, rimangono consigliati, per i titoli di Stato, l’Etf iShares $ treasury 1-3y acc B (-0,4%) e, per i titoli ad alto rendimento, un prodotto a scelta tra AXA WF US Dynamic HY bonds A (+0,6%) oppure iShares $ High Yield Corp Bond (-3,1%).
Nella zona euro, il dato di ottobre parla di un carovita al 10,6% annuo, leggermente sotto le attese di 10,7%, ma sempre in accelerazione rispetto al 9,9% di settembre. L’inflazione di fondo, inoltre, fa segnare un 5% annuo, come atteso e dunque ancora in accelerazione rispetto al 4,8% del mese precedente anche senza tener conto, quindi, dei prezzi energetici. Per quanto riguarda l’economia, il Pil nel 3° trimestre è cresciuto solo dello 0,2%, contro lo 0,8% del 2° trimestre e tenendo conto dei dati arrivati nelle scorse settimane dall’industria, il 4° trimestre potrebbe mostrare una contrazione. Da Francoforte fanno sapere che, comunque, i rialzi dei tassi continueranno, anche se il livello finale che toccheranno a conclusione del ciclo di rialzi non è dato saperlo. E non è tutto: nel 2023 inizierà anche la riduzione del bilancio, cioè la Bce, una volta che andranno in scadenza i bond che ha in portafoglio, ne ricomprerà sempre meno. Confermiamo il posizionamento sull’Etf Xtrackers II iBoxx Eurzn Gv Bd YP 1-3 (+0,2%).
Per il nuovo BTp Italia è stata confermata la cedola reale dell’1,6% annuo – alla quale si aggiungerà poi l’inflazione. In totale sono stati raccolti 11,99 miliardi, un dato lontano dall’emissione del 2020 quando la richiesta fu di 22,29 miliardi di euro.
Un altro Paese in cui si è avuta l’accoppiata Pil-inflazione è il Giappone. L’economia nipponica si è contratta dello 0,3% nel terzo trimestre, quando le attese erano per un +0,3%, facendo così segnare un forte rallentamento dal +1,1% del secondo trimestre. L’inflazione, arrivata al 3,7% a ottobre, ha sicuramente pesato, così come lo yen debole ha fatto lievitare il peso e il costo delle importazioni. Lo yen rimane all’acquisto con l’Etf Ubs Japan Treasury 1-3y (-0,9%).
I dati arrivati dalla Cina sono stati tutti sotto le attese, mostrando come la ripresa dell’economia cinese, avvenuta in estate dopo la revoca delle restrizioni, si sta affievolendo. Inoltre, le nuove restrizioni, introdotte ancora una volta per far fronte al Covid, saranno la causa di altri rallentamenti nei prossimi mesi. Infine, per la prima volta da maggio 2020 e dal blocco dell'economia globale a causa del Covid, le esportazioni cinesi sono diminuite a ottobre su base annua. In sintesi, nel breve termine, la Cina deve affrontare sfide significative, ma da una prospettiva di lungo termine il potenziale dell'economia cinese rimane interessante. I bond in yuan sono così confermati con l’Etf iShares China CNY Bond (-1,1%).
Passando ai singoli dati cinesi, solo quello sulla disoccupazione, ferma al 5,5% a ottobre, ha centrato le attese dei mercati. Quanto alla produzione industriale, a ottobre ha fatto segnare un forte rallentamento, dato che è cresciuta solo del 5%, contro attese del 5,2%, ma a settembre il progresso era stato del 6,3%. Meno forte il rallentamento degli investimenti in immobilizzazioni, che sono cresciuti a ottobre a un tasso del 5,8%. Spostandosi ai consumi, le vendite al dettaglio sono addirittura risultate in calo, -0,5% in ottobre, quando le attese erano per un +1% e quando solo un mese fa erano cresciute del 2,5%.
L’inflazione in Svezia a ottobre è salita del 10,9% annuo, sotto le attese dell’11,1%, ma sempre in accelerazione dal 10,8% di settembre. Nella riunione di questo giovedì, la Banca centrale svedese con tutta probabilità continuerà ad alzare i tassi. La corona svedese rimane all’acquisto con Nordea 1 swedish short term bond (-2,4%).
L’export cinese degli ultimi 40 anni
Torna in negativo il dato sull’andamento annuale delle esportazioni cinesi.
Attendi, stiamo caricando il contenuto