Ultimi rialzi dei tassi del 2022…

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Come ampiamente atteso la Fed, la Banca centrale Usa, ha alzato i tassi dello 0,5%, portandoli così in un intervallo tra il 4,25% e il 4,5%. Per quanto riguarda il 2023, invece, sul n° 1489 avevamo detto che il mercato scontava con certezza rialzi totali per l’ammontare di 0,5%, mentre conferiva solo un 50% di possibilità a un livello del costo del denaro al 5,25%, cioè rialzi totali per lo 0,75%. La Fed, invece, ha di fatto comunicato che nel 2023 i tassi arriveranno al 5,25%, per cui è risultata ancora un po’ più restrittiva di quanto atteso. Ma potrebbe non essere finita lì: il governatore Powell ha rimarcato che le indicazioni sul futuro costo del denaro potranno anche essere alzate durante il 2023, se necessario, perché i rischi sull’inflazione restano orientati al rialzo. Le nuove stime della Fed vanno proprio in questa direzione: come vedi in tabella, le stime sull’inflazione sono state alzate rispetto a quelle di settembre. A fronte di questo rialzo c’è stata una forte revisione al ribasso per il Pil Usa del 2023, mentre per il 2024 e 2025 le prospettive sono praticamente le stesse di tre mesi fa. Powell ha confermato che ora si entra in una fase diversa della politica monetaria, in cui è molto più importante pensare a qual è il livello finale che raggiungeranno i tassi e per quanto tempo la politica monetaria resterà restrittiva. In pratica, la Fed ha comunicato il nuovo contesto: stretta più lunga di quanto previsto e un tasso d’interesse finale più elevato.
In generale, la politica monetaria Usa ha percorso gran parte della strada al rialzo, ma non è finita. Potrebbero ancora esserci rialzi inattesi, come annunciato dalla stessa Fed: e sono proprio quelli inattesi, che non sono scontati debitamente all’interno dei prezzi di mercato, che possono incidere sul valore dei prodotti che hai in portafoglio. Per questo, la strategia obbligazionaria sugli Usa non cambia. Rimangono consigliati, per i titoli di Stato Usa, l’Etf iShares $ treasury 1-3y acc B (-0,3%) e, per i titoli ad alto rendimento, un prodotto a scelta tra AXA WF US Dynamic HY bonds A (-0,6%) oppure iShares $ High Yield Corp Bond (-0,8%).
A novembre, l'inflazione negli Stati Uniti è aumentata solo dello 0,1% rispetto al mese precedente; in ottobre l'aumento era dello 0,4%. Su un anno il rincaro è del 7,1%, contro il 7,7% di ottobre e il 7,3% atteso dal mercato. A giugno, l’inflazione era al 9,1% annuo.
LE STIME DELLA FED | |||
2022 | 2023 | 2024 | |
Pil | 0,50% | 0,50% | 1,60% |
Stima precedente | 0,20% | 1,20% | 1,70% |
Disoccupazione | 3,70% | 4,60% | 4,60% |
Stima precedente | 3,80% | 4,40% | 4,40% |
Inflazione | 5,60% | 3,10% | 2,50% |
Stima precedente | 5,40% | 2,80% | 2,30% |
BCE: +0,5% atteso
La Bce ha alzato i tassi dello 0,5%, come da attese, portandoli così al 2,5%, ma non è stata la sola indicazione che è arrivata da Francoforte. Anzi, quella sull’aumento dei tassi era praticamente scontata. Quel che ha impattato maggiormente sui mercati sono state due ulteriori notizie, comunicate sempre dalla Bce. La prima. Il rialzo dei tassi è arrivato a causa della consistente revisione al rialzo delle prospettive di inflazione e questo fa prevedere ulteriori incrementi nel costo del denaro. Che la Bce avrebbe continuato ad alzare i tassi anche nelle prime riunioni del 2023 si sapeva. L’Istituto di Francoforte ha, però, detto non solo che i tassi di interesse devono ancora aumentare, ma anche che lo devono fare in misura significativa a un ritmo costante per raggiungere livelli sufficientemente restrittivi da assicurare un ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo del 2% nel medio termine. Il termine “significativo”, non meglio precisato a livello quantitativo, pesa sui mercati, perché potrebbe voler dire un livello del costo del denaro più alto di quanto preventivamente stimato.
La seconda. Inizia la riduzione del bilancio. A partire dagli inizi di marzo 2023, la Bce reinvestirà solo in parte il capitale rimborsato sui titoli in scadenza. La riduzione sarà pari in media a 15 miliardi di euro al mese sino alla fine del secondo trimestre del 2023. Successivamente verrà determinato di volta in volta a seconda del contesto, e questo ha pesato sui mercati. I rendimenti obbligazionari sono saliti per tutti, ma soprattutto per i titoli di Stato italiani. Dopo tutto, la riduzione del bilancio Bce di fatto significa avere una domanda per i titoli dei vari Stati che si riduce, e non di poco, e chi ne risente di più è inevitabilmente chi deve rifinanziare una quota maggiore di debito che va in scadenza. La rischiosità dei BTp non è un fattore che scopri oggi, se ci leggi. Anche la riduzione del bilancio, di cui ti parliamo da diverse settimane, rientrava tra i fattori di rischio citati per i nostri BTp. Questo ti fa capire perché gli alti tassi dei BTp vanno sfruttati nei tuoi investimenti, ma calmierandone la presenza tramite un mix con altri titoli di Stato della zona euro. In alternativa, puoi scegliere l’Etf Xtrackers II iBoxx Eurzn Gv Bd YP 1-3 (-0,8%).
La riduzione dei reinvestimenti riguarderà solo uno dei due programmi di acquisto lanciati dalla Bce in questi anni. I titoli in scadenza che sono stati acquistati durante la pandemia, infatti, continueranno ad essere reinvestiti almeno sino alla fine del 2024.
BANCA CENTRALE NORVEGESE: RIALZO COME DA ATTESE
Come da attese, vedi n° 1489, la Banca centrale norvegese ha alzato i tassi dello 0,25% portandoli al 2,75%. L’ultimo dato che ha visto l’inflazione in calo in Norvegia non è significativo per tracciare l’evoluzione del carovita e così la Norges Bank ha ritenuto ancora necessario un tasso più elevato per smorzare il carovita, che rimane nettamente al di sopra dell'obiettivo. Inoltre, l’attività nell'economia è ancora elevata e la disoccupazione è rimasta molto bassa. Sono tutti fattori che spingono al rialzo – o mantengono alta – l’inflazione. D’altro canto, l’economia sta rallentando e l'aumento del carovita sta riducendo il potere d'acquisto delle famiglie e un allentamento delle pressioni economiche contribuirà, insieme all’effetto del rialzo dei tassi, a frenare l'inflazione. I rialzi non sono finiti. La Norges Bank vede, infatti, un costo del denaro al 3% nel 2023. Corona norvegese confermata in acquisto con Nordea 1 norwegian bond BP (+0,4%).
In Svezia l’inflazione a novembre è risultata pari all’11,5% annuo, in rialzo, come da attese, dal 10,9% di ottobre. La Riksbank continuerà ad alzare i tassi nel 2023 – non sono più previste riunioni in questo ultimo scorcio del 2022. La corona svedese rimane all’acquisto con Nordea 1 swedish short term bond (-1%).
NOTIZIE DALL’ORIENTE
In Cina i dati di novembre mostrano ancora una volta, e con intensità maggiore, il rallentamento dell’economia. La produzione industriale è cresciuta su base annua del 2,2%, meno della metà di quanto fatto in ottobre (+5%) e mai così poco dallo scorso maggio (le attese erano per un +3,6%). Per il secondo mese consecutivo, inoltre, le vendite al dettaglio hanno fatto segnare un dato negativo e questa volta il rosso è veramente profondo: - 5,9% su base annua. La crescita economica del 2022 sarà di circa il 4%, sotto gli obiettivi, ma la Cina è ben attrezzata per superare le turbolenze di breve periodo. Confermati i bond in yuan con iShares China CNY Bond (-1,9%). Per quanto riguarda il Giappone, come anticipato sul n° 1489, la Banca centrale non toccherà i tassi (a -0,1%) nella riunione di martedì 20. Confermiamo, quindi, il consiglio di acquisto sui bond in yen con Ubs Japan Treasury 1-3y (-0,9%).Attendi, stiamo caricando il contenuto