La settimana delle obbligazioni: dollaro, yen e rating…

La settimana delle obbligazioni
La settimana delle obbligazioni
AREA EURO: C’È UN TAGLIO A OTTOBRE…
Nella zona euro, la scorsa settimana era il momento dell'inflazione di settembre: un dato molto importante visto l'approssimarsi della riunione della Bce di ottobre. In generale, i dati preliminari sul carovita della zona euro di settembre non hanno sorpreso i mercati, ma sono andati esattamente come da attese. Si conferma un processo disinflazionistico all'interno di Eurolandia, ma soprattutto nelle componenti fondamentali come l'inflazione di base la disinflazione procede a passi lenti e pressioni sui prezzi si mantengono ancora elevate, per esempio nei servizi. Se si ragiona sulle prossime scelte della Bce in base ai dati della scorsa settimana, un altro taglio a dicembre è assolutamente possibile se non altamente probabile. I mercati, però, incominciano ad aumentare le loro scommesse su un taglio a ottobre – con una probabilità addirittura del 90%. Come mai? A orientare in questa direzione sono le dichiarazioni della governatrice Lagarde, secondo cui la Banca centrale europea è sempre più ottimista sul fatto di riuscire a tenere sotto controllo l'inflazione e rifletterà su questo aspetto nella sua decisione sui tassi di interesse di ottobre. Sempre la governatrice ha parlato anche di ulteriori elementi che rappresentano pressioni sui prezzi, come l'inflazione salariale: benché rimanga elevata, ha iniziato a rallentare. Filtra, dunque, un ottimismo da parte della Bce che in passato non si era mai avuto e questo fa propendere i mercati per tagli già a ottobre. A rinforzare questa convinzione c’è poi l’attenzione a come va l’economia, il cui rallentamento preoccupa più che in passato.
…MA IL MEDIO ORIENTE HA MONOPLOIZZATO LE ATTENZIONI
Per quanto rilevante potesse essere l'inflazione del Vecchio continente, ciò che ha tenuto banco e che ha determinato, in buona parte, l'andamento dei mercati la scorsa settimana è stata, purtroppo, l'evoluzione della situazione in Medio Oriente. Tra le dirette conseguenze della situazione in Medio Oriente c'è poi anche la decisione di S&P di tagliare il rating di Israele. Il giudizio è stato portato da A+ a A con outlook negativo, c'è quindi la possibilità che in futuro sia ulteriormente abbassato: tutto questo a causa dei rischi sulla sicurezza dovuti all'intensificarsi dei conflitti nell'area. S&P vede infatti aumentare le probabilità che lo scontro con Hezbollah si prolunghi e si intensifichi. I mercati valutari hanno saputo invece fin da subito quale piega prendere.
Il dollaro Usa ha infatti preso immediatamente la strada dei rialzi, in questo caso sfruttando appieno la sua natura di bene-rifugio. Tuttavia, la settimana decisamente positiva del dollaro Usa (+1,2%) è stata determinata anche da un altro dato, molto importante: quello sul mercato del lavoro, che si dimostra ancora in ottima forma e che mostra un'economia statunitense ancora in moderata crescita nonostante l'elevato costo del denaro. Resta ora da vedere se l'inflazione rimarrà contenuta con questo andamento dell'economia e con un mercato del lavoro in salute che sostiene i consumi. Sebbene si tratti solo di dati mensili, soggetti a revisione, i numeri di posti di lavoro creati e il tasso di disoccupazione rendono meno probabile un altro taglio dello 0,5% nella prossima riunione. Secondo i mercati, infatti, c'è il 95% di probabilità di un taglio dello 0,25%. Il restante 5%, dunque una probabilità marginale, punta a un taglio dello 0,5%.
LE PAROLE SONO IMPORTANTI
Non ha, invece, goduto del tradizionale effetto di bene rifugio lo yen. La valuta giapponese ha conosciuto una settimana negativa, ma questo è dovuto a fattori interni. Le dichiarazioni del nuovo Primo Ministro Ishiba hanno, infatti, pesato sulla valuta nipponica, facendole perdere l’1,3%. L'impressione è che il nuovo Primo Ministro stia cercando di trovare il modo più corretto di comunicare con i mercati, visto che, dopo le dichiarazioni che hanno portato al ribasso dello yen, Ishiba è intervenuto nuovamente cercando di correggere il tiro, ma senza successo.
Ciò che non è piaciuto ai mercati è la dichiarazione di Ishiba secondo la quale il Giappone non sarebbe pronto a un ulteriore rialzo dei tassi, dando l'impressione di voler intervenire nelle decisioni della Banca centrale, che per definizione è indipendente, e tale deve rimanere, dalla politica. Successivamente, però, il Primo Ministro ha voluto rincuorare i mercati dicendo che è assolutamente allineato con la posizione della Banca centrale, attualmente impegnata a valutare al meglio se e quando modificare i tassi con un eventuale nuovo rialzo.
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