Obbligazioni con il 200% dell'Euribor e altre legate all'inflazione

Obbligazioni: le novità sul mercato sono da acquistare?
Obbligazioni: le novità sul mercato sono da acquistare?
Ci sono due novità sul mercato tra le obbligazioni. La prima è Sg Issuer Mc Ind 15/11/2034) Eur (100,09; Isin XS2928162945).
Il bond di Société Générale, superato il periodo in cui riconosce la cedola fissa del 5%, cioè solo il primo anno, per i restanti nove anni diventa un titolo inflation linked, perché riconoscerà come cedola il valore dell'inflazione annuale della zona euro. La cedola non potrà essere inferiore al 2,25% (questa obbligazione ha quindi un floor). Per poter puntare ad avere una cedola sempre superiore al 2,25% l'inflazione europea dovrà dunque stabilmente essere superiore a questo valore. Nonostante la cedola iniziale anche elevata, ammettendo che la cedola sia sempre pari al minimo del 2,25%, il rendimento risulta dell’1,63% netto annuo. Di partenza è un rendimento inferiore a quello medio offerto da obbligazioni di pari durata e rating. Si tratta, però, solo del rendimento minimo possibile. Tuttavia, affinché questa obbligazione arrivi ad avere un rendimento simile a quello di bond in euro di pari durata e rating a tasso fisso, bisogna scommettere su un'inflazione che non solo si rialzerà nei prossimi anni, ma che rimanga anche costantemente sopra il 2% obiettivo per molto tempo. Deve infatti attestarsi attorno al 3,5% medio per tutti e nove gli anni.
Il 2% è l'obiettivo della Banca centrale, che punta a realizzarlo in un determinato orizzonte temporale: in altri termini l'obiettivo è centrato non se il carovita è sempre incollato al 2%, ma anche se ci variazioni, contenute, su un livello superiore ed inferiore al 2%. Attestarsi in media per anni al 3,5% non è verosimile. Un'inflazione così sistematicamente più alta non sarebbe compatibile con il mandato della Bce, che interverrebbe per cercare di abbassarla. Dunque, anche se ci possono essere possibili minacce all’orizzonte per il carovita, il livello medio per nove anni che quest’ultimo dovrebbe raggiungere non è molto probabile: scommettere su questa eventualità, non molto probabile, per avere un rendimento allineato ad altri titoli già presenti sul mercato a tasso fisso – dove il rendimento è certo se tenuto fino a scadenza - non è consigliabile. Non acquistare.
La seconda è Unicredit Spa Mc 15/11/37 Eur (99,99; Isin IT0005621450), che pagherà cedole del 4,85% dal 15/11/2025 fino al 15/11/2026 e cedole pari al 200% dell'Euribor 3 mesi (con un massimo del 4,85%) per quelle in pagamento dal 15/11/2027 fino a scadenza.
Il titolo, è un tasso misto e raddoppia il valore che l'Euribor tre mesi assumerà nel corso del tempo per gli anni, in tutto 11, in cui le cedole sono varabili. In precedenza, con altre analisi ci siamo trovati a sconsigliare sullo stesso orizzonte temporale un bond di Unicredit che moltiplicava per il 150% l’Euribor 3 mesi. In questo caso l'indicizzazione è migliore. Basta questo per poterla consigliare? Come detto per il bond precedente di Unicredit, che era stato sconsigliato, 13 anni sono un orizzonte molto lungo per effettuare una qualunque stima sull'andamento dei tassi di interesse – e quindi sul possibile rendimento di questa obbligazione. Si tratta di un investimento molto incerto, con un’un'elevata dose di rischio in termini di andamento dei tassi d’interesse. L’obbligazione ha una scadenza talmente lunga che con tutta probabilità si avranno diversi cicli di tassi, con periodi di rialzo, ribasso e di stabilità.
Approcciamo allora l’analisi in termini di obiettivi e bisogni di investimento. Se quello che si cerca è un bond, anche di lunga scadenza, che paghi con certezza una cedola, allora questa obbligazione non è la più adeguata. Come spesso detto i tassi variabile, per quanto l'indicizzazione della cedola possa essere conveniente, non sono il prodotto più adatto: su orizzonti temporali molto lunghi, se si cerca la certezza di un'entrata periodica, meglio puntare su bond con prezzi un po’ più alti, ma con cedole più generose. Dunque, visto in quest'ottica non è da acquistare.
Se si vuole puntare sul ribasso dei tassi di interesse per guadagnare in termini di prezzo, vendendolo quindi prima della scadenza nel momento più adatto, i tassi variabile hanno una minore sensibilità alla variazione dei tassi, perché le cedole si adattano al livello dei tassi sul mercato. Per investimenti mirati a guadagni in termini di prezzo, dunque, meglio titoli a cedola fissa. In caso di rialzo dei tassi di interesse, invece il prezzo scende meno, vero, ma la presenza di un cap al valore della cedola lo renderebbe un po’ più sensibile alle variazioni di prezzo rispetto ad un’obbligazione a tasso variabile senza cap. Dunque, anche in ottica di stabilizzazione del prezzo in caso di rialzi dei tassi, sarebbe meglio un tasso variabile senza cap.
La scommessa sarebbe che in media, grazie alla moltiplicazione per due del tasso Euribor, la cedola rimanga sempre su un livello tale per cui questo bond tenuto fino a scadenza renda almeno quanto un bond a tasso fisso. Bond Unicredit a tasso fisso con pari durata, purtroppo, non ce ne sono. Facciamo però un confronto con un BTp: su scadenza 2037 si arriva al 3,5% netto. Con una cedola sempre uguale al 4,85%, il bond Unicredit rende il 3,59%. Per uno 0,1%, non sicuro in più, perché l’Euribor dovrebbe essere sempre su livelli che rendono poi la cedola pari al 4,85%, non vale la pena rischiare.
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