La settimana delle obbligazioni: cosa aspettarsi dalle Banche centrali

La settimana delle obbligazioni
La settimana delle obbligazioni
Si entra in un periodo con un calendario molto fitto per le riunioni delle Banche centrali di tutto il mondo. Già questa settimana sono diversi gli Istituti monetari che si riuniscono per decidere cosa fare con i loro tassi d’interesse, e molte altre le seguiranno la prossima settimana. Il panorama delle possibili decisioni si presenta molto eterogeneo, date le diverse situazioni che si devono affrontare nei diversi Paesi.
Tra le Banche centrali che si riuniscono c’è la Bce. La decisione pare ormai scontata: la Bce taglierà i tassi di interesse dello 0,25%. Gli indizi che portano a puntare su questo scenario sono diversi. Lo si vede da alcuni indicatori di mercato considerati anticipatori delle mosse della Bce, come il rendimento dei Bund a breve scadenza, tipicamente quelli a due anni, e l'andamento dei futures sul tasso Euribor a 3 mesi, ma anche dalle dichiarazioni dei diversi esponenti della Bce, che sono state tutte focalizzate sulla necessità di tagliare il costo del denaro. Soprattutto, ci sono state le dichiarazioni della presidente Lagarde, secondo la quale la crescita sarà più debole nel breve termine, a causa del rallentamento del settore dei servizi e della continua contrazione del settore manifatturiero. Un rallentamento nel breve periodo, considerando anche le incognite che gravano su Francia e Germania, sono un ulteriore elemento per tagliare i tassi questa settimana. Per il 2025, invece, ci si attendono altri quattro tagli, tutti da 0,25%, che porterebbero i tassi al livello neutrale.
BRASILE: TASSI SU
L’economia brasiliana nel 2024 ha conosciuto una crescita superiore alle attese, spinta da un mercato del lavoro robusto, disoccupazione bassa, con la conseguente maggiore capacità di spesa da parte delle famiglie, il tutto sostenuto da una spesa pubblica particolarmente generosa. Tutto questo si è ripetuto anche nel terzo trimestre del 2024: il Pil del terzo trimestre brasiliano è infatti cresciuto dello 0,9%, battendo le attese fissate a +0,8%. A livello annuale la crescita è stata del 4%, in questo caso invece in linea con le attese. Questi dati fanno presagire che le pressioni inflazionistiche possano continuare, aggravando così ancora di più il compito della Banca centrale, che questa settimana alzerà ancora una volta i tassi.
AUSTRALIA: TASSI FERMI
La Banca centrale australiana si trova in una delle situazioni più scomode nella conduzione della politica monetaria. L’economia rallenta – il dato sul Pil del terzo trimestre è stato il più lento dal ’91, escludendo il periodo della pandemia, ma l’inflazione rimane ostinatamente alta. Con un rallentamento dell’economia, il taglio ai tassi d’interesse sarebbe giustificato, ma d’altro canto l’inflazione non consente di ridurre il costo del denaro: la Banca centrale lascerà così fermi i tassi questa settimana.
SVIZZERA: TASSI GIÙ
La Svizzera è uno dei Paesi con il tasso di inflazione tra i più bassi in Europa: a novembre, il carovita annuale si è attestato allo 0,7%, ampiamente all’interno della fascia compresa tra lo 0% e il 2% obiettivo della Banca Nazionale svizzera. Per i prossimi mesi, poi, si prevedono ulteriori riduzioni delle pressioni inflazionistiche, oltre al fatto che preoccupa la debolezza della vicina Germania, che potrebbe pesare sull’economia elvetica. È scontato, dunque, che i tassi vengano tagliati.
FED: ECONOMIA FORTE
La Fed si riunirà la prossima settimana, ma nel frattempo il governatore Powell ha fatto sapere che l'economia degli Stati Uniti è solida, con una crescita più alta di quanto atteso, e così la Fed può permettersi di essere più cauta mentre procede a ridurre i tassi di interesse. Dichiarazioni che non mettono a repentaglio il taglio dei tassi della prossima settimana, perché continuano a riflettere la volontà di ridurre il costo del denaro.
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