Nuove obbligazioni per puntare sui tassi?
Quattro nuove obbligazioni
Quattro nuove obbligazioni
Su Borsa Italiana sono state quotate due nuove obbligazioni: Gs Group 6% 17/01/35 Call Usd (99,73; Isin XS2829734057) e Gs Group Fx 4% 17/01/35 Call Eur (99,55; Isin XS2829741698).
In entrambi i casi è previsto il richiamo anticipato già da gennaio 2026: l'emittente potrà dunque decidere di rimborsare in anticipo questi titoli. Com’è capitato di dire più volte, il rimborso anticipato è tanto più probabile quanto più il costo dell'indebitamento è superiore ai rendimenti di mercato. Dunque, se tra un anno i rendimenti sul mercato per un'obbligazione analoga saranno più bassi, l'emittente avrà tutto l'interesse e la convenienza a rimborsare uno dei due titoli, o entrambi, per poi emetterne altri con rendimenti a scadenza più bassi, risparmiando così del denaro. Questo però significa che il capitale che viene rimborsato potrà essere poi reinvestito con un rendimento più basso. È capitato di consigliare delle obbligazioni con l'opzione di rimborso anticipato, ma in quel caso era determinante da quando scattava la possibilità di rimborso. Se la data utile per il rimborso è coerente con il posizionamento sui bond in euro e/o in dollari, allora dato che il periodo minimo di detenzione di questo bond è allineato alla nostra strategia, l'opzione di rimborso anticipata non è un problema. In questo caso, però, non è così.
Per quanto riguarda la zona euro, dalle dichiarazioni della Banca centrale europea tutto lascia presagire che ci saranno ulteriori tagli nei tassi di interesse: dunque i rendimenti tra un anno verosimilmente saranno più bassi. C'è il rischio reale e concreto che il titolo sia rimborsato in anticipo. Per quanto riguarda l'obbligazione in dollari, invece, la situazione è più complessa. La possibilità che la Fed tagli i tassi di interesse ad oggi ci sono ancora, anche se in questo caso il contesto è molto più complesso. La scommessa, se si volesse puntare sul bond in dollari, sarebbe quella che i tassi di interesse rimarranno su livelli relativamente elevati per un periodo di tempo tale per cui il rimborso anticipato potrebbe arrivare tra tre o quattro anni - quindi con una scadenza minima in linea con quella che consigliamo per i bond in dollari Usa. In questo caso la scommessa andrebbe a buon fine se e solamente se si verificasse un preciso contesto di mercato, che in generale potrebbe non essere così probabile. Dunque, non acquistare nessuna di queste due obbligazioni.
OBBLIGAZIONI SG
Quanto detto per le obbligazioni di Goldman Sachs vale anche per le due nuove obbligazioni di Société Générale, in quanto anch’esse hanno un’opzione call esercitabile già dal 2026. Stiamo parlando di SG issuer mc 17/01/2040 call (99,83; Isin XS2970836511), che nel primo anno pagherà una cedola fissa lorda del 4,80% (3,55% netto). Dal secondo al quindicesimo anno, la cedola variabile è calcolata moltiplicando il tasso Euribor 3 mesi per il 150%, con un minimo dello 0% e un massimo del 4,80%. In questo caso, oltre alla possibilità di rimborso anticipato – valgono i ragionamenti fatti peri bond precedenti, bisogna aggiungere che la presenza di un cap, un valore massimo che può ottenere la cedola variabile, limita i guadagni in caso di rialzo dei tassi – e la rende un po’ più esposta al rischio tassi nel caso in cui quest’ultimi salgano ad un livello tale per cui la cedola supererà il cap. Essendo a tasso variabile, se i tassi scendono, si beneficia di meno del loro calo rispetto ad un tasso fisso di pari durata e rischio.
SG issuer mc 17/01/2040 call eur (99,61; Isin XS2970836784) Si tratta di un reverse floater, in quanto il primo anno le cedole saranno pari al 6,50% (4,81% netto), ma dal secondo al quindicesimo anno la cedola diventa variabile, calcolata come differenza tra il 6,50% e il tasso Euribor a 3 mesi, con un minimo dello 0% e un massimo del 6,50%. Dunque, più i tassi scendono e più la cedola sale, ma non potrà andare oltre il 6,5%. Anche in questo caso, la presenza dell’opzione call comporta il rischio che se i tassi scendono troppo l’emittente richiami il bond. La presenza di un cap limita i possibili guadagni sulla cedola in caso di cali dei tassi, che però se arrivassero ad un livello tale da far superare alla cedola il tetto massimo, farebbero salire il prezzo del bond, che però salirebbe meno di un titolo a tasso fisso. D’altronde, con un calo dei tassi di tale entità, l’emittente avrebbe tutto l’interesse a richiamare l’obbligazione. Non acquistare questi due bond.
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