La settimana delle obbligazioni: com’è stato il 2024 e come sarà il 2025

La settimana delle obbligazioni
La settimana delle obbligazioni
Il 2024 è stato un anno positivo per chi ha investito in obbligazioni: come puoi vedere nella tabella, i diversi prodotti utilizzati per replicare le poste obbligazionarie presenti nei nostri portafogli hanno guadagnato, con due sole eccezioni: corona norvegese e yen giapponese. L'andamento negativo delle due valute nei confronti dell'euro è stato la motivazione per cui i relativi prodotti hanno chiuso il 2024 con un rendimento negativo. A fronte di ciò, gli altri prodotti hanno invece chiuso l'anno con rendimenti positivi: le obbligazioni in euro, sia i titoli di Stato, sia quelli ad alto rendimento hanno conosciuto un 2024 positivo, nonostante l'alta volatilità dei tassi di interesse. Decisamente più positiva è stata l'annata per chi ha investito sui bond in dollari Usa, dove i guadagni sono stati determinati dall’apprezzamento del biglietto verde, per i titoli di Stato. Il migliore del 2024 è stato però il prodotto sui titoli ad altro rendimento Usa, seguito da quello sui bond in yuan cinesi: in questo caso il risultato è in parte dovuto ai guadagni della valuta e in parte dal calo dei tassi.
IL 2024 DEI PRODOTTI
EUROZONA: QUATTRO TAGLI NEL 2025
Nell'eurozona il 2025 dovrebbe portare ben quattro tagli nei tassi da parte della Banca centrale europea: queste sono le attese di mercato che prevedono quindi una continuazione del processo di allentamento monetario fino a giungere di fatto a quello che viene chiamato il livello neutrale dei tassi. Con quattro tagli al costo del denaro tutti dello 0,25%, il tasso sui depositi della Bce arriverebbe al 2%, dal 3% attuale. Se il numero finale ed effettivo dei tagli può ancora essere soggetto a revisione e non è ad oggi certo e scontato, quel che è certo è che sicuramente non sono finiti i tagli. Lo dice chiaramente la Bce tramite i suoi esponenti e le dichiarazioni che arrivano addirittura dalla presidente Lagarde sono pervase da una fiducia di fondo: l'inflazione convergerà verso l'obiettivo del 2% e questo consente di poter proseguire con i tagli dei tassi. Inoltre, l'economia dell'eurozona, benché non sia finita in recessione, continua ad aver bisogno di un sostegno, visto che la crescita c'è ma rimane abbastanza anemica. Si tratta di un contesto favorevole ad un costo del denaro più basso. Bisognerà fare attenzione alle pressioni inflazionistiche provenienti dal settore dei servizi, che ad oggi viaggia ancora su un valore poco sotto il 4%. Esiste l'incertezza però anche delle conseguenze delle politiche di Trump, ma se tutto dovesse proseguire come previsto, quattro tagli sono uno scenario altamente probabile. Il primo di questi arriverà a marzo, se non addirittura già nella riunione di fine gennaio.
FED: DUE TAGLI, CON CALMA
Negli Stati Uniti l'economia continua a mostrarsi resiliente, on una crescita robusta e consumi sostenuti. Con una situazione economica di questo genere un calo dell'inflazione è decisamente più complesso rispetto all'eurozona. Bisognerà poi cercare di comprendere quali saranno e come verranno implementate le promesse elettorali da parte del nuovo Presidente e quindi l'effetto che potranno avere sull'economia americana. Qualora queste politiche dovessero effettivamente avere un effetto espansivo su un'economia che già cresce con tassi significativi, potrebbero svilupparsi ulteriori pressioni inflazionistiche. In questo contesto, ad oggi, i mercati si attendono due tagli nei tassi di interesse, ma guardando alle tempistiche con cui questi avverranno (il primo taglio dei tassi è atteso nelle riunioni di maggio o giugno), gli stessi mercati sembrano volersi prendere il tempo necessario per capire come e cosa succederà nei prossimi mesi, in linea con quanto detto dalla Fed. Quest’ultima non ha nessuna fretta di tagliare i tassi di interesse e si prenderà il tempo necessario per analizzare i dati e per optare per la scelta migliore. Questo sarà il modo di procedere della Fed: la volontà di tagliare i tassi c'è, volontà tra l’altro dichiarata, ma il contesto non permette di procedere con riduzioni immediate e veloci.
CINA: CI SARANNO TAGLI NEI TASSI NEL 2025
Per quanto riguarda la Cina, ad essere particolarmente sotto i riflettori saranno il Governo e le sue scelte in termini di pacchetti di stimolo per sostenere la crescita economica. Annunci in questo senso sono stati fatti a dicembre, ma ancora nella pratica non ci sono indicazioni su quali saranno gli strumenti utilizzati. Per quanto riguarda la Banca centrale cinese, invece, ha chiuso il 2024 non toccando ulteriormente i suoi tassi di interesse, giustificando la decisione come una mossa per conservare delle munizioni da utilizzare nel 2025. Le attese di mercato sono per una Banca centrale che interverrà per sostenere l'economia con un possibile taglio dei tassi, cumulato, compreso tra lo 0,4% e lo 0,5%.
NORVEGIA: FINALMENTE TAGLI, MA LENTI E DILUITI
La Banca centrale norvegese procederà nel 2025 a tagliare i tassi di interesse. L'attività economica più robusta del previsto e una bassa disoccupazione hanno rappresentato un freno al calo dell'inflazione. Ora, però, il livello dei prezzi in Norvegia è tale per cui si può iniziare a prendere in considerazione di allentare la politica monetaria. Stando anche alle previsioni della stessa Norges Bank, il primo taglio dei tassi arriverà con tutta probabilità nella riunione di fine marzo e durante il 2025 dovrebbero essere in tutto tre le riduzioni al costo del denaro, tutte di uno 0,25%. Anche in questo caso, come visto per esempio con la Fed, le riduzioni non saranno ravvicinate, ma saranno diluite nell'arco di tutto il 2025.
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