La settimana delle obbligazioni. Bce: tasso neutrale e salari…

La settimana delle obbligazioni
La settimana delle obbligazioni
Il primo dato del 2025 sul carovita della zona euro è risultato leggermente sopra le attese, a causa dell’accelerazione dell’indice generale dei prezzi e della stabilità dell’inflazione di fondo. In generale, i dati comunicati la scorsa settimana dimostrano la persistenza di pressioni inflazionistiche ancora forti nella zona euro, nonostante la Bce sia convinta che il carovita possa convergere al 2% nel corso del 2025 e quindi i tassi possano essere ancora tagliati durante l’anno, e questo già nella prossima riunione prevista per marzo. Di fatto, nonostante il dato di gennaio, la Bce continua a essere convinta che le pressioni inflazionistiche siano in diminuzione nel corso dell’anno.
Gli indicatori legati al costo del lavoro sono, infatti, tutti in discesa: l’indice anticipatore della Bce (chiamato Ecb wage tracker), che raccoglie gli accordi contrattuali nell’area euro, prevede un aumento degli stipendi dell’1,5% per il quarto trimestre 2025, in forte rallentamento rispetto al 5,3% dello stesso periodo del 2024. Questo rallentamento del costo del lavoro dovrebbe così anche influire, facendola rallentare a sua volta, sull’inflazione dei servizi, che oggi rappresenta la maggior pressione inflazionistica nell’eurozona, attestandosi ancora al 3,9% annuale.
C’è anche un altro indizio che fa ritenere che la Bce possa continuare a tagliare i tassi di interesse. L’Istituto di Francoforte ha pubblicato lo scorso venerdì 7 febbraio quello che viene considerato il livello neutrale dei tassi. Secondo i tecnici della Bce, questo tasso è tra l’1,75% e il 2,25%. Il tasso neutrale è quel livello del costo del denaro per cui, come dice la parola stessa, la politica monetaria è neutra, quindi non risulta essere né espansiva né restrittiva. Se la Bce ritiene che l'inflazione arriverà al 2% obiettivo nel 2025, allora anche la politica monetaria dovrà essere neutrale: un tasso più alto di quello neutrale rischierebbe di far scendere sotto l'obiettivo l’inflazione (e viceversa). Dato che la Bce ha come obiettivo la stabilità dei prezzi attorno al 2%, una volta raggiunto quel livello di carovita i tassi dovranno essere neutrali. Siccome oggi il tasso sui depositi, a cui fa riferimento quello neutrale, è al 2,75%, significa che c'è ancora spazio, in media, per tre tagli nei tassi di interesse nel corso del 2025.
USA: RENDIMENTI E DOLLARO RITRACCIANO
La questione dazi, con gli Usa che prima li introducono ma poi li congelano e tornano a trattare con Messico e Canada, ha avuto l’effetto di fare scendere il dollaro dopo un iniziale rialzo registrato lunedì 3, ma anche di far scendere i rendimenti dei titoli Usa sulle scadenze di almeno 5 anni. Come mai questo movimento? I rendimenti sui mercati obbligazionari Usa erano aumentati perché si temeva che le politiche commerciali di Trump avrebbero portato a un rialzo dell'inflazione, attestandosi su livelli più alti per molto tempo. Con un’apertura e colloqui in corso, benché questi siano momentanei e non è detto che porteranno a una soluzione pacifica, si spera che lo scenario peggiore di una guerra tariffaria senza esclusione di colpi possa essere evitato. Ciò avrebbe un impatto positivo sull'inflazione Usa, perché i dazi comportano dei costi anche per il Paese che li introduce. Inoltre, il dollaro ha un po’ ritracciato perché con una politica dei dazi meno aggressiva anche i Paesi che esportano negli Stati Uniti potranno essere meno colpiti e così il dollaro ha perso un po’ di forza sui mercati valutari.
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