La settimana delle obbligazioni. Banche centrali: quanta incertezza

La settimana delle obbligazioni
La settimana delle obbligazioni
La scorsa settimana sono arrivate dichiarazioni contrastanti dai diversi membri della Bce. C’è, infatti, chi ha rilasciato dichiarazioni che hanno messo in allerta i mercati. Si tratta di un membro tedesco del comitato decisionale della Bce, secondo il quale si sta avvicinando il momento in cui si dovrebbe prendere una pausa o addirittura non tagliare più i tassi di interesse. La Bce ha già tagliato 5 volte il costo del denaro ed è propensa a continuare a ridurre i tassi di interesse. Tuttavia, secondo l'esponente tedesco, sta arrivando il momento di chiedersi quanto sia necessario ancora tagliare i tassi, perché la politica monetaria oggi come oggi non risulta più così tanto restrittiva. A questo si aggiunge il timore di nuove pressioni inflazionistiche, derivanti dalle dinamiche salariali e dai prezzi dell'energia. Si tratta di parole di un esponente che storicamente fa parte dei falchi, dunque di membri sempre molto attenti nei confronti dell'inflazione e che tendono a gestire la politica monetaria nella maniera più aggressiva possibile. In quest'ottica le parole dell'esponente tedesco possono risultare meno preoccupanti, si potrebbe anche dire che rientra nel “gioco delle parti”. È anche vero che queste dichiarazioni hanno comunque avuto un impatto sui mercati, seppur lieve.
Ci sono però state anche delle affermazioni di carattere opposto. L'esponente greco della Bce ha affermato, infatti, che nell'arco del 2025 i tassi arriveranno al 2%. Essendo oggi il tasso sui depositi al 2,75%, significa avere in mente, stando a quanto detto da questo membro del comitato decisionale, tre tagli dei tassi dello 0,25%. Se il 2% è il valore al quale convergerà il costo del denaro, il momento in cui si toccherà questo livello non è però ancora prefissato. Le tempistiche dei tagli saranno ancora una volta decise di volta in volta in base ai dati; dunque, non è detto per forza che nelle prossime tre riunioni ci saranno altrettanti tagli nei tassi di interesse. Secondo l'esponente greco, la disinflazione è su un percorso ben avviato, l'inflazione di fondo è leggermente inferiore rispetto alle stesse attese della Bce e l'equilibrio dei rischi macroeconomici nell'area dell'euro si è spostato dalle preoccupazioni per l'inflazione elevata alle preoccupazioni per la bassa crescita. E su questo argomento i dati che arrivano dall’indice Pmi della zona euro non sono confortanti. A febbraio, infatti, l’attività di eurolandia ha conosciuto un altro rallentamento: siamo ancora in una fase di espansione, ma sempre più fiacca.
CINA: TASSI FERMI, MA ARRIVANO PROMESSE
La Banca centrale cinese ha mantenuto invariati i tassi di riferimento, con quello a un anno al 3,10% e quello a cinque anni al 3,60%. Questa scelta riflette una politica monetaria prudente che privilegia la stabilità finanziaria rispetto a misure di stimolo aggressivo. La Banca centrale ha, però, dichiarato che adeguerà la politica monetaria in risposta alle tensioni commerciali con gli Stati Uniti e non solo: ha affermato che sosterrà la creazione di un nuovo modello di sviluppo immobiliare per contribuire a stabilizzare il settore colpito dalla crisi. Le attese per questo 2025 sono comunque di possibili tagli al costo del denaro per sostenere l’economia.
COSA FANNO LE ALTRE BANCHE CENTRALI IN GIRO PER IL MONDO?
Tra le altre Banche centrali, nel mondo, la scorsa settimana si sono riunite quelle di Australia e Indonesia. La Banca centrale australiana ha tagliato i tassi dello 0,25%, dopo averli tenuti fermi per circa due anni. Il governatore ha voluto stemperare entusiasmi e aspettative eccessivamente espansive per la futura condotta della politica monetaria. Ha, infatti, detto che questo taglio dei tassi non ne implica in automatico altri nelle prossime riunioni. Tutto sarà deciso di volta in volta in base ai dati.
La Banca centrale indonesiana ha lasciato i tassi di interesse fermi, tornando un po’ sui propri passi, almeno nelle dichiarazioni e nella definizione delle priorità della propria politica monetaria, rispetto alla riunione precedente. In quell’occasione, infatti, la Banca centrale aveva tagliato i tassi dichiarando che la priorità era diventata la crescita economica e non più la stabilità della rupia. Nell'arco di un mese, però, è tornata a tenere banco la debolezza della valuta, a causa dei timori degli effetti delle politiche tariffarie degli Stati Uniti. Dato che la stabilità della rupia è un elemento essenziale per la crescita economica indonesiana, la Banca centrale ha preferito non tagliare i tassi di interesse per difendere ulteriormente la rupia, mossa che si va ad aggiungere ai continui interventi sui mercati valutari.
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