La settimana delle obbligazioni. Due tagli per la Fed? E la Bce?

La settimana delle obbligazioni
La settimana delle obbligazioni
La Federal Reserve ha mantenuto i tassi di interesse invariati tra il 4,25% e il 4,5%, in linea con le attese del mercato. Tuttavia, ha rivisto al ribasso le previsioni di crescita del Pil, ora stimate all’1,7% per il 2025, rispetto al 2,1% previsto in precedenza. Sul fronte dell’inflazione, le stime sono state leggermente aumentate al 2,7% per quest’anno, con un ritorno all’obiettivo del 2% previsto per il 2027. Nonostante queste revisioni, la Fed ritiene che il rischio di recessione sia limitato e che le perturbazioni legate alla guerra commerciale abbiano un impatto temporaneo sull’economia statunitense. Il punto chiave dell'analisi della Fed è proprio la natura temporanea delle perturbazioni legate alla guerra commerciale. L'azione erratica di Donald Trump non cambia il potenziale economico degli Stati Uniti e non impedirà all'inflazione di tornare all'obiettivo ufficiale del 2% nel 2027. Determinerà elevata incertezza che sta causando una maggiore volatilità nel breve, ma nel lungo termine è tutto destinato a rientrare. In questo contesto, la Banca centrale prevede due tagli ai tassi entro la fine dell’anno, per un totale dello 0,50%, con l’obiettivo di sostenere l’attività economica senza compromettere la stabilità dei prezzi. Anche i mercati stimano con certezza due tagli dei tassi, ma continuano a sperare anche in un terzo, visto che un’ulteriore sforbiciata ha il 60% di probabilità.
CINA: TASSI FERMI, MA CI SONO SEGNALI POSITIVI
In Cina, la ripresa economica prosegue, sebbene con alcune difficoltà. La Banca centrale ha deciso di mantenere invariati i tassi di interesse, lasciando il tasso primario sui prestiti a un anno al 3,1% e quello sui prestiti a cinque anni al 3,6%. La scelta riflette il tentativo di bilanciare la necessità di stimolare la domanda interna con il rischio di instabilità finanziaria. Nei primi mesi del 2025, la crescita della produzione industriale e dei consumi ha superato le attese, con un incremento rispettivamente, del 5,9% e del 4%. Anche gli investimenti in beni fissi sono aumentati del 4,1%, segnalando un impegno del Governo nel sostenere la crescita attraverso la spesa pubblica in infrastrutture. Tuttavia, il settore immobiliare rimane un punto critico, con un calo degli investimenti del 9,8%. Le tensioni commerciali con gli Stati Uniti e la necessità di una transizione verso un modello economico più orientato ai consumi interni rappresentano le principali sfide per Pechino nei prossimi mesi.
ZONA EURO: TANTA CAUTELA
Per quanto riguarda la zona euro, l’inflazione continua il suo percorso di rallentamento, con un tasso annuo sceso al 2,3% a febbraio 2025, rispetto al 2,5% registrato il mese precedente. Si tratta di un dato inferiore alle attese e alla stima preliminare (2,4% annuale). L’inflazione di fondo, che esclude i prezzi più volatili, si è invece attestata al 2,6%, confermando la tendenza verso la stabilizzazione dei prezzi e risultando in linea con le attese e la stima preliminare. La Banca centrale europea ha accolto positivamente questi dati, interpretandoli come un segnale di convergenza verso il 2%, aspetto su cui crede fermamente.
Tuttavia, il contesto globale rimane incerto, con il protezionismo commerciale e le tensioni geopolitiche che continuano a rappresentare fattori di rischio. Gli ultimi dati sul carovita sono sicuramente una buona notizia, ma alla Bce non si illudono. Per esempio, il vicepresidente della Bce ha sottolineato che, sebbene i prezzi si stiano muovendo nella giusta direzione, è necessario monitorare attentamente gli sviluppi economici per evitare bruschi rallentamenti della crescita. Nel frattempo, il Governatore della Banca centrale finlandese ha evidenziato che l’inflazione potrebbe stabilizzarsi intorno al 2% entro il 2026, ma ha avvertito che i rischi per l’economia europea sono ancora presenti, soprattutto per quanto riguarda l’energia e la fiducia dei consumatori.
Sulla stessa lunghezza d’onda ci sono le parole della governatrice Lagarde, secondo cui l’incertezza è molto elevata e la Bce dovrà muoversi secondo un approccio dipendente dai dati e di riunione in riunione: non ci sono percorsi già pianificati per il taglio dei tassi. Insomma, le stime parlano di un’inflazione che riuscirà a centrare il 2%, ma il percorso sarà difficile. Non poteva, infine, mancare l’argomento dazi. Un’analisi della Bce suggerisce che dazi Usa del 25% sulle importazioni dall'Europa ridurrebbero la crescita dell'area dell'euro di circa lo 0,3% nel primo anno. Una risposta europea sotto forma di aumento dei dazi sulle importazioni dagli Stati Uniti aumenterebbe ulteriormente questa percentuale a circa lo 0,5%.
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