La settimana delle obbligazioni. Bce: taglio o pausa? Intanto negli Usa...
 
                    La settimana delle obbligazioni
 
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A metà aprile la Bce si riunirà nuovamente per decidere cosa fare con i tassi di interesse. I mercati puntano ancora a un altro taglio dello 0,25%, ma in realtà l'esito non è così scontato. Infatti, con la precedente riunione all'interno della Bce è già iniziato il dibattito sull’eventualità di iniziare a rallentare il ritmo delle riduzioni del costo del denaro. In generale, una riduzione totale da qui a fine anno dello 0,5% del costo del denaro per la zona euro non sembra essere in discussione. Più incerte sono le tempistiche con cui questi tagli avverranno. Aprile potrebbe essere un mese in cui la Bce si prenderà una pausa che non significherà, comunque, qualora accadesse, la fine dei tagli dei tassi. Ci sono, infatti, alcuni aspetti che potranno influenzare i ragionamenti della Bce.
Il primo è il dato preliminare sull'inflazione della zona euro, che uscirà il primo di aprile e che dirà come sono andati i prezzi a marzo. Un dato superiore alle attese, oppure anche solo un dato dell'inflazione dei servizi troppo elevato, potrebbero far rimandare un nuovo taglio dei tassi. Sul punto, però, ci sono alcuni dati importanti, che fanno ben sperare. L’inflazione in Francia e Spagna, infatti, è stata inferiore alle attese, rafforzando le richieste di nuovi tagli ai tassi da parte della Bce. In Francia è rimasta stabile allo 0,9%, mentre in Spagna è scesa al 2,2%, avvicinandosi all’obiettivo del 2%. Inoltre, ci saranno altri due fattori che saranno considerati dalla Bce: i piani di spesa della Germania, cercando di capire quali possono essere gli impatti, e, ovviamente, le politiche commerciali degli Stati Uniti.
LA CINA E LE SUE SFIDE
All’inizio del 2025, i profitti delle imprese industriali cinesi sono calati dello 0,3%, segnalando una ripresa economica fragile. Le difficoltà del settore sono aggravate dall’aumento dei dazi statunitensi imposti dall’amministrazione Trump, che penalizzano le esportazioni cinesi, un pilastro fondamentale della crescita economica del Paese. L’aumento delle tariffe impatta i margini di profitto delle aziende, già sotto pressione a causa della deflazione e della riduzione della domanda. Mentre le industrie tradizionali subiscono i maggiori danni, i settori legati alla tecnologia stanno resistendo meglio grazie a politiche di supporto da parte del Governo.
Per contrastare queste difficoltà, la Cina sta puntando sul rafforzamento della domanda interna e sull’attrazione di investimenti esteri. Il governo ha adottato misure di stimolo economico, come la riduzione dei tassi di interesse, per incentivare i consumi e sostenere le imprese. A livello diplomatico, Pechino ha ribadito il proprio impegno per il libero scambio, criticando il protezionismo statunitense e cercando di rassicurare gli investitori stranieri sulla stabilità della propria economia – e magari trovare nuovi partner commerciali, o rafforzare gli scambi con quelli già in essere, sfruttando, per convincerli, il protezionismo Usa. Tuttavia, il futuro rimane incerto. Se la Cina non riuscirà a diversificare i suoi mercati di esportazione e a stimolare la crescita interna, i dazi continueranno a rappresentare una minaccia per la stabilità industriale del Paese. La sfida sarà trovare un equilibrio tra la protezione del settore manifatturiero e il mantenimento di relazioni commerciali.
STATI UNITI: L’INFLAZIONE NON FA DORMIRE SONNI TRANQUILLI
L'inflazione rimane una minaccia negli Stati Uniti. L'aumento annuo del PCE core è stato del 2,8% a marzo rispetto al 2,7% di febbraio. Questo è l'indicatore preferito dalla Federal Reserve per misurare l'andamento dei prezzi, in quanto particolarmente significativo in ottica di carovita, dato che include le variazioni di prezzo delle spese per i consumi personali, escludendo energia e generi alimentari.
Questa cifra non rassicura gli investitori, perché sanno che la Federal Reserve statunitense aspetterà un miglioramento sul fronte dell'inflazione prima di riprendere il taglio dei tassi. Il problema è che questo momento potrebbe tardare ad arrivare. Il 2 aprile segnerà l'entrata in vigore di tutta una serie di dazi doganali che rischiano di far impennare il prezzo di alcuni prodotti importati e, in ultima analisi, l'inflazione. Non sorprende, quindi, che questo dato sia stato accolto male dai mercati azionari, con gli investitori che hanno cercato riparo nei Treasury – i titoli di Stato Usa, il cui rendimento a 10 anni è ora sotto al 4,3% lordo annuo.
COME SONO ANDATI I PRODOTTI
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