La settimana delle obbligazioni: c’è chi taglia e chi sta fermo
 
                    La settimana delle obbligazioni
 
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La Banca centrale europea ha tagliato i tassi dello 0,25%: è il settimo taglio da quando ha iniziato l'allentamento monetario, portando così i tassi ufficiali al 2,4% e il tasso sui depositi al 2,25%. La Bce ha ribadito l'approccio basato sui dati per la gestione della politica monetaria, ma ha anche detto che gli strumenti a sua disposizione possono essere utilizzati per contrastare ingiustificate o disordinate dinamiche di mercato che mettano seriamente a repentaglio l’operato della Banca centrale – e le sue decisioni - in tutti i Paesi dell’area dell’euro. In altre parole, anche durante questa riunione la Bce ha ribadito quanto detto dalla governatrice Lagarde nei giorni passati, e cioè la volontà di intervenire se necessario. Tornando alla decisione di giovedì 17 aprile, il taglio è arrivato per due motivi.
Il primo. Il processo disinflazionistico è ben avviato. L’andamento dell’inflazione ha continuato a essere in linea con le attese della Banca centrale, dato che a marzo sono diminuite sia l’inflazione complessiva, sia quella di fondo. Anche l’inflazione dei servizi ha segnato una marcata attenuazione negli ultimi mesi.
Il secondo motivo sono le preoccupazioni sulla crescita economica. Le prospettive di espansione si sono, infatti, deteriorate a causa delle crescenti tensioni commerciali. È probabile che la maggiore incertezza riduca la fiducia di famiglie e imprese, il che contribuisce alla risposta avversa e volatile dei mercati alle tensioni commerciali.
FED: LA MOSSA MIGLIORE? STAR FERMI
Oltreoceano, il presidente della Federal Reserve (Fed) Jerome Powell ha lanciato un duro avvertimento sugli effetti negativi dei dazi imposti dall’amministrazione Trump. Powell ha sottolineato che l'incertezza causata da questi dazi potrebbe provocare danni economici duraturi agli Stati Uniti, portando a una crescita più debole, maggiore disoccupazione e inflazione più rapida. Powell ha ammesso che la Fed si trova di fronte a una situazione inedita e potenzialmente molto difficile, dove i suoi obiettivi di piena occupazione e controllo dell'inflazione sono a rischio. Situazioni analoghe in passato non ce ne sono state, per cui nessuno è in grado di dire come andranno le cose. In questo contesto Powell ha affermato che la mossa migliore per la Fed al momento è quella di rimanere immobile finché i dati non mostreranno chiaramente come l'economia statunitense si sta muovendo – e dunque quali sono gli effetti reali dei dazi.
FORTE CRESCITA IN CINA
Il Pil cinese è cresciuto dell'1,2% nel primo trimestre del 2025 rispetto ai tre mesi precedenti e del 5,4% su base annua. Dobbiamo tornare al 2° trimestre del 2023 per trovare un'attività economica cinese più dinamica. Paradossalmente, è la guerra commerciale che spiega questo ottimo inizio d'anno per l'economia cinese. In previsione dell'aumento dei dazi, i produttori cinesi hanno gestito le loro fabbriche a pieno regime e spedito il maggior numero possibile di merci all'estero nei primi tre mesi dell'anno. Grazie alle misure adottate dalle autorità di Pechino per rilanciare i consumi interni, anche le vendite al dettaglio sono state più dinamiche. Nei prossimi mesi l'economia cinese sarà, però, penalizzata dalla guerra commerciale e potrebbe non essere in grado di ripetere i risultati messi a segno nel 1° trimestre. Tuttavia, con questo buon inizio d'anno, la crescita del Pil nel 2025 rimarrà ancora elevata, soprattutto se i consumi delle famiglie continueranno a riprendersi e la Cina riuscirà ad attutire l'impatto dei dazi.
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