BTp Italia: qualche esempio

BTp Italia: esempi
BTp Italia: esempi
I BTP Italia sono titoli di Stato legati all’andamento dell’inflazione italiana. Questo significa che aiutano a proteggere i propri risparmi dalla perdita di potere d’acquisto causata dall’aumento dei prezzi. Questa protezione dall’inflazione si materializza perché sia le cedole, pagate semestralmente, sia il capitale, la cui rivalutazione viene anch’essa corrisposta semestralmente, sono rivalutati in base all’inflazione italiana – si prende come riferimento l’indice nazionale dei prezzi al consumo per famiglie di operai ed impiegati (il cosiddetto Foi), con esclusione dei tabacchi.
Ogni 6 mesi è riconosciuto a chi possiede il BTp Italia il pagamento della rivalutazione semestrale del capitale sottoscritto. Inoltre, le cedole, anch’esse pagate semestralmente, sono calcolate moltiplicando la metà del tasso di interesse reale cedolare annuale fisso, stabilito all’emissione, per il capitale sottoscritto rivalutato sulla base dell’inflazione verificatasi su base semestrale. Alla scadenza finale, i Btp Italia garantiscono la restituzione del valore nominale sottoscritto.
Vediamo un esempio. L’indice di riferimento FOI, alla fine del primo semestre fa segnare 111,384 punti, dai 109,2 di inizio semestre. Alla fine del primo semestre, dunque, l’inflazione è stata del 2% (111,384/109,2) = 1,02. Ipotizziamo una cedola annua dell’1,6%. Dunque, la cedola pagata, tenendo conto dell’inflazione, sarà pari a (1000 * 1,02 * 0,008) = 8,16 euro al quale si aggiunge la rivalutazione del capitale pari a 20 euro (calcolato sui 1.000 euro di valore nominale).
ALCUNI CASI PARTICOLARI
Cosa succede nel semestre, invece, se c’è deflazione? Non sarà calcolata alcuna rivalutazione, ma comunque la cedola sarà pari al tasso minimo garantito, quindi nel nostro caso allo 0,8%. Saranno dunque pagati 8 euro di cedola, nulla di più.
Cosa succede alla fine del secondo semestre, dopo il semestre con deflazione del 2%, l’inflazione è del 3%? Bisogna fare un po’ di passaggi per capirlo al meglio. Al termine del primo semestre, con una deflazione pari al 2%, l’indice dei prezzi giornaliero di riferimento valido per il calcolo della prima cedola sarebbe sceso a 107,016 dai 109,2 preso come riferimento. Dunque, il Coefficiente di Indicizzazione utilizzato per il calcolo della cedola lorda risulterebbe pertanto uguale a CI = 107,016/109,2 = 0,98. Tuttavia, essendo inferiore all’unità, verrebbe applicato il cosiddetto meccanismo del floor, considerando come valore 1. In altri termini, la cedola minima garantita viene moltiplicata per 1, cioè rimane dello 0,8%, dunque di 8 euro per ogni mille investiti. È quanto visto nell’esempio precedente.
Successivamente, al termine del secondo semestre l’inflazione è pari al 3%, l’indice dei prezzi giornaliero di riferimento valido per il calcolo della seconda cedola salirebbe a 110,2265 (107,016 * 1,03).Il Coefficiente di indicizzazione, però, quello per calcolare la rivalutazione, non sarà 1,03, ma è calcolato prendendo come base il numero indice più elevato registrato nei semestri precedenti, nel nostro caso è il valore di 109,2 di partenza. Dunque, il valore del Coefficiente di Indicizzazione risulta pari, in questo caso, pari a: 110,2265/109,2 = 1,00940.
In altri termini, in tal caso il risparmiatore vedrebbe restituita solo un’inflazione dello 0,94% (CI = 1,00940) anziché del 3% (CI = 1,03000), in quanto il 2% è stato già remunerato mediante l’applicazione del floor (non essendo il capitale sottoposto ad alcuna svalutazione a fronte di una deflazione del 2%). In caso contrario, corrispondere un’inflazione pari al 3% significherebbe corrispondere due volte la quota parte di inflazione del 2%. Dunque, la rivalutazione del capitale pagata non sarà di 30 euro, cioè (1000*1,03), ma (1000 *1,0094), dunque 9,4 euro. La cedola pagata sarà di 8,08 euro, anziché di 8,24.
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