La settimana delle obbligazioni: le fatiche delle Banche centrali

La settimana delle obbligazioni
Ecco i maggiori eventi della settimana sulle obbligazioni
La settimana delle obbligazioni
Ecco i maggiori eventi della settimana sulle obbligazioni
Negli Stati Uniti, la Federal Reserve si prepara a un nuovo taglio dei tassi. La decisione, in un contesto già reso incerto dallo shutdown del Governo federale, risponde all’esigenza di stimolare un’economia che mostra segnali di rallentamento nella creazione di posti di lavoro. Il presidente Jerome Powell, privo dei dati aggiornati sul mercato del lavoro a causa della chiusura temporanea degli uffici federali, naviga “a vista”, ma ritiene necessario un nuovo intervento espansivo. Molti membri del comitato della Fed condividono questa linea, e alcuni auspicano un taglio più deciso, fino a mezzo punto percentuale. A meno di un’imprevista impennata dell’inflazione, la riduzione dei tassi appare ormai scontata. Per i mercati, infatti, la possibilità che i tassi vengano tagliati dello 0,25% nella riunione di fine ottobre è del 99%.
Dall’altra parte del Pacifico, la Cina mostra i primi segnali di uscita da una fase deflattiva che ha pesato a lungo sulla crescita. Nel mese di settembre, i prezzi al consumo sono scesi dello 0,3% rispetto all’anno precedente, una contrazione meno accentuata rispetto ad agosto, ma l’inflazione di fondo — depurata dagli elementi più volatili, il calo dei prezzi alimentari resta significativo — è salita all’1%, il livello più alto da febbraio 2024. Questo dato suggerisce che le misure di Pechino per ridurre le sovra-capacità produttive iniziano a dare risultati. Tuttavia, il quadro complessivo rimane fragile: la domanda interna è ancora debole, i consumi faticano a ripartire e l’incertezza sugli investimenti frena le imprese. Il Governo cinese dispone ancora di ampi margini per intervenire sia sul fronte fiscale che su quello monetario. Nuovi stimoli — sotto forma di tagli dei tassi, misure di sostegno ai consumi e incentivi agli investimenti — appaiono sempre più probabili nei prossimi mesi. Perché non subito? Pechino preferisce per ora attendere l’evoluzione dei negoziati commerciali con Washington prima di annunciare interventi su larga scala. La prospettiva di una ripresa dell’inflazione, seppur graduale, lascia intravedere una fase di maggiore stabilità economica nel medio periodo, capace di ridare fiducia agli investitori. Ovviamente, molto dipenderà dall’evoluzione delle politiche commerciali.
In Europa, la situazione appare diversa. L’inflazione complessiva dell’area euro si è attestata al 2,2% su base annua, in linea con le stime preliminari. Tuttavia, la vera sorpresa è arrivata dal dato “core”, cioè quello che esclude energia e alimentari: i prezzi sono aumentati del 2,4%, in accelerazione rispetto al mese precedente e sopra le attese del mercato. Questo incremento, dovuto soprattutto alla tenuta dei prezzi dei servizi, mette in discussione la possibilità di un prossimo taglio dei tassi da parte della Banca centrale europea. La Bce continua a ritenere che l’attuale livello del costo del denaro sia appropriato e che la fase di normalizzazione monetaria sia ormai conclusa e un’inflazione di fondo più alta del previsto è ulteriore motivo per non tagliare i tassi. A fine ottobre dobbiamo, quindi, aspettarci una Bce che non farà nulla.
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