Stati Uniti: ma il debito è veramente a rischio?
Usa: CDS
Usa: CDS
Negli ultimi mesi, abbiamo assistito a un rialzo dei tassi sui titoli di Stato USA, a un indebolimento del dollaro e perfino a un downgrade del rating sovrano da parte di una delle principali agenzie. L’ingente debito pubblico accumulato e le incertezze legate alle politiche fiscali e commerciali di Donald Trump hanno sollevato dubbi sulla solidità degli Stati Uniti come porto sicuro per gli investitori. Ma è davvero così? I mercati stanno davvero considerando gli Stati Uniti un paese a rischio? Per rispondere, abbiamo analizzato i CDS (Credit Default Swap), strumenti finanziari che misurano il rischio di credito di un’emittente. Ecco cosa abbiamo scoperto.
I CDS americani sono effettivamente aumentati, raggiungendo un picco circa un mese fa. Attenzione però: si tratta di un picco relativo, non assoluto. Durante la crisi Lehman del 2008, ad esempio, i CDS sugli Stati Uniti erano più del doppio rispetto ai livelli attuali. Questo suggerisce che, pur essendoci stato un riprezzamento del rischio, non si è trattato di un cambiamento strutturale o allarmante.
Anche il downgrade del rating da parte di Moody’s da AAA ad Aa1 ha avuto più un valore simbolico che reale, considerando che le altre due principali agenzie avevano già declassato gli Stati Uniti negli anni passati.
Un elemento ancora più interessante è che i CDS, dopo l’aumento, sono già tornati in discesa. Questo fenomeno è tipico delle fasi di mercato in cui si verifica un overshooting: una reazione emotiva e amplificata che viene poi riassorbita man mano che i mercati assimilano meglio le informazioni e analizzano con maggiore lucidità la situazione.
In sintesi: nonostante le turbolenze politiche ed economiche, il mercato non sta prezzando un reale rischio default sugli Stati Uniti. I CDS lo confermano, così come la tenuta complessiva del mercato obbligazionario USA.

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