La settimana delle obbligazioni: i prossimi tagli dei tassi? Dopo l’estate
La settimana delle obbligazioni
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FINO A CHE PUNTO SI SPINGERÀ LA BCE?
La Banca centrale europea ha tagliato i tassi per la quarta volta in questo 2025, è l’ottavo in totale da quando è iniziato il ciclo di ribassi. Ora il costo del denaro è al 2,15%, quello ufficiale, e al 2% quello sui depositi. Nel frattempo, l'inflazione è finalmente in linea con gli obiettivi e questo conferisce alla Bce il margine di manovra necessario per ridurre ulteriormente i suoi tassi di riferimento, almeno una volta, in questo 2025, concentrandosi così sul dare una mano all’economia dell’eurozona. Il dato sul Pil del primo trimestre è stato infatti ben superiore a quello atteso e comunicato con la lettura preliminare (+0,3% rispetto a +0,6%), ma per quanto riguarda la restante parte dell’anno bisogna aspettarsi un andamento non brillante, dato che la Bce si attende una crescita del Pil per tutto il 2025 allo 0,9%. Ulteriori tagli dei tassi saranno dunque un aiuto, ma non risolveranno tutti i problemi che affliggono l'area dell'euro come un colpo di bacchetta magica. In primo luogo, perché la politica monetaria funziona meglio quando sostiene la politica fiscale. Tuttavia, su questo fronte, le speranze di vedere arrivare misure significative sono scarse. Attualmente, un terzo dei Paesi dell'Unione europea è interessato da procedure per disavanzi di bilancio eccessivi. Il margine di manovra per adottare politiche fiscali più permissive o regali sul fronte fiscale è quindi inesistente nella maggior parte dei Paesi europei. Naturalmente, ci sono delle eccezioni, e di rilievo – cioè la Germania. In secondo luogo, i problemi di competitività rimangono e risultano essere una zavorra per la crescita.
FED: NIENTE TAGLI PRIMA DELL’ESTATE
La crescita dell'occupazione negli Stati Uniti si è moderata a maggio e i mesi precedenti sono stati rivisti al ribasso, indicando che i datori di lavoro sono cauti riguardo alle prospettive di crescita mentre soppesano la politica economica dell'amministrazione Trump. Tuttavia, l'aumento di 139.000 unità delle buste paga, leggermente superiore alle aspettative, ha contribuito ad alleviare le preoccupazioni di un più rapido deterioramento della domanda di lavoro e alleviano le preoccupazioni di una possibile e ravvicinata recessione. Tuttavia, non sono, alla fin dei conti, dati particolarmente utili per la Fed, in quanto non sono né particolarmente positive né particolarmente negative, esacerbando il clima di enorme incertezza in cui gli Stati Uniti si trovavano.
Le misure annunciate sul fronte dell'immigrazione dovrebbero comunque consentire di ridurre un po' il tasso di disoccupazione e di mantenere la pressione al rialzo sui salari (che costituiscono la maggior parte del reddito). In uno scenario del genere, non è dunque dal lato del mercato del lavoro che la Fed troverà la giustificazione per abbassare i tassi di riferimento nel prossimo futuro. Nonostante il Presidente Trump abbia invocato la necessità di tagliare i tassi – secondo lui il costo del denaro dovrebbe scendere dell’1% - la Fed non taglierà né nella riunione di questo giugno, né nella successiva di luglio. Se ne riparlerà dopo l’estate.
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