La settimana delle obbligazioni: tregua sui dazi e attese sui tassi
La settimana delle obbligazioni
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TREGUA FRAGILE TRA STATI UNITI E CINA
Dopo la tregua commerciale di 90 giorni concordata a maggio a Ginevra, Stati Uniti e Cina hanno raggiunto un nuovo accordo-quadro a Londra. Al centro del compromesso ci sono le terre rare, risorse fondamentali per la tecnologia, la difesa e le energie rinnovabili. La Cina, che domina la produzione mondiale di terre rare, aveva limitato le esportazioni in risposta alle misure americane. Ora si sarebbe impegnata a riprenderle in cambio della revoca di alcune restrizioni americane, come il divieto sull’esportazione di motori per aerei.
L'accordo di Londra non significa però la fine della guerra commerciale, tanto più che l'allentamento sulle esportazioni di terre rare è valido solo per sei mesi e la Cina utilizzerà sicuramente di nuovo quest'arma strategica se Trump persisterà nel mantenere alti i dazi. I mercati hanno reagito con scetticismo: accordi simili in passato non hanno fermato il deterioramento dei rapporti tra i due Paesi.
INFLAZIONE AMERICANA: CALMA PRIMA DELLA TEMPESTA?
L’inflazione negli Stati Uniti è stata pari al 2,4% a maggio, trainata da cibo e trasporti. Pur essendo non solo in rallentamento, ma anche inferiore alle attese di mercato, è rassicurante, il dato sul carovita è solo in parte rassicurante. Gli aumenti dei prezzi dovuti ai dazi, infatti, potrebbero manifestarsi sull’inflazione solo tra qualche mese - a seconda della capacità delle imprese di trasferire i costi sui consumatori finali.
È dunque prematuro presumere che non ci sarà alcun impatto sui prezzi e, conseguentemente, escludere un futuro rialzo dell’inflazione. Proprio come già successo con i dati riguardanti l’attività economica comunicati due settimane fa, anche con quelli sui prezzi ci sono pochi segnali che fanno pensare che la Fed taglierà i tassi nell’immediato futuro. Nella riunione di questa settimana, dunque, il costo del denaro sarà lasciato invariato. In questo contesto incerto, la Fed potrebbe abbassare i tassi dopo l’estate, ma solo se l’inflazione resterà contenuta. L’ipotesi su cui attualmente i mercati puntano è un primo taglio ai tassi nella riunione di settembre, seguito da una seconda riduzione al costo del denaro a dicembre.
EXPORT CINESE IN CRESCITA, MA ECONOMIA FRAGILE
Nonostante la guerra commerciale, le esportazioni cinesi sono cresciute, grazie alla diversificazione dei mercati di sbocco (Unione Europea, Giappone e resto dell’Asia) e al transito delle merci attraverso Paesi terzi. Questo ha portato a un surplus commerciale record nei primi cinque mesi dell’anno, mentre le importazioni sono diminuite a causa della debole domanda interna – che sta pesando anche sulla dinamica dei prezzi, visto che anche a maggio è stata registrata una deflazione. Tradizionalmente orientata all’export, la Cina dovrà rafforzare i consumi interni per sostenere la crescita. Un obiettivo difficile, soprattutto in un contesto internazionale instabile, ma che le autorità cinesi sembrano decise a perseguire.
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