Obbligazioni in dollari: il punto su...

Obbligazioni in dollari Usa
Obbligazioni in dollari Usa
Il 2025, fino ad oggi, è stato un anno negativo per il dollaro. Rispetto a inizio anno la valuta americana ha perso l’11,2% e questo ha inevitabilmente pesato sull’andamento dei prodotti obbligazionari denominati in dollari. Che si tratti di ETF sui Treasury statunitensi, sui corporate bond o sui titoli ad alto rendimento, i rendimenti sono stati tutti negativi; lo stesso vale per i singoli titoli di Stato o per le emissioni di enti sovranazionali in dollari che avevamo consigliato in acquisto. Oltre all’andamento della valuta, a seconda del momento di ingresso ci può essere stato anche un effetto tassi a incidere sui risultati. Tuttavia, il fattore determinante resta il rischio di cambio: il deprezzamento del dollaro ha avuto un impatto negativo sui diversi strumenti.
Per cercare di gestire al meglio il rischio valutario – e quindi limitare le perdite legate al dollaro – abbiamo adottato diverse soluzioni. Accanto alla diversificazione su diverse tipologie di bond (titoli di Stato, societari ed alto rendimento), per diversi mesi abbiamo consigliato di inserire in portafoglio una credit linked note (CLN) su quattro società statunitensi con copertura del rischio di cambio. Questa scelta si è rivelata efficace: i tre ETF che investono rispettivamente in Treasury, corporate e high yield USA hanno registrato rendimenti negativi (considerando anche i dividendi, non reinvestiti, convertiti al cambio della data di pagamento), mentre la credit linked note, grazie alle cedole mensili pagate in euro, ha prodotto un risultato positivo (i risultati li trovi qui sotto e sono calcolati, per rendere significativo il confronto, dalla data del 21 gennaio, quando è stato consigliata la CLN. Il rendimento del tuo investimento in ciascun prodotto sarà diverso, perché dipenderà dal momento in cui tu li hai comprati). Ovviamente il guadagno non è sufficiente a compensare interamente le perdite della posta di portafoglio dedicata ai titoli societari USA, ma ha contribuito in maniera significativa a ridurle.
Un altro tema affrontato è quello della diversificazione temporale. Nei bond, distribuire le scadenze su più anni evita di concentrare i rimborsi in un unico periodo, riducendo così l’esposizione all’andamento del cambio in un determinato momento. I benefici di questa strategia saranno visibili solo con le scadenze nei prossimi anni, ma già oggi si possono osservare i vantaggi analizzando i flussi cedolari e i dividendi. Nei primi mesi del 2025 il dollaro viaggiava su quotazioni superiori alle attuali e i dividendi degli ETF (così come le cedole dei bond) sono stati convertiti in euro a tassi più favorevoli, generando incassi più elevati rispetto a quelli ottenuti nella seconda parte dell’anno, quando il dollaro si è indebolito. Diversificare le scadenze dei bond o le date di pagamento di cedole e dividendi consente di “spalmare” l’effetto cambio nel tempo e di ridurre la volatilità complessiva del portafoglio.
In sintesi, due linee di difesa si sono rivelate utili in un anno difficile per la valuta americana: la diversificazione per segmento obbligazionario e l’utilizzo di prodotti innovativi come le credit linked note, da un lato; la diversificazione temporale delle scadenze e dei flussi cedolari, dall’altro. Entrambe hanno contribuito a contenere le perdite legate al deprezzamento del dollaro, pur senza poter invertire il segno negativo dei rendimenti.
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