Obbligazioni per il taglio dei tassi Fed?

Obbligazioni reverse floater
Obbligazioni reverse floater
Su Borsa Italiana sono sbarcate queste obbligazioni:
La BCE ha praticamente concluso il suo percorso di riduzione dei tassi, per cui le possibilità di ulteriori tagli appaiono poco probabili o comunque limitate. La Federal Reserve, invece, inizierà a tagliare i tassi già da questa settimana e i mercati si aspettano che continuerà a farlo anche in seguito.
Le obbligazioni in questione iniziano a pagare tassi variabili solo a partire dal terzo anno, mentre per i primi due anni riconoscono una cedola fissa. Questo significa che, per beneficiare di un eventuale calo dell’Euribor o del SOFR – i due parametri a cui sono collegate le cedole variabili – sarà necessario attendere l’inizio del terzo anno. In altri termini, trattandosi di reverse floater, tanto più bassi saranno i tassi dal terzo anno in avanti, tanto più alta sarà la cedola pagata da questi bond.
Prevedere quale sarà il livello dei tassi tra tre anni non è affatto semplice, e la lunga scadenza al 2035 potrebbe esporre a diverse fasi di rialzo e ribasso, rendendo incerto l’ammontare complessivo delle cedole. Non è detto, infatti, che i reverse floater rappresentino la soluzione migliore per gestire la volatilità dei tassi di interesse. Una tradizionale obbligazione a tasso variabile consente di seguire l’andamento dei rendimenti di mercato, con il rischio di ricevere cedole più alte quando i tassi salgono e più basse quando scendono. I reverse floater funzionano al contrario: offrono la possibilità di percepire cedole più elevate se i tassi scendono e più ridotte se invece i tassi salgono.
La presenza di due cedole fisse, comunque generose, potrebbe far propendere per l’incasso immediato di rendimenti interessanti nei primi due anni, capaci in parte di compensare un’eventuale dinamica sfavorevole dei tassi negli anni successivi. In tal caso, la scommessa dell’investitore sarebbe che, in media, nei restanti otto anni di vita dell’obbligazione i tassi restino a livelli tali da garantire cedole sufficienti a eguagliare almeno il rendimento di un bond a tasso fisso di pari durata e rischio. Tuttavia, anche qualora il risultato fosse in linea con un’obbligazione tradizionale, non si avrebbe un vantaggio netto, poiché il rischio sopportato durante la detenzione del titolo sarebbe stato comunque superiore a causa della variabilità delle cedole.
Bisogna inoltre ricordare che l’emittente ha la facoltà di rimborsare le obbligazioni a partire dal secondo anno. Come spesso indicato anche nei documenti informativi, potrebbe essere incentivato a esercitare questa opzione qualora le cedole pagate risultassero più alte rispetto al costo a cui può finanziarsi sul mercato. Ciò che rappresenta un beneficio per l’investitore potrebbe quindi trasformarsi in uno svantaggio per l’emittente, con il conseguente richiamo del titolo.
Ragionamenti analoghi, seppur con alcune differenze, valgono anche per il bond emesso da Société Générale con Isin XS3154387057, che prevedo una cedola fissa limitata al solo primo anno (6,5% e poi 6.5% - Euribor 3 mesi) e una durata ancora più lunga, pari a quindici anni, aumentando così ulteriormente l’incertezza e il grado di rischio dell’investimento.
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