Beta

Cos’è il beta?

Il coefficiente beta è un indicatore del rischio sistematico di un’azione (ma anche di un’obbligazione, di un Etf, e così via) rispetto al mercato. In sintesi, il beta analizza il comportamento di un titolo rispetto ai movimenti di mercato e indica se, e quanto, un’attività tende a registrare variazioni di prezzo al variare del prezzo dell’indice di mercato a cui fa riferimento.

Come calcolare il beta?

Il beta è calcolato con la seguente formula:

Ba = cov (Ra,RM) / var(RM)

dove

- Ba è il beta del titolo a;

- cov(Ra,RM) è la covarianza tra il rendimento del titolo a e i rendimenti di mercato;

- var(RM) è la varianza del rendimento di mercato.

Come puoi vedere, il calcolo del beta richiede l’utilizzo di indicatori statistici e non è semplicissimo, per questo viene spesso fornito (per esempio su internet) da operatori specializzati.

Come si interpreta il beta?

In estrema sintesi, il beta ti dice quanto tende a muoversi il prezzo di un titolo rispetto al variare di un 1% del mercato sottostante.

Un beta superiore a 1 indica che il titolo in questione tende a registrare variazioni più ampie rispetto alle variazioni del mercato. Se per esempio un’azione ha un beta di 2,5 e il mercato registra un rialzo dell’1%, l’azione tenderà a registrare un rialzo del 2,5%. Proprio per questa sua caratteristica, un beta superiore a 1 è spesso presente nelle azioni cicliche (anche se il legame tra beta e azioni cicliche non è sempre così univoco).

Un beta inferiore a 1 indica che il titolo analizzato tende a registrare variazioni più contenute rispetto al mercato. Se per esempio un’azione ha un beta di 0,7, quando il mercato registrerà un rialzo dell’1% l’azione tenderà a salire dello 0,7%, quando il mercato registrerà un rialzo del 2% l’azione tenderà a salire dell’1,4% (cioè 0,7 moltiplicato per il 2%), e così via. Per questa sua caratteristica, un beta inferiore a 1 tende ad essere associato al concetto di azioni difensive.

Un beta uguale a 1 indica che il titolo che stiamo osservando tende muoversi esattamente come il mercato di riferimento, tende cioè a registrare variazioni della stessa ampiezza.

Il beta funziona solo per misurare i rialzi?

No, funziona in entrambe le direzioni. Negli esempi qui sopra abbiamo ipotizzato che l’indice di mercato abbia registrato un rialzo, ma lo stesso ragionamento vale anche in caso di ribasso. Se per esempio il mercato registra un calo del 2%, un’azione con un beta di 0,5 tenderà a registrare un calo dell’1%, e così via.

Esiste anche un beta negativo?

Sì, ci possono essere titoli con beta negativo, anche se è un caso piuttosto raro. Se il beta di un titolo è negativo, significa che tende a salire quando il mercato scende, e viceversa tende a scendere quando il mercato sale. Se per esempio un’azione ha un beta di -0,5, quando il mercato sale del 3% l’azione tende a calare dell’1,5% (cioè -0,5 moltiplicato per il 3%). Quando il mercato scende del 2%, l’azione tende a salire dell’1%, e così via.

Come si calcola il beta di un portafoglio?

Se non stiamo analizzando un singolo titolo azionario, ma un paniere di titoli, il beta del portafoglio complessivo dei nostri investimenti può essere calcolato come la media ponderata dei beta dei singoli titoli che lo compongono. Se per esempio il nostro portafoglio è composto per il 40% da un’azione che ha un beta di 2, per il 25% da un’azione che ha un beta di 0,8 e per il restante 35% da un’azione che ha un beta di 1, il beta del portafoglio è dato da:

40%*2+25%*0.8+35%*1 = 1,35

Questo significa che, combinando diversi titoli tra loro, il rischio del portafoglio complessivo (1,35 nel nostro esempio) è inferiore a quello dei titoli più rischiosi che lo compongono (l’azione con beta pari a 2 nel nostro esempio). Non è altro che il concetto di diversificazione. Se poi, seppur rari, il portafoglio comprendesse anche titoli con beta negativo, la riduzione del rischio complessivo del portafoglio sarebbe ancora più marcata.

Quali limiti ha il beta?

Un primo limite è dato dal fatto che, come ti abbiamo già accennato, non è semplicissimo da calcolare se non ricorrendo a “fornitori”.

Ancora più importante, un secondo limite è il fatto che il legame tra beta e variazione di mercato non è una regola matematica rigorosa e precisa. Non a caso, nei nostri esempi abbiamo sempre detto che l’azione “tende a registrare” una certa variazione, non che registrerà con certezza quella variazione. In altre parole: un conto è la teoria, un conto è la realtà dove la variazione di prezzo di un’azione è influenzata da tanti fattori.

Terzo limite, il beta si basa sulle serie storiche (per calcolare varianza e covarianza). Questo significa che guarda al passato e non è in grado di cogliere evoluzioni relative all’azienda (per esempio un cambio di attività, del contesto concorrenziale o l’aumento dell’indebitamento), fattori che però influenzano sensibilmente il prezzo dell’azione.

Perché è utile il beta?

Perché, nonostante i limiti che abbiamo appena illustrato, è comunque una ”fotografia” chiara e di immediata comprensione del livello di rischio sistematico a cui andiamo incontro nell’investire in quell’azione. Inoltre, come abbiamo visto, può essere utile per scegliere i titoli con cui comporre un portafoglio, tenendo conto del livello di rischio complessivo che siamo disposti a sopportare.