Easdaq
Che cos’è l'Easdaq?
L'Easdaq (European association of securities dealers automated quotation) è stato un mercato azionario paneuropeo nato alla fine degli anni Novanta con l’obiettivo di offrire alle imprese europee innovative, spesso attive nei settori tecnologici e della ricerca, un canale alternativo per la raccolta di capitali. L’idea alla base del progetto era ispirata al modello del Nasdaq statunitense, e puntava a creare un mercato caratterizzato da regole più flessibili rispetto ai listini principali, così da facilitare la quotazione di società giovani o in rapida espansione.
Il contesto di riferimento era quello di un’Europa finanziaria ancora frammentata, nella quale una società che volesse quotarsi si trovava spesso di fronte a procedure nazionali complesse e costi elevati. L'Easdaq intendeva superare questi limiti proponendosi come mercato realmente transnazionale, unico per più Paesi, con un sistema elettronico comune e standard di informativa uniformi.
Nonostante l’ambizione, il mercato ha avuto vita relativamente breve. Nel 2001, dopo alcune difficoltà operative e un ridotto livello di liquidità, è stato rilevata dal Nasdaq statunitense e rinominata Nasdaq Europe. L’iniziativa, però, non è riuscita a raggiungere una massa critica sufficiente e ha cessato le attività nel 2003. Per questo oggi il termine “Easdaq” ha principalmente un valore storico, come primo esperimento concreto di mercato azionario paneuropeo dedicato alla crescita.
Come funzionava?
Per comprendere il funzionamento di Easdaq è utile analizzare i suoi elementi costitutivi. Il mercato si basava su una piattaforma di negoziazione interamente elettronica, progettata per facilitare gli scambi tra investitori di diversi Paesi europei. L’infrastruttura tecnologica permetteva di ridurre le barriere geografiche e di centralizzare la negoziazione, elemento innovativo per l’epoca, quando molti listini europei erano ancora fortemente nazionali.
Dal punto di vista regolamentare, Easdaq prevedeva criteri di ammissione meno rigidi rispetto ai mercati principali. Non significa che mancassero requisiti di trasparenza: le società dovevano comunque fornire informazioni finanziarie regolari, rispettare criteri di governance e garantire un livello adeguato di comunicazione al mercato. Tuttavia, non erano richiesti lo stesso track record (la storia dei risultati passati di un’azienda o di un gestore) o la stessa dimensione tipica delle Borse tradizionali. Questo approccio consentiva anche a imprese con una storia relativamente breve, ma con prospettive di crescita elevate, di accedere ai capitali di mercato.
Per gli investitori, Easdaq offriva l’opportunità di accedere a società ad alto potenziale, ma anche con un profilo di rischio più elevato. Queste aziende, infatti, tendevano a presentare maggiore volatilità, informazioni storiche più limitate e, in alcuni casi, una liquidità ridotta. Di conseguenza, investire su tale mercato richiedeva particolare attenzione alla valutazione della solidità delle imprese e alla coerenza rispetto al proprio profilo di rischio.
L’esperienza dell'Easdaq, pur conclusasi dopo alcuni anni, ha contribuito allo sviluppo successivo dei mercati europei dedicati alle PMI e alle imprese in crescita, anticipando concetti che oggi ritroviamo in diversi segmenti dedicati all’innovazione.